PERCHE' DISCUTERE

Data 22/12/2004 4:36:24 | Categoria: opinione

PERCHE' DISCUTERE

Una volta chiacchieravo sull'esistenza di Dio con un amico, e lui mi disse: "Per me è semplicemente impossibile che Dio esista". "Perchè?" gli chiesi io. "Perchè ciò toglierebbe all'Uomo la sua posizione centrale nell'Universo, e questo per me è inaccettabile". Lo aveva detto con tranquillità assoluta, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Fu in quel momento che iniziai a capire come funziona la mente del dogmatico (uso questo termine in senso non dispregiativo, ma semplicemente descrittivo: colui che parte da dei presupposti fissi, che ritiene inderogabili). Quello del dogmatico infatti è la perfetta incarnazione del ragionamento aristotelico, o deduttivo, che è retto da una premessa che per sua natura è intoccabile: attorno a questa deve quindi adeguarsi la "verità", in qualunque modo, a tutti i costi.

Cominciai così a capire anche meglio la posizione di certe persone, quando dicono ad esempio "l'11 Settembre non può essere stato opera dei servizi segreti occidentali. Io semplicemente mi rifiuto di credere …
… che la CIA, l'FBI, e la Presidenza stessa degli Stati Uniti abbiano potuto concepire un'azione del genere." Ovvero - interpreto io - se così fosse, mi crollerebbe il mondo addosso, e quindi ciò non può essere vero.

Il problema, apparentemente chiarito, inizia proprio qui. Come puoi far vedere al dogmatico che lui è dogmatico? Nel momento in cui tenti di convincerlo che certe certezze sono di tutto meno che certe, stai infatti già parlando una lingua che non è più la sua. Stai parlando la lingua del platonico, o induttivo, il quale procede criticamente, e si accontenta di certezze incerte (poichè fa a meno delle premesse irremovibili), ma in cambio è in grado di accomodare qualunque nuova verità incontrata.

Ecco perchè la maggior parte delle discussioni, anche quelle fatte nella più perfetta buona fede, spesso si incagliano in un nulla di fatto. Il critico ha fatto il suo percorso (a volte giusto, altre sbagliato, s'intende), e cerca ora di condurre il dogmatico lungo quel sentiero. Ma anche quando ogni svolta logica sia perfettamente sana e legittima, al dogmatico in qualche modo "non piace" il luogo in cui quel ragionamento va a terminare. Ecco allora che inizia a sollevare obiezioni di ogni tipo, ad ogni minimo passaggio, quasi sempre su argomenti di scarsa importanza, e che comunque non cambierebbero il risultato dell'equazione. In altre parole "punta i piedi" su una stupidaggine qualunque - senza rendersene conto, ovviamente - pur di non avvicinarsi ad una certa soglia, che inconsciamentre ritiene pericolosa.

Questo, in realtà, non è affatto un difetto, ma un dono prezioso che fa parte della natura umana, e che gli americani chiamano "denial". In italiano non credo esista un esatto equivalente: chiamiamolo diniego, per l'occasione, anche se non mi sembra che il termine venga usato in quel senso.

Il diniego è una valvola di sicurezza, che tutti abbiamo, e che scatta automaticamente di fronte a verità troppo grosse da accettare. Ecco perchè troviamo a volte delle persone, ad esempio, ammalate di cancro, che pur sapendolo continuano la loro vita tranquillamente, come se la cosa non li riguardasse. Oppure abbiamo i comunissimi casi dei mariti, fra cui quelli "cornuti" sono sempre e soltanto gli altri, per arrivare addirittura ai proverbi più comuni, come "non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere".

Oppure abbiamo appunto i "casi 11 Settembre", dove di fronte a prove fotografiche inoppugnabili ti senti dire cose impensabili, pur di non accettare quello che non si ha la forza di ammettere.

Cosa fare? Verrebbe da dire, semplicemente, pazientare. Attendere che quella parte di umanità che non se la sente ancora di crescere in quel senso - cioè dolorosamente, perchè ogni vera crescita comporta dolore - si costruisca l'ossatura adatta per farlo. Il problema è che nel frattempo ti aggrediscono con violenza insospettata, quasi fossero convinti che distruggendo il portatore della "mala notizia", in qualche modo scompaia nel nulla anche la notizia stessa.

Diventa quindi doppiamente difficile aver davanti chi non vuole riconoscere ciò che ha sotto il naso, e vedersi nel frattempo aggredire con veemenza nel tuo tentativo di mostraglielo. La pazienza inoltre è facilmente scambiabile per debolezza, ed il punteggio in quel caso tende ad essere assegnato tutto al tabellone del dogmatico.

Si tratta quindi di trovare la giusta misura fra sensibilità di approccio, chiarezza di linguaggio, e una notevole rigidità di fondo. E ciò non è affatto facile.

Ma è ancora più difficile andare a dormire avendo negli occhi le foto del Pentagono intatto dopo "l'impatto col Boeing", sapendo che su quel Boeing che non c'è mai stato si sono costruite menzogne per le quali muoiono oggi, quotidianamente, centinaia di esseri umani innocenti.

Massimo Mazzucco


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