IL MARCHIO DI CAINO

Data 19/2/2005 9:46:22 | Categoria: opinione

IL MARCHIO DI CAINO

E' stata una vampata, piena anche di amarezza. In poche ore il sito piacevole ed autoconfortante di tutti i giorni si è incendiato, a causa di una fiamma che i suoi abituali frequentatori non si aspettavano di trovare, almeno non così in bella mostra, già di prima mattina. Si è incendiato perchè l'ospite è stato trattato come tale, mentre evidentemente non lo meritava già "per definizione". Non si è aspettato che dicesse qualcosa di "fascista", per contestarne il pensiero, perchè "tanto lo ha già detto altrove", e "che sia fascista lo si sa". Andava quindi marchiato sulla fronte sin dall'ingresso - o peggio ancora, lasciato fuori del tutto - senza che avesse la possibilità di aprire bocca qui fra noi, e dire prima cosa pensa su un determinato argomento piuttosto che su un altro.

Il sito si è incendiato perchè si è scoperto di colpo che le belle parole "universali", con cui molti amano sciacquarsi la bocca nei pomeriggi tediosi - rispetto per l'individuo, libertà di opinione, dialogo civile - tanto universali poi non sembrano esserlo. Certo, corrono libere e belle nelle praterie di casa nostra, ...
... dove si sta al riparo dai venti, e dove non c'è nessuno che ci metta mai veramente con le spalle al muro. Ma si bloccano di colpo, fragili e impaurite, di fronte al Grande Tabù.

Non si può nemmeno chiedersi, infatti, che cosa sia il fascismo di oggi, perchè tanto "lo ha già giudicato la storia" di ieri. Questo, per chiunque ami dirsi non-dogmatico, o pensatore critico, è il paradosso più eclatante, se non la sconfitta più rattristante. Si è scoperto infatti che le abominevoli etichette, le orribili etichette preconfezionate che così dall'alto noi mostriamo di disprezzare nella mente dogmatica, sono in realtà pronte a saltar fuori dal nostro stesso paniere, non appena l'argomento si faccia difficile, scomodo, od ostico del tutto.

Esattamente come il dogmatico che tanto critichiamo, quindi, noi stessi avremmo paura di rimettere in discussione certi assiomi di fondo, che ci fanno tanto comodo quando servono a liberarsi in quattro e quattr'otto di un pensiero scomodo - "taci tu, che sei fascista!" - e così ci aggrappiamo al fatto che "il giudizio l'abbia già dato la storia", per non rischiare di rimetterlo in discussione dentro noi stessi.

Che male c'era ad arrivare alle stesse identiche conclusioni, dopo aver fatto il percorso canonico che prima le legittima in pieno? E poi, è tutto davvero così scontato?

Nessuno fra l'altro ha mai detto che "il fascismo" sarebbe uscito vincitore da questa piazza. Anzi, volendo, c'era a portata di mano un'occasione unica - e vi erano tutti i presupposti - per dimostrare che non si erra nell'essere così categorici rispetto a certi principi. Invece, si è preferito aggredire sia il padrone di casa, che con l'invito ha voluto rimarcare la differenza fra coerenza e ideologia, lodando la prima senza per questo avallare la seconda, sia l'ospite dal segno maledetto, contro il quale abbiamo scatenato quell'attacco ad personam che con tanto sdegno attribuiamo al dogmatico, quando sia incapace di, o comunque non voglia, discutere le semplici idee.

E così si è finito per fare un gran regalo alla controparte, poichè - se è vero che fascismo significa intolleranza, prevaricazione dell'individuo, chiusura mentale, superiorità preconcetta - abbiamo scoperto che i veri fascisti in realtà siamo noi.

Massimo Mazzucco




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