I PENDOLARI DELLA FERMEZZA

Data 15/2/2005 7:40:29 | Categoria: politica italiana

I PENDOLARI DELLA FERMEZZA

Se c'è una cosa che ha da sempre contraddistinto i politici italiani, specialmente di sinistra, è la fermezza delle loro posizioni. Ecco uno dei motivi per cui l'elettorato progressista, di fronte alla scheda fatidica, non ha quasi mai esitazioni. Sa benissimo che i suoi leaders pensano quello che dicono, che dicono quello che pensano, e soprattutto sa che faranno sempre quello che dicono di voler fare.

Quella che segue è una tabella riassuntiva, pubblicata ieri dal Corriere, delle varie posizioni tenute dai leaders della sinistra italiana nel corso del tempo riguardo alla nostra presenza militare in Iraq. Ovvero: una clamorosa esibizione di sfacciato opportunismo, corredato dalle più spettacolari acrobazie verbali.

Ma perchè stupirsi, dopotutto? Non siamo forse noi l'unica nazione al mondo...
... ad aver iniziato una guerra da una parte della barricata, e ad averla finita dall'altra? (E poi ci lamentiamo che di noi non si fida mai nessuno).

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Se si faticasse a leggere il testo stampato, ecco un'immagine a maggiore definizione.

Notiamo alcune perle particolarmente brillanti.

D'ALEMA

"Non si è mai visto che l'azione di peacekeeping sia degli stessi che hanno condotto la guerra". Detto da chi trascinò l'Italia nella "guerra umanitaria" del Kosowo è da incorniciare a tutta parete.

"Senza una svolta [?] entro Giugno, bisogna ritirare le truppe". Ed infatti, il 1 Ottobre: "In questo momento non avrebbe alcun effetto chiedere il ritiro delle truppe."


PRODI

"Una cosa è arrivare, altro è partire. Bisogna essere molto coscienti delle conseguenze che potrebbe avere su quel paese una partenza delle truppe". Mentre invece "arrivare" non pone quasi mai problemi di nessun genere alle popolazioni locali.


RUTELLI

"Dopo l'abisso delle torture, svolta [?] in sette giorni o ritiro. I nostri soldati non possono stare di più se non si otterranno le dimissioni di Rumsfeld". (Forse non gli hanno detto che per "ottenerle", le cose, bisogna anche ricordarsi di chiederle).

7 mesi dopo: "Serve una strategia di uscita graduale sotto l'egida dell'ONU". E noi che pensavamo bisognasse andare via in 7 giorni!


FASSINO

"E stato irresponsabile fare la guerra [lui dov'era?], ma altrettanto lo sarebbe andare via in questo momento, così come rimanere lì senza che cambi nulla." Quindi???

Massimo Mazzucco





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