SIAMO TUTTI COMUNISTI?

Data 9/7/2005 11:23:54 | Categoria: media

SIAMO TUTTI COMUNISTI?

Da quando Marx ha fatto la sua comparsa sulla scena della storia, del suo pensiero si è riusciti a dire tutto ed il contrario di tutto. E "comunismo", a sua volta, è un termine che è stato colorato in tutte le gradazioni, dalla gloria alla vergogna, dal sublime al maledetto, a seconda della latitudine e longitudine in cui veniva utilizzato.

Per Fidel Castro "comunista" è un complimento, per Berlusconi - come minimo - un'offesa da lavare col sangue. Ma a parte la demonizzazione degli estremi, utilizzata regolarmente dai politici di tutto il mondo, c'è un aspetto di questo "comunismo" ...
... che sembra sfuggire da sempre a qualsiasi definizione, e che aleggia - nonostante la "caduta del muro" - ogni volta che si tocca l'argomento.

E' quel senso implicito di "giusto", di equo, di corretto - in senso universale, non più solo politico - che traspare dalla radice del termine stesso: comunismo, comunità, comune, di tutti. Quindi condivisione, compartecipazione, equità. Quindi, alla fine dei conti, Giustizia.

Molti nella storia hanno assimilato il messaggio originale di Cristo a quello comunista*. Si parla ovviamente, in quel caso, della quintessenza della filosofia marxista, e non certo della sua eventuale applicazione nel sociale, in questa o quell'altra situazione storica.

E' quell'aspetto ideale, assoluto, che risuona appunto di "giustizia universale", e che spesso ti porta da dire "sì, sarebbe bello, un mondo in cui tutto venga condiviso con equità, ma la natura umana purtroppo è quello che è, e ciò condanna quel tipo di ideale a restare per sempre un'utopia."

Lasciamo un momento da parte questi ragionamenti, e guardiamo adesso a ciò che sta accadendo qui fra noi, in Internet.

Prima di tutto, qui siamo davvero tutti uguali, in pratica e non solo in teoria. Il mio pensiero vale il tuo, e il tuo vale quello di chiunque altro. Qui inoltre la ricchezza personale, o la bellezza esteriore, non contano assolutamente nulla. Conta soltanto ciò che pensi, ciò in cui credi, ciò per cui combatti. Ma - attenzione - anche questo conta soltanto se tu lo metti al servizio della comunità. Devi prima "offrirlo", se no non serve a niente. Le tue idee, non espresse, è come se non esistessero, mentre appena le esprimi vanno automaticamente al vaglio della comunità. E in quel momento, stranamente, diventano meno tue. Diventano di tutti, nel momento in cui le riversi nel calderone comune - il thread dei commenti - e lì iniziano a vivere di vita propria. Qualcuno le riprende, un altro le combatte, il terzo le modifica, il quarto ci aggiunge qualcosa, il quinto le perfeziona, e di colpo "il sito pensa". Pensa qualcosa che prima, nelle menti singole di ciascuno di noi, non esisteva. Mentre ora, grazie al contributo dei singoli, quella nuova idea si è formata, e ciascuno è liberissimo di riappropriarsene, senza per questo togliere nulla a nessuno.

Ma è davvero così difficile riuscire a fare la stessa cosa con il pane quotidiano?

Massimo Mazzucco


(*) "La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. [...] Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno."

(Chissà cosa succederebbe a ricordare a Bush - e a tanti come lui, su questa e sull'altra sponda, che si definiscono "cristiani" - che i paragrafi sopra citati stanno in bella vista nel Vangelo stesso?)



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