CURIOSE COINCIDENZE: «TARGHE ALTERNE» E AUTO «EURO 4»

Data 1/6/2005 0:04:35 | Categoria: politica italiana

<p style="font-family: verdana;"><font size="1"><span
style="font-weight: bold;"><img align="right" vspace="5" hspace="5"
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src="http://www.luogocomune.net/lc/images/library/audie4o.jpg">CURIOSE
COINCIDENZE: «TARGHE ALTERNE» E AUTO «EURO 4» </span><br>
</font></p>
<p style="font-family: verdana;"><font size="1">di Enrico Galoppini<br>
</font></p>
I recenti
provvedimenti istitutivi della circolazione «a targhe alterne» sono
stati presi, ufficialmente, per attenuare i nocivi effetti
dell’«emergenza smog». Ma come ciascuno di noi, per esperienza diretta,
può osservare, tali provvedimenti risultano inadeguati a fronteggiare
quello che [1] non è una semplice e passeggera «disfunzione del
sistema», bensì un problema d’ordine strutturale, ovvero antropologico,
sociologico e politico. Per tornare a respirare finalmente dell’aria
buona in città, si dovrebbe perciò «cambiare mentalità». Altrimenti, le
«targhe alterne», oltre che a non servire a nulla (anche perché i
controlli latitano e molti automobilisti fanno i furbi), vengono
percepite dai cittadini ...
... come un ostacolo imposto all’espletamento delle
loro quotidiane esigenze. Con un certo margine di ragione, <i>in
mancanza di una risolutiva politica dei trasporti pubblici</i>…
<br>
Dunque, ricapitolando,
la situazione è questa: esiste un’«emergenza smog» alla quale chi
governa (cioè <i>è delegato dal popolo a governare</i>) oppone dei
palliativi, mentre la mentalità diffusa resta ancorata ad un insano
individualismo (perché ne esiste anche uno sano!), che a sua volta
alimenta tale «emergenza.
<br>
Bisogna dunque spezzare
questo circolo vizioso, colpendo i vari
anelli della catena ed individuandone le connessioni, più o meno
dirette e/o volontarie. Ad esempio, risulta di una solare evidenza la
sincronia dell’istituzione - <i>in tutta Italia</i> – delle «targhe
alterne» col lancio delle campagne pubblicitarie delle auto «euro 4»,
quelle che, come recita una réclame, possono circolare «anche quando
vigono le targhe alterne»… </p>
<p>In un mondo normale, il
potere politico, di fronte ad una così smaccata sconfessione dei suoi
sforzi per tutelare la salute pubblica, dovrebbe intervenire e proibire
simili messaggi pubblicitari. Ma, si dirà, non si può, perché c’è il
«libero mercato», la «libertà d’espressione» ecc. ecc. Tutte
chiacchiere. Il mio sospetto è invece che le cose siano ben peggiori ed
inconfessabili: le «targhe alterne», in mancanza di mezzi pubblici
adeguati, creano effettivamente solo delle difficoltà, quindi non è
esatto dire che non servono a nulla… servono invece a far vendere nuove
automobili, immancabilmente presentate come «ecologiche», «verdi» e via
raggirando. Ripeto, la simultaneità delle «targhe alterne» (che
potevano essere istituite in qualsiasi altro momento) e del lancio
delle auto «euro4», entrambi <i>a livello nazionale</i>, induce a
pensar male.</p>
<p>Così anche per questa
volta, verrà salvato l’interesse delle lobby petrolifere, dei
costruttori d’auto, e dei politici stessi, che remando contro
l’interesse generale (la tutela della salute pubblica) puntano a
garantirsi la rielezione. Dopo le «rottamazioni» di qualche anno fa,
gli italiani dovranno tirare fuori altri quattrini, sentendosi
raccontare che tutto ciò è in «sostegno dell’industria nazionale» e in
difesa dei posti di lavoro dei lavoratori delle industrie
automobilistiche e di quelli dell’indotto [2]. Il solito ricatto,
dunque, quando invece se si puntasse ad una <i>sostanziale</i> <i>riconversione
del settore</i> in funzione della <i>costruzione di mezzi per il
trasporto pubblico</i> (treni, autobus, navette, taxi collettivi ecc.)
tutti gli interessi verrebbero tutelati. Quello generale, con la salute
in primo luogo, e anche quelli particolari dei lavoratori e degli
imprenditori, coi politici che, in uno scenario di questo tipo,
finalmente tornerebbero a svolgere la loro funzione naturale.</font></p>
<p>Enrico Galoppini&nbsp; <br>
</font></p>
<p>"Luci sulla città", a.
1, n. 5, maggio-giugno 2005.<br>
</font></p>
<p><br>
Di Enrico Galoppini VEDI ANCHE: </font><span id="_dom" name="_dom"
class="_css"></span><b><a
href="http://www.luogocomune.net/lc/modules/news/article.php?storyid=576">ISLÂM</a></b></p>
<p>e&nbsp; </font><span
id="_dom" name="_dom" class="_css"><b><a
href="http://www.luogocomune.net/lc/modules/news/article.php?storyid=569">RECENSIONE:
"SUL TERRORISMO ISRAELIANO"</a></b><br>
<small>&nbsp;&nbsp;&nbsp; <br>
</small></span></p>
<p><br>
NOTE<br>
</font></p>
<font style="font-weight: bold; font-family: verdana;" face="Arial"
size="1"><strong></strong></font><font style="font-family: verdana;"
face="Verdana" size="1">[1] C</font><font style="font-family: verdana;"
face="Arial" size="1">ome ho già scritto su questo giornale (v. n. 0,
gennaio 2005) </font>
<p>[2]</font><font size="1">
Ma ciò è falso, ed è dimostrato dalla situazione catastrofica della
Fiat emersa dopo le «rottamazioni». Intendiamoci, «catastrofica» per le
maestranze, poiché, com’è prassi nel «libero mercato», si privatizzano
gli utili – tra pochi - e si socializzano le perdite! Eppure c’è un
articolo 46 della Costituzione, mai attuato, che recita: "Ai fini della
elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze
della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a
collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione
delle aziende". </p>





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