ADDIO MAMMA RAI

Data 18/12/2004 9:47:05 | Categoria: media



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style="text-decoration: underline;">NEI COMMENTI UNA PETIZIONE DEI
DIPENDENTI RAI A CUI SI PUO' ADERIRE



ADDIO MAMMA RAIstyle="font-weight: bold;">



Credo che anche i milanesi, che solitamente non hanno l'abitudine di
amare Roma in modo particolare, potranno essere d'accordo sul fatto che
la svendita delle sedi storiche della Rai di Roma, con spostamento del
baricentro direzionale/produttivo a Milano, sia un vero e proprio
sfregio alla nostra storia più recente. Ed è
perfettamente inultile giustificare la
scelta con motivazioni economiche, logistiche, o comunque di ordine
pratico: sarebbe come spostare San Pietro a Bruxelles, solo
perchè "è più comodo per i rapporti 
internazionali".



La RAI "è" Roma, e Roma è la RAI. Come si può
pensare alle interminabili ore di corridoio, investite dai produttori
TV alla ricerca dell'incontro giusto col direttore della fiction - Ah,
ciao, giusto te volevo chiamare. Solo per ricordarti ....






....di quel progettino con Ottavia Piccolo, mi raccomando … -
trasferite fra le gelide nebbie invernali della Padania? Come si
possono immaginare quegli interminabili capanelli al bar della mensa -
la giornalista, il direttore degli speciali, il montatore del TG, il
microfonista e la signorina buonasera - che si rinnovano in
continuazione, dando l'impressione di non sciogliersi mai, riambientati
nella mensa di plastica e zinco di Milano, dove il caffè te lo
danno nel bicchierino di plastica "perchè alla fine mi costa di
meno che far lavare le tazzine"?



Rai è una cultura, anzi è una parte della nostra cultura,
che è nata a Roma e che solo a Roma può vivere.
Esattamente come la cultura dell' "executive a pieno ritmo", dello
yuppismo pragmatico e rampante, fa parte di Milano e solo lì
può continuare ad esistere. Non ci sarà mai una "Roma da
bere", come non ci sarà mai una "Milano capoccia". A ognuno i
suoi difetti.



E invece, esattamente come il citizen Kane di Quarto Potere, che
comprava statue ed opere d'arte in tutto il mondo, pensando di poterle
riportare in vita nel suo illusorio castello di Xanadu, l'uomo che
tutto crede di potere, solo perchè è convinto che tutto
si possa comprare, ha voluto aggiungere anche questo scempio ai danni
già imperdonabil che ha arrecato al nostro tessuto sociale.



E Arcore non è nemmeno Xanadu.



Massimo Mazzucco












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