NON C'È PEGGIOR NEMICO, NON C'È MIGLIOR AMICO

Data 26/5/2005 23:08:24 | Categoria: Iraq

NON C'È PEGGIOR NEMICO, NON C'È MIGLIOR AMICO

Anche se è nato negli Stati Uniti, il tenente in seconda dei Marines Ilario Pantano, di chiara origine italiana, è comunque un nostro alleato, e di questo non possiamo che andare fieri.

La Corte Marziale americana ha dimostrato ieri, ancora una volta, di conoscere il significato della parola giustizia, assolvendo il povero Marine che era stato ingiustamente accusato di aver ucciso a sangue freddo due civili iracheni, durante un rastrellamento nella cittadina di Mahmudiyah.

Veramente i due civili erano disarmati, ed inoltre Pantano ha pensato bene di piantargli in corpo circa 60 proiettili in tutto, tanto per accertarsi che non avessero niente da ridire. Non contento, aveva poi appeso i loro cadaveri in bella vista, ...
... con un cartello che diceva "No worst enemy, no better friend". Non c'è peggior nemico, non c'è miglior amico.

Aveva quindi stupito la denuncia alla Corte Marziale, la quale ha addirittura voluto far riesumare i cadaveri dei due iracheni, per accertare la verità senza margine di errore. Ed infatti: ''The initial findings of the autopsies did not support the allegation that 2nd Lt. Pantano committed premeditated murder'' ha detto il portavoce dei Marines. Ovvero, "I rilevamenti autoptici iniziali non comprovano l'accusa che il tenente in seconda Pantano abbia compiuto un omicidio premeditato". (E quelli conclusivi?)

''Rather, the initial findings corroborated 2nd Lt. Pantano's version of the events.'' "Anzi, i rilevamenti iniziali vanno a corroborare la versione dei fatti di Pantano", che sostiene di aver agito per legittima difesa, dopo che i due iracheni avrebbero fatto "una mossa sospetta". E' chiaro a quel punto che come minimo gli devi piantare sessanta palle in corpo, e che tu abbia pure diritto ad essere creduto davanti ad un'eventuale Corte Marziale.

Ed infatti la verità vera, al di là di questa ennesima messinscena, sembra essere ben altra. Quello che è in gioco è la libertà dei soldati di fare quello tutto quello che vogliono sul campo, senza rischiare di dover rispondere dei loro gesti una volta rientrati in patria.

E' stato lasciato all'avvocato civile di Pantano, Charles Gittins, il compito di mandare questo chiaro messaggio ai capoccioni del Pentagono: ''Down at the unit level, there was never a question about Ilario's conduct and whether or not he did the right thing. It was up in the higher echelons. The people removed from combat situations needed to put more trust in their officers rather than assuming they're guilty.''

"A livello di base, non ci sono mai stati dubbi sul fatto che Pantano avesse agito correttamente. I dubbi si sono avuti più in alto nella gerarchia. [Ma] chi è lontano dal campo di combattimento dovrebbe fidarsi di più dei propri ufficiali, invece di presumere che siano colpevoli".

Davvero, dubbi strani, che ti prendono a volte. E pensare che c'era pure un sergente dei Marines che accusava Pantano di aver sparato ai due iracheni alla schiena, dopo averli fatti inginocchiare. Ma devono essere stati gli effetti del caldo, visto che il portavoce dei marines ha concluso dicendo: "The best interests of 2nd Lt. Pantano and the government have been served by this process'', "il procedimeto (cioè l'assoluzione) serve al meglio gli interessi di Pantano e quelli del governo [americano]."

Gli interessi dei due iracheni evidentemente non sono affari loro.

Scusate se mi ripeto all'infinito, ma questi signori sono - e rimangono - i nostri alleati. Non possiamo far finta che queste cose non ci riguardino, quando noi stessi supportiamo militarmente, economicamente, e moralmente, una guerra in cui queste cose accadono. Ogni nostro parlamentare che si dimentica di protestare per crimini di questo genere se ne rende complice, ed ogni giornalista che si dimentica di scandalizzarsi perche il parlamentare non protesta, è a sua volta complice suo.

Massimo Mazzucco




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