E' STATA ALQU-ETA, PAROLA DI AMBASCIATORE

Data 14/3/2004 12:22:17 | Categoria: terrorismo


E' STATA ALQU-ETA, PAROLA DI AMBASCIATORE



di Massimo Mazzucco


Per fortuna il noto editorialista del Corriere Sergio Romano (e
glorioso ambasciatore italiano all'estero) ogni tanto si ricorda di
noi, e ci viene incontro per spiegarci situazioni che si
presentano decisamente ingarbugliate. Noi ci eravamo già fidati
ciecamente del governo spagnolo, che aveva indicato nell'ETA basca la
responsabile per gli attentati di Madrid, ma Romano ci mostra che la
realtà è molto più complessa di quello che
può sembrare: in verità, secondo lui, saremmo sull'orlo
di una vera e propria guerra in casa
nostra (eh sì, proprio "La guerra in Europa" si intitola il suo
articolo dell'11.3, sul Corriere), e Romano ce lo dimostra con la
ferrea logica aristotelica di colui che sa tenersi sempre obbiettivamente al di sopra
delle
cose.



Ecco l'articolo di Romano, con alcuni umili commenti di chi Aristotele invece non ha mai avuto il piacere di incontrarlo nemmeno al bar.







"La guerra in Europa" di Sergio Romano - CdS 11.3.2004




















































Ricercare le ragioni di un atto terroristico è un esercizio assurdo. Se
fossero razionali e si ponessero obiettivi comprensibili, i terroristi
non colpirebbero alla cieca e non farebbero strage di innocenti.
D'accordo, la premessa
può essere discutibile, ma è legittima. Prendiamo quindi
atto che per Romano  i terroristi non sono razionali e non si
pongono obbiettivi comprensibili.

Ma
l’esercizio diventa ancora più complicato quando uno stesso atto
terroristico può avere due matrici diverse e proporsi
contemporaneamente due obiettivi.
Non conosciamo ancora gli autori
degli attentati di Madrid, ma sappiamo che fra le molte ipotesi
possibili vi è quella di una «operazione congiunta» fra l’Eta e Al
Qaeda, fra il terrorismo basco e il terrorismo islamico.








E analizziamola, questa ipotesi.

La cosa non è
inimmaginabile. Sappiamo che le brigate rosse ebbero contatti con i
palestinesi e che Gheddafi fornì un aiuto finanziario al terrorismo
irlandese. Non è escluso quindi che due nemici della Spagna si siano
accordati per un’operazione che risponde, per ragioni diverse, agli
obiettivi di entrambi.
Il fatto che le br abbiano avuto
contatti coi palestinesi (Romano lo sa perchè era presente, si
immagina), e che Gheddafi abbia mandato soldi agli irlandesi (Romano
conserva le fotocopie delle ricevute, si immagina) aiuterebbe ad
ipotizzare una possibile operazione congiunta Eta-AlQueda. La ragione,
continua Romano, sarebbe "un'operazione che risponde agli obbiettivi di
entambi. "



Ma, scusate, non ha appena detto che i terroristi non agiscono
razionalmente? O forse quando si mettono a due alla volta, di colpo
quadruplicano le connessioni neuronali ed esplodono in progetti
iper-machiavellici? Va be', facciamo finta di niente, e ripartiamo convinti ora che sia stata una scelta razionale.

Benché sia difficile trattare un tale
avvenimento con freddezza chirurgica non ci rimane che interrogarci
sulle possibili ragioni della loro alleanza e sugli obiettivi che
ciascuna di essi cerca di raggiungere.






E interroghiamoci.

Per l’Eta le bombe di Madrid
sono una forma di «campagna elettorale», un modo per ricordare alla
Spagna che esiste, accanto alle molte questioni dibattute nelle scorse
settimane dai due maggiori candidati, la questione dell’indipendenza
basca.


Le organizzazioni terroristiche parlano con le bombe ed
esistono agli occhi della pubblica opinione soltanto quando dimostrano
capacità di imporre, con la violenza, la loro agenda. L’Eta sa che
nessun leader spagnolo, in questo momento, può aprire il dossier basco.




E sa verosimilmente che un atto così crudele potrebbe giovare in ultima
analisi proprio a chi ha maggiormente combattuto il terrorismo basco.
Ma non conosce altri modi per dichiarare al vincitore di domani: «Ci
siamo anche noi e con noi dovrai fare i conti».
















Cioè, l'ETA  "sa che un atto così crudele potrebbe giovare ad Aznar" ma
lo compie lo stesso??? E per ricordargli che esistono (come se Aznar
se lo dimenticasse continuamente) scelgono proprio il week-end
elettorale? Ma allora non sono terroristi, questi, sono dei
coglioni allo stato brado!
Sorprende naturalmente
la dimensione dell’attentato (il più grave da quando l’Eta ha
cominciato la sua attività terroristica).  



E direi che sorprende! Per
ricordare alla gente che esisti basta una cassa di champagne a Natale,
mica devi fare fuori ogni volta 200 persone col tritolo!
Ma è probabilmente una specie
di vendetta contro José Maria Aznar, l’uomo che negli scorsi anni ha
dato prova di rigorosa inflessibilità e si è spinto sino a ottenere
dalla magistratura spagnola la soppressione del partito che è stato per
molti anni il prolungamento politico dell’organizzazione terroristica.
E come no? Certo che è una vendetta contro Aznar, è ovvio! Vedrai alle elezioni di
oggi che dispiacere che gli hanno fatto!







Considerato dalla parte di Al Qaeda l’attentato sarebbe ancora più
facilmente comprensibile.

Perchè per l'ETA evidentemente lo è stato abbastanza.
Con una spregiudicata svolta strategica
l’organizzazione di Osama Bin Laden avrebbe raggiunto numerosi
obiettivi: avrebbe colpito sul suo stesso territorio un alleato degli
Stati Uniti nella guerra irachena, avrebbe dimostrato di possedere una
rete europea di straordinaria efficacia,dimostrato di poter
stabilire accordi operativi con un’organizzazione terroristica locale e
creato in tal modo un mercato del terrorismo in cui aziende diverse
possono accordarsi per una joint venture in cui ambedue hanno il loro
tornaconto.
"Avrebbero dimostato di posserere una rete... di poter stabilire accordi...." ma
poi si sono clamorosamente dimenticati di emettere uno schifido documento congiunto, che spiegasse al mondo la loro
"spregiudicata svolta strategica"?


Ma
scusate, stiamo parlando degli imprendibili eroi della resistenza
basca, ora alleatisi con gli ancora più temibili feddayn di
Osama, o di un gruppo di ospiti del Cottolengo scappati durante l'ora
della merenda?

Se questa ipotesi è fondata la data di ieri sarà per
molti aspetti più importante dell’11 settembre. La guerra si sarebbe
spostata in Europa e avrebbe coinvolto nemici diversi in una stessa
operazione eversiva.
E se non lo è? Cosa facciamo, ambasciatore, giornalismo a senso unico, per caso?

Non vinceranno, perché si scontreranno con la
capacità di resistenza di una società democratica nel momento in cui è
minacciata nelle sue stesse fondamenta. Ma è una guerra europea che
l’Unione, d’ora in poi, dovrà combattere con un grado di unità e
solidarietà molto più elevato di quello di cui ha dato prova negli
scorsi mesi.
Ragazzi, qui c'è poco da scherzare: siamo minacciati nelle stesse fondamenta, altro che storie! Dài, forza che viene
anche a noi un pò di voglia di stringerci intorno alle
istituzioni! (Anche se le nostre elezioni sono ancora lontane, male non ci fa di certo).
Decideremo poi se quanto è accaduto ieri non debba
considerarsi il risultato di una guerra irachena che sarebbe stato
necessario combattere con altri strumenti. 

Perchè deciderlo "poi"?
Già che abbiamo sprecato tutto questo fosforo, perchè non
arrivare almeno ad una conclusione decente? Forse perchè
quella più prevedibile "non placet"?

Per ora limitiamoci a
constatare che questa è una nuova guerra, la nostra e che bisogna
combatterla.



Sergio Romano

Forse qualcuno non se n'è
accorto, ma nell'arco di soli 10 paragrafi siamo  passati da un
'operazione congiunta che "non è
inimmaginabile
" (all'inizio), ad un "la guerra si sarebbe spostata in Europa" (verso metà articolo), per chiudere con un deciso "limitiamoci a
constatare che questa è una nuova guerra" (alla fine).




Signor Romano, gentilmente: ci siamo persi qualcosa per strada, o la sua
logica è semplicemente troppo veloce per i nostri cervelli nazionalpopolari?


Massimo Mazzucco







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