DISASTRO MORATTI

Data 14/2/2004 16:12:00 | Categoria: politica italiana


Disastro Moratti



di Marco c 
    



Raramente nella storia del nostro paese ci si è trovati di
fronte a un tale condensato d’incapacità manifesta, servilismo
nei confronti del mondo industriale e dell’interesse privato,
approssimazione e pressappochismo, quale quello proposto dai
vaneggianti dettami della riforma Moratti.



Una riforma che se posta in atto otterrà il devastante risultato
di sfasciare definitivamente il mondo dell’istruzione pubblica, essendo
essa stata concepita senza tenere in minima considerazione lo scopo
precipuo che la scuola ha rivestito fin dai tempi antichi in ogni
società e cioè l’insegnamento, la creazione di una
cultura e la formazione caratteriale delle nuove generazioni.



La trasformazione delle scuole pubbliche in “aziende” e dei presidi in
“manager” ci ha già posti in questi ultimi anni di fronte al
paradosso d’istituti pubblici costretti a fare pubblicità come
fossero fabbrichette in una sorta di lotta vergognosa per contendersi
l’iscrizione degli allievi.



La situazione degli insegnanti precari già fino ad oggi
parossistica viene acuita nella propria drammaticità da un
sistema cervellotico di punteggi che nel nome di una falsa meritocrazia
impone la dottrina della competizione selvaggia passando attraverso la
giungla dei corsi d’aggiornamento e i sacrifici inenarrabili di chi
aspirando all’insegnamento si ritrova sballottato a destra e a manca
senza una prospettiva...




...Ma è tutto lo spirito che permea la riforma a lasciare
allibiti per il sovvertimento del valore basilare di eguaglianza nel
diritto all’istruzione, valore dal quale nessun paese civile può
permettersi di prescindere senza snaturare le proprie caratteristiche
di civiltà.



Il taglio degli organici e la soppressione del “tempo pieno” che
già in questi giorni hanno prodotto proteste e fermento sono un
chiaro esempio della miopia con la quale è stato approcciato
l’argomento.

In una società forzatamente ipercinetica come la nostra, nella
quale i genitori sono costretti a lavorare come forsennati per cercare
di mantenere in piedi economicamente la famiglia (dall’introduzione
dell’euro in poi in verità con poche speranze di riuscirci) si
prospetta l’abominio di eliminare il tempo pieno, con le devastanti
conseguenze che facilmente si possono immaginare.



Già dalla scuola elementare vengono legalizzate le
disuguaglianze di trattamento fra bambini poveri e ricchi, più
intelligenti o meno, tutto ciò naturalmente ad insindacabile
giudizio del “tutor”, una sorta di mutazione genetica del vecchio
maestro, con il compito d’indirizzare il futuro della risorsa umana in
erba a seconda delle proprie possibilità economiche e cognitive.



Non ultima inoltre fra le aberrazioni di nuova introduzione la
possibilità di destinare all’insegnamento elementi privati
qualora l’organico non si riveli sufficiente, aprendo così la
porta ad una commistione fra pubblico e privato che mai avrebbe avuto
ragione di essere.



Passando poi alle scuole superiori il disastro si evidenzia in tutta la
sua imponenza ed emerge la sudditanza verso la grande imprenditoria e
il patetico tentativo di scimmiottare il sistema d’istruzione
americano, uno dei peggiori al mondo per qualità, ne è la
riprova il bassissimo livello culturale dello statunitense medio.

Il concetto secondo il quale se ad un giovane dai una buona cultura di
base e un’istruzione appropriata egli saprà poi districarsi
agevolmente nel mondo del lavoro avendo a disposizione ottimi strumenti
per farlo, viene completamente capovolto.



Si sceglie di perseguire non l’accrescimento culturale dell’individuo,
bensì le competenze tecniche della risorsa umana, con la
risultante di un giovane ignorante ma già adatto da subito ad
operare in un campo lavorativo specifico.



Questa strada ovviamente garantirà alla grande imprenditoria una
forza lavoro competente senza necessità di lungo tirocinio ma si
rivelerà notevolmente lesiva per il futuro dei giovani che si
ritroveranno privati di contenuti indispensabili e come contropartita
la capacità di svolgere un lavoro specifico al di fuori del
quale non avranno strumenti per trovare alternative.



In conclusione nulla avviene per caso nei programmi di questo governo
asservito al capitale, il cui scopo palese è quello di creare un
mondo del lavoro con manodopera a basso costo e lavoratori che si
lascino vessare in silenzio, schiavi della loro stessa
precarietà.

La riforma Moratti si muove di concerto con la riforma Biagi, su una
linea comune che prevede la formazione dell’imprenditoria del domani in
un sistema scolastico elitario a pagamento e la manodopera da crescere
invece in una scuola in via di smantellamento sempre più simile
ad una sorta di officina per poveri.



Come ho già citato una volta: Nel 1831 il presidente del
consiglio francese Casimir Perier ammoniva gli agitatori: "gli operai
sappiano che per il loro bene non vi sono altri rimedi che la pazienza
e la rassegnazione".



Quanta attualità in quelle parole!



Marco c.







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