PIOVE, GOVERNO LADRO

Data 4/5/2005 10:43:06 | Categoria: politica italiana

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PIOVE, GOVERNO LADRO

Con le scie chimiche, ormai è chiaro, siamo di fronte ad un vero e proprio "muro" mediatico, gestito sapientemente da chi è in grado di farlo, per motivi che non ci è dato di conoscere, ma che di certo ...
... devono esistere. Sta di fatto che nel frattempo noi potremmo ritrovarci a mandare giù dei veri e propri cotton-fioc di porcheria atmosferica, senza nemmeno sapere con certezza cosa sia quella roba. Almeno sui cibi preconfezionati la lista degli ingredienti è obbligatoria.

Ma come si può arrivare, in un paese cosiddetto democratico - nel quale cioè dovremmo essere noi a comandare - a situazioni frustranti ed inquietanti come questa? Di solito, quando noi pensiamo al "governo" (almeno, a me capita regolarmente), pensiamo a una specie di macchia scura, un'entità compatta ed impenetrabile, potente, determinata e sfuggevole insieme, contro la quale ti senti di non potere assolutamente nulla. "Loro" hanno tutte le armi dalla loro parte, e i loro piani diabolici sono mille volte più sofisticati e lungimiranti di qualunque contromossa tu possa immaginare.

A quel punto, se sei uno che crede nella democrazia, la prima cosa che ti viene in mente è di non votarli più. Ma quando arriva il momento di dare la chance all'alternativa, ti rendi conti che quella l'avevi già votata la volta scorsa, e che le cose erano andate più o meno nello stesso modo.

Qui sta la chiave del problema, quindi: non nelle persone - o nei partiti - ma nel sistema. Noi sappiamo benissimo, infatti, che molti di coloro che oggi sono al governo hanno fatto fino a ieri i fattorini nella ditta accanto. Erano cioè, in senso lato, "gente come noi", e quindi potremmo tranquillamente dire che "il governo siamo noi," in realtà, e non qualcosa di "altro" rispetto a noi. Almeno, non lo è nella sua componente fisica, nelle persone che di volta in volta ne fanno parte.

Ben diverso invece è concepire il governo come un sistema, fisso e rigoroso, che ammette al suo interno solo coloro che accettino di adeguarsi ai propri meccanismi, e non viceversa. Solo così puoi spiegarti un Bill Clinton che a vent'anni sfila coi pacifisti, e a 50 bombarda i bambini con uranio impoverito.

A questo punto sappiamo con certezza almeno una cosa: votare, in realtà, non ha un gran senso, poichè "candidato", per definizione, significa "venduto". Il candidato politico è una persona che ha venduto i propri principi e i propri ideali - se ma li ha avuti, ovviamente - alla necessità di adattarsi ad un sistema che non può permettersi di riconoscerli. Un esempio eclatante, proprio di questi giorni, è il governatore della California, Arnold Scwhartznegger, che nei primi mesi di mandato sembrava davvero aver portato una ventata di rinnovamento nella spenta burocrazia locale, ma che oggi si trascina sempre più stancamente fra un compromesso morale e un stallo parlamentare, senza poter vantare al proprio attivo un solo "cambiamento" effettivo rispetto ai quintali che aveva promesso.

Delusione totale, allora? Davvero non abbiamo nessuna speranza di "cambiare il mondo"?

Nessuno ha mai "cambiato il mondo", in realtà, è il mondo che è sempre cambiato man mano che cambiavano gli individui. Persino i grandi rivoluzionari - Cristo, Napoleone o Ghandi che fossero - non hanno cambiato personalmente nulla. Loro sono stati solo il segno visibile, il catalizzatore, di un cambiamento che il mondo era finalmente pronto a fare. Se Ghandi avesse predicato la non-violenza nell'India dei Brahmini, mille anni prima, non l'avrebbe ascoltato nessuno. Questo vale anche in negativo, ovviamente, per tutti gli Hitler della storia. Se il Fuhrer non avesse predicato l'antisemitismo in una cultura mittleeuropea che era più che pronta ad accoglierlo, nessuno saprebbe nemmeno che è mai esistito.

Se però non possiamo "cambiare le cose", noi possiamo di certo cambiare le persone. Noi stessi, e quelli intorno a noi, in famiglia, al lavoro, al bar. Con costanza, con determinazione, con pazienza, senza mai aspettarci un risultato immediato, ma sapendo di aver fatto ogni giorno il nostro dovere morale nel propagare le idee in cui crediamo e nel vivere secondo le stesse. Ci penserà poi il mondo a cambiare, di conseguenza, forse molto più in fretta di quello che crediamo (grazie ad internet), ma comunque solo e quando la maggioranza di noi sarà stata pronta per quel cambiamento.

SECONDA PARTE

Tornando alle scie chimiche, c'è chi giustamente si indigna perchè non sentiamo parlare di nessuna interrogazione parlamentare al proposito, neppure da parte di coloro - come i cosiddetti "verdi" - che devono la propria esistenza politica a dei presunti principi di conservazione dell'ambiente. Per capire almeno come ciò sia possibile, abbiamo provato ad immaginare un ipotetico incontro, proprio con un parlamentare dei "verdi", a proposito di questo problema.

Sei arrivato a Roma con largo anticipo, e ti sei ripetuto a memoria, durante il lungo viaggio in treno, tutto quello che devi assolutamente ricordarti di dirgli nel breve quarto d'ora che ti ha concesso. All'ora prevista vieni fatto accomodare nel suo ufficio, in parlamento, e dopo un brevissimo convenevolo gli spiattelli davanti la tua bella cartelletta piena zeppa di fotografie, che documentano accuratamente le scie chimiche sui cieli di mezza Italia.

"Eh, cosa vuole, caro Cittadino - sbotta lui appena ha capito di cosa si tratta - lei qui sfonda una porta aperta. Ma lo sa che io sono stato il primo in Italia, dieci anni fa, a lanciare l'allarme sulle scie chimiche?"

Ah! No, non lo sapevo - dici tu rincuorato - E cosa è successo?

E' successo… eh… caro mio, che cosa è successo. E' successo che allora io facevo il professore al liceo di Canicattì, e non mi diede retta nessuno. Scrissi lettere a tutti, dall'ultimo usciere del Ministero fino al presidente della Repubblica. Niente. Oh ragazzi, non u-n-o che mi abbia risposto!

Beh, però adesso lei è parlamentare… - rincalzi tu, pieno di speranza.

Si, in teoria lo sarei.

Come, in teoria, mi scusi?

No, certo, certo che sono un parlamentare, ci mancherebbe! No, dicevo che le cose non sono così semplici come sembrano, viste da fuori.

No, immagino. Però, insomma, bene o male, è qui dentro che si dovrebbe …

Bene o male, caro Cittadino, qui dentro è solo un gran puttanaio. Qui ognuno sembra impegnato soltanto a portare acqua al suo mulino, e se ne fotte allegramente di quelle che possono essere le esigenze dello stato.

Tu ci rimani di stucco. Poi gli chiedi:

In che senso, acqua al suo mulino? Cioè, d'accordo, immagino che ognuno cercherà di spingere per le soluzioni politiche in cui crede, ma quello d'altronde è lo scopo…

Macchè soluzioni politiche, caro Cittadino! Qui di politico c'è rimasto ben poco, ormai. Qui è tutto un arraffa-arraffa, un mordi-e-fuggi che se non rubo io lo ruba qualcun altro…. Questo che vuole la polrona di quello perchè vale almeno mille miliardi in erogazioni ministeriali, quell'altro che non gliela molla se in cambio non gli dai una banca, tre compagnie di assicurazione e una sala da gioco…. E lei si aspetta che in mezzo a questo casino io vado in assemblea a parlargli delle sue scie chimiche?

Beh, se permette sono anche sue, dopotutto. L'aria che respiro io la respira pure lei, se non sbaglio.

Certo, certo, ma non sono quelle le priorità, mi creda. A parte che in aula ormai non ci va più nessuno, quindi anche volendo…

Come, non ci va più nessuno? E dove vanno, scusi?

A farsi i cazzi loro. A fare e disfare accordi nei corridoi, al bar, nelle hall degli alberghi, dietro la tua schiena, dovunque capita. Poi casomai vengono in aula a ratificare quello che hanno deciso.

Resti a lungo senza parole, mentre lui ti guarda comprensivo. Forse per un attimo si ricorda di essere stato come te, qualche milione di anni fa.

Si tranquillizzi, comunque - ti dice - A quel che mi risulta non c'è niente di pericoloso, in queste scie chimiche. Almeno non a breve termine, direi.

Ah perchè invece a lungo termine…

No, non ho detto questo, per carità. E' che queste scie, insomma, ne parlano tanto tutti, ma in realtà non c'è nessuna prova scientifica che possano danneggiare l'organismo.

Addio. Lo ha detto. "Non ci sono prove scientifiche". Ha usato la frase rivelatrice, quella che denuncia senza possibilità di errore il venduto totale, il venduto al sistema della bugia. Tu sai benissimo a quel punto cosa dovresti rispondergli, perchè te lo sei ripetuto mille volte, che appena uno usa quella frase devi subito ribattere "perchè di prove scientifiche che non fanno male invece ce ne sono?". Infatti sai già che lui ti può solo rispondere "No, non che la cosa mi risulti, almeno", al che tu devi solo più schiacciare in rete, urlandogli in faccia "Ma allora vuol dire che una seria ricerca non l'avete mai fatta, bastardi che non siete altro!"

Ma non hai potuto dirglielo, perchè nel frattempo sei corso fuori a vomitare, dopo che ti è venuto in mente che quel politico l'avevi votato tu.

Massimo Mazzucco




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