Affondamento preventivo

Data 13/12/2005 0:28:22 | Categoria: 11 settembre

Giungono segnali sempre più forti, dalle "stanze del potere", riguardo all'11 Settembre. Dopo le sortite esplorative di Panorama & soci (dalle parti di casa nostra), dopo il terrorismo preventivo alla Gentiloni ("infame" ci chi prova), dopo la "calata agli inferi" di Vittorio Zucconi (che ha dovuto ricorrere ad un Attivissimo qualunque, per difendersi dalla sete di verità dei suoi lettori), dopo il "garantismo" capovolto alla Teodori (la Commissione 9/11 ha confermato tutto, quindi è vero), dopo... beh, su Minoli stendiamo un p.v., è toccato ieri al Giornale sparare una bordata preventiva su Maurizio Blondet, da tempo in prima linea per la verità sull'11 Settembre.

Il quotidiano lo ha fatto ricorrendo a tutti i veleni conosciuti nel mondo dei pennaioli, ma soprattutto nell'ambito rigoroso della più grandiosa fallacia mai insegnata da Aristotele in poi: l'argomento ad personam. Screditare l'individuo, nel tentativo di screditare anche tutto ciò che dice.

Il titolo non si preoccupa certo di essere ambiguo: "Da Cuccia a bin Laden, le dietrologie dello specialista in complotti planetari". E già dal sottotitolo vieni a sapere che "Blondet fu licenziato in tronco da Avvenire", e che "al Corriere della Sera scriveva una rubrica intitolata realtà romanzata". Nella didascalia della foto ...
... trovi poi che Blondet "è citatissimo sul sito no-global di Indymedia", che è "considerato membro dell'Opus Dei", e che è "accusato di essere un ultrà di destra".

Non solo i vigliacchi giocano senza regole, ma il "lavoro sporco" lo fanno sempre fare agli altri ("citatissimo…, considerato…, accusato…." Loro, poverini, che c'entrano?).

Sulle stesse note, l'articolo esordisce con un lapidario: "Lo chiamano il complottista". E quando finalmente prende un minimo di coraggio, l'autore ci spiega che Blondet è ora al soldo del miliardario americano Walter, un personaggio che sembra aver fatto della verità sull'11 Settembre - da come ci viene descritto - un suo giocattolo personale. (Ovviamente anche qui il bersaglio vero non è "il miliardario", ma la sua tesi).

A questo punto, chi ha ancora voglia si può leggere il resto. Scoprirà così che fra le "follie" propagandate da Blondet c'è il fatto che "le torri crollate furono tre, non due, una era minata", e che " Attà sniffava la cocaina, beveva alcohol, e mangiava carne di maiale".

Inutile commentare, almeno qui fra noi.

Se c'è una consolazione, è che "il Giornale" è letto da persone che hanno scelto di leggere "il Giornale", e non un qualunque giornale. Hanno cioè già scelto in partenza di respingere ogni tesi che li obblighi in qualunque modo ad assumere posizioni contrarie a chi comanda in questo momento.

Ma è sintomatico, rispetto al nostro discorso iniziale, che per la prima volta un quotidiano a cosiddetta ampia tiratura abbia voluto esorcizzare pubblicamente, con un'intera pagina, qualcosa che evidentemente teme più del necessario.

Blondet peraltro è l'unico personaggio di un certo livello, nel panorama letterario italiano, ad aver assunto una posizione così netta rispetto alla bugia dell'11 Settembre, e lui non mai ha fatto certamente nulla per nascondersi. Anzi, a volte sembra quasi che il problema dell'11 Settembre lo riguardi in modo personale, ed è forse questo eccesso di identificazione che Blondet ha finito per pagare con l'ostracismo compatto di tutti i suoi ex-colleghi. Volersi "incaricare personalmente" di una causa talmente più grande di chiunque, può anche costare l'azzoppamento anticipato della persona, nella battaglia per la causa stessa.

Qui non si vuole insegnare niente a nessuno, ovviamente, ma proprio per la magnitudine del confronto, che potrebbe esplodere in qualunque momento (le avvisaglie ormai ci sono tutte), è sempre più importante che chi combatte per la stessa idea si faccia ritrovare compatto e preparato dietro alla medesima, piuttosto che non esposto, in prima persona, davanti alla stessa.

In fondo, gli uomini passano, le idee restano. Sono quelle che lasciamo ai nostri figli, più di ogni nostro ritratto di famiglia, di ogni nostro bene materiale, più di qualunque splendida e insostituibile "pipa del nonno."

Ebbi l'occasione di ringraziare personalmente Blondet, durate una diretta radio, per tutto quello che aveva fatto per la verità sul 9/11, e in quest'occasione gli voglio esprimere la più piena solidarietà, anche a nome di tutti gli iscritti al sito, di destra, centro o sinistra che siano. La Verità non ha colore, sapore o religione.

Massimo Mazzucco


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Ecco il testo completo delle pagina. Purtroppo è "estratto" da PDF, con la nota cortesia (refusi) che la "mentalità Adobe" concede ai suoi utenti. Ma anche mischiando l'ordine degli addendi, il risultato non cambia.

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16 Cronache il Giornale Domenica 11 dicembre 2005

Allievo di Zucconi, Rusconi e Montanelli. Alla «Domenica del Corriere» compilava una rubrica: «La realtà romanzesca»... Licenziato da «Avvenire», ora indaga sull’11 settembre col miliardario Walter

STEFANO LORENZETTO

Lo chiamano il complottista. Nella sua specialità, la dietrologia, non ha rivali. Infatti JimmyWalter, miliardario americano che da Amsterdam finanzia un movimento d’opinione per la riapertura delle indagini sugli attentati terroristici dell’11 settembre e che l’anno scorso ha speso per questa causa 3,5 milioni di dollari, l’ha prescelto come suo referente per l’Italia.

Maurizio Blondet, giornalista e scrittore, è convinto da anni che l’umanità soggiaccia a una macchinazione planetaria. Tre ore di conversazione con lui e la storia del mondo è bell’e riscritta. Prima rivelazione: «Agli inizi della mia carriera intervistai Gianni Brera. Che mi avvertì: “Amico Blondet, stia attento ai comunisti. Sono cattivissimi!”. E mi confessò d’aver militato nella Repubblica sociale italiana». Seconda rivelazione: «Dietro la strategia della tensione c’era il ministero dell’Interno ». Terza rivelazione: «Ho il fondato sospetto che i più alti esponenti della massoneria bancaria, da Raffaele Mattioli a Enrico Cuccia, facessero parte di uncenacolo esoterico dedito al culto gnostico delle reliquie, al quale non sarebbero estranei il filosofo Massimo Cacciari e i cantanti Franco Battiato e Alice.

Non a caso la salma di Cuccia fu trafugata dal cimitero di Meina, mentre l’ateo Mattioli scelse di farsi seppellire nell’abbazia di Chiaravalle in una tomba dove un tempo riposavano le spoglie di Guglielma la Boema. Quest’eretica del 1300 sosteneva che Dio è femmina e che lei era Dio, tanto che i suoi seguaci parodiavano l’eucarestia mangiando pezzi di pane dopo averli strusciati sul sepolcro ». Quarta rivelazione: «Dal 4 al 14 luglio 2001, due mesi prima dell’attacco alle Torri gemelle, Osama Bin Laden fu in dialisi nell’American hospital di Dubai, negli Emirati arabi uniti. Dove ricevette la visita del capostazione della Cia in quell’area, che gli chiese di uccidere Ahmad Shah Massud, il “leone del Panshir”, una specie di Alessandro Magno per gli afgani. Il 9 settembre Massud viene assassinato, due giorni dopo le Twin towers crollano, passa meno di un mese e il presidente George Bush può dare il via all’operazione Enduring freedom, occupando l’Afghanistan dei talebani». Quinta rivelazione: «Quelli contro il World trade center di New York e il Pentagono furono in realtà autoattentati organizzati da un’ala deviata dei servizi segreti americani ». Bum! Credo che abbia una sua verità anche sulle guerre puniche, madopo tre ore di stupefacenti rivelazioni ero così spossato, che non me la sono sentita di chiedergliela.

Per il momento in questo guazzabuglio vi è una sola certezza, sotto forma di ossimoro: il cronista che scava neimisteri del passato è stato licenziato da Avvenire. In tronco. Manon per le sue investigazioni private, tradotte più in libri che in articoli, bensì per aver denunciato di poter scrivere sul proprio giornale soltanto «le moderate verità che il cardinale Ruini consente».

Blondet s’era permesso d’aggiungere che l’editore porporato «da un decennio ha affidato l’intera costellazione dei media cattolici a un suo uomo incapace di partecipare a un dibattito pubblico, di esprimere idee, di fare una qualunque battaglia culturale », e siccome il ritratto al vetriolo, farcito di altri apprezzamenti da querela, era riferito al direttore Dino Boffo, l’inviato speciale è stato cacciato per giusta causa dalla testata della Conferenza episcopale italiana. A 61 anni compiuti Blondet si ritrova al punto di partenza: su una strada. Milanese, consideratomembro dell’Opus Dei («non è vero, però nonmi dispiace che la leggenda circoli, così almeno posso dire di far parte anch’io d’una consorteria»), di famiglia non ricca, dovette abbandonare la facoltà di filosofia della Statale per cercarsi un lavoro. Il compagno di scuola Vittorio Zucconi, oggi inviato di Repubblica negli Stati Uniti, lo presentò al padre Guglielmo, allora direttore della Domenica del Corriere, che gli offrì di sostituire Pacifico Fiori, un redattore ottantenne addetto alla rubrica Il segretario di tutti. «Dovevo rispondere alle più strampalate domande legali, scientifiche o mediche dei lettori. Da impazzire».

La seconda rubrica che gli fu affidata da Zucconi non depone a favore della sua attendibilità: La realtà romanzesca. Resa un po’ meno fantasiosa dalle veristiche tavole diMario Uggeri. «Avolte bisognava inventarsi le storie, lo ammetto». Quindi il passaggio a Famiglia mese e a Jesus, mensili di Famiglia Cristiana, e l’assunzione al Settimanale di Edilio Rusconi, che anni dopo se lo riprese a Gente. «Indro Montanelli mi assunse al Giornale. Lo tradii per soldi: me ne andai ad Avvenire perché in quel momento era in fase di rilancio e pagava di più». Lo sa, vero, che nel nostro ambiente lei è ritenuto inguaribilmente affetto da complottismo? «Il senso etico del giornalismo risiede nell’essere ausiliario della democrazia. Spiegare i retroscena del potere dovrebbe essere il nostro mestiere. Jimmy Walter ha convocato a Roma tre giorni di dibattito sugli attacchi terroristici di New York e Washington. Io ero il moderatore. Ha letto qualcosa sulla stampa?».

Per forza, vede servizi segreti deviati dappertutto! «Ho avvicinato ex agenti pentiti della Cia e della Nsa, la National security agency, che ordivano attentati da attribuire al nemico. Ricorda il colonnello Kurtz interpretato da MarlonBrando in Apocalypsenowquando parla dei vietcong che tagliavano un braccio ai bambini dei villaggi perché sulla pelle avevano il segno della vaccinazione antipolio praticata dagli americani? “Così dobbiamo fare la guerra anche noi”, dice. Ecco, è un personaggio esistito davvero: si chiamava Ted Shackley, è morto nel 2002.Dacapo della Cia in Vietnam, si mise in proprio: si finanziava con i traffici di oppio delle tribù Meo, torturava con i metodi più brutali. Ho conosciuto alcuni dei suoi uomini attraverso i loro confessori, gesuiti americani. Mi hanno spiegato che avevano trovato un garante politico in George Bush senior, direttore della Cia prima d’essere eletto presidente ».

Ma queste sono tesi tutte da dimostrare, tipiche degli ultrà di sinistra. «In Italia sono citatissimo dal sito dei no global Indymedia, eppure vengo considerato un ultrà di destra, un fascista, un nazista. La verità è che l’industria militare americana fattura da sola 450 miliardi di dollari l’anno, la stessa cifra che il comparto bellico raggiunge in tutto il resto del mondo, e ha un solo cliente: il Pentagono. Grazie a gentecomeDonald Rumsfeld, segretario alla Difesa, s’è impadronita del cliente. È questa gente ad aver scatenato la guerra mondiale al terrorismo con la scusa dell’11 settembre. Una terza guerra mondiale che durerà almeno 15 anni. Pura follia: come bombardare le mosche. E a che serve questa follia se non a consumare armamenti?».

Non è stato certo Rumsfeld, scusi, ad attaccare l’America. «Tutte le volte che gli Usa sono entrati in guerra, il casus belli è sempre stato un autoattentato. Fin dal 1898, quando all’Avana saltò in aria la corazzata Maine, inviata a Cuba allo scopo di proteggere i cittadini americani colà residenti, e fu dichiarata guerra alla Spagna. Ci sono decine di libri che documentano come persino l’attacco giapponese di Pearl Harbor sia stato funzionale all’ingresso nel secondo conflitto mondiale, che dopo quella tragedia venne accettato senza una sola voce discorde dall’opinione pubblica statunitense, prima assai riluttante. Il presidente Franklin Delano Roosevelt spostò la flotta dalla California alle Hawaii col preciso scopo di trasformarla in un’esca. Per farlo, non esitò a destituire l’ammiraglio che si opponeva all’assurda decisione». Ma ci sono decine di libri che accreditano tesi opposte. Vabbè, lasciamo perdere.

Mi dica che cosa sarebbe accaduto secondo lei l’11 settembre 2001? «Non lo so». Meno male. «Però osservo unaserie di fatti illogici emi pongo delle domande. Dirottare quattro aerei contemporaneamente è già difficile. Saperli pilotare dopo aver frequentato una scuola di volo è ancora più difficile. Portarli a schiantarsi contro degli edifici senza avere l’assistenza da terra è impossibile.

Mentre aspettavo d’imbarcarmi da Malpensa per andare come inviato a Ground Zero, con i colleghi di altri giornali ho interrogato alcuni piloti dell’Alitalia abituati da molti anni a stare ai comandi dei Boeing 747 e 777. “Noi non ci saremmo mai riusciti”, scuotevano la testa». Che c’è di strano? Si vede che Mohamed Atta era più bravo di loro.

«L’unica attività certa di Mohamed Atta è stata quella di far sapere in giro che era musulmano. Viveva a Venice, in Florida, con una spogliarellista, Amanda Keller. Incredibile: nessuno è andato a intervistarla, tranne lo scrittore Daniel Hopsicker che l’ha interrogata e ci ha ricavato un libro. Nel quale la Keller racconta che Atta sniffava cocaina, beveva alcolici, mangiava cotolette di maiale e ascoltava ossessivamente i Beastie Boys. Non mi sembrano le abitudini di un martire islamico». Accidenti,maè la testimonianza di una spogliarellista, magari pure mitomane.

«Prima del dirottamento gli attentatori spendono 200 dollari in un night, lasciando in bella vista una copia del Corano. Però assistono a uno spettacolo di lap dance». La carne è debole. «Nel parcheggio dell’aeroporto si preoccupano di litigare con un automobilista, come se volessero avere la certezza d’essere riconosciuti l’indomani nelle foto segnaletiche. E uno dei loro passaporti viene ritrovato, intatto, fra le macerie di Ground Zero». Che c’è di strano? «Non sono mai state recuperate nemmenole scatole nere degli aerei a Ground Zero.

L’esplosione ha lasciato solo polvere formata da particelle di diametro inferiore a 100 micron. Milioni di tonnellate di detriti sono stati fatti sparire affinché nessuna ricostruzione forense fosse possibile. Contro ogni logica investigativa, la scena del crimine è stata ripulita tenacemente. Il Nisti, National institute of standards and technology, ha ricevuto appena 240 reperti su cui indagare. Lo stesso Nisti respinge la teoria del collasso delle Torri gemelle e propende per un crollo simultaneo dei piani. Jeff King, fisico del Mit di Boston, parla apertamente di demolizione controllata mediante cariche di esplosivo. Le stesse che hanno tirato giù la terza torre». Terza torre? Di che sta parlando? «Del Building 7, un edificio di 47 piani adiacente alle Torri gemelle, che era stato minato da due settimane e finì in briciole alle 17.30 di quel giorno. Era noto che Larry Silverstein, l’imprenditore che l’aveva in affitto, intendeva farlo abbattere.

L’impatto degli aerei produsse nella terza torre solo due piccoli incendi. Inspiegabilmente, il Building 7 crollò. Non è unmistero che il sindaco Rudolph Giuliani stesse valutando da tempo la demolizione controllata anche delle Twin towers, ormai obsolete e impestate di amianto e vanadio. Il grattacielo non è una casa, è una macchina, la sua gestione ha costi paurosi. Una cosa è certa: Osama Bin Laden, scegliendo quei bersagli, ha reso un grosso servizio alla municipalità di New York»». Avrebbero buttato giù due grattacieli, anzi tre, con dentro migliaia di persone per risparmiare sulle spese di manutenzione. È assurdo.

E poi non vorrà negare che due aerei di linea si siano infilati nelle Torri gemelle? Ci sarà ben stato qualcuno ai comandi. «Già nel 1962 l’ammiraglio Lyman Lemnitzer sottopose al presidente John Kennedy un progetto di attentati simulati da addebitare a Fidel Castro, in modo da impressionare l’opinione pubblica per giustificare l’invasione di Cuba. Uno di questi progetti, come narra James Bamford, giornalista televisivo dell’Abc, nel suo libro Body of secrets, prevedeva di creare un esatto duplicato di un aereo civile di linea, riempito con passeggeri selezionati, poi convertito in un drone, velivolo senza pilota, telecomandato, da distruggere con un segnale via radio». Maqui abbiamo nomi e cognomi di piloti in carne e ossa che sono morti nei dirottamenti. «L’11 settembre il volo AA77 dell’AmericanAirlines finì contro il Pentagono. L’aereo era inmano, ci è stato detto, di terroristi arabi, le cui foto furono diramate dall’Fbi. Ebbene, Thomas Olmsted, un medico psichiatra di New Orleans, ex ufficiale della Marina, ha ottenuto la prova definitiva che non c’era a bordo nessun arabo su quel volo. Lo ha fatto nel modo più semplice: esigendo, in forza della Freedom of information act, la legge sulla libertà d’informazione, i risultati delle autopsie sui resti delle vittime. L’ente che ha compiuto i rilievi sui cadaveri è quanto di più ufficiale esista: l’Istituto di patologia delle forze armate». Milasci indovinare: Bin Ladenè impersonato da un attore.

«Di Osama si sa con certezza che ha lavorato per la Cia a Peshawar. Con i dollari degli americani reclutava i mujahiddin che hanno combattuto contro i russi, invasori dell’Afghanistan ». Questo me l’aveva già raccontato Gino Strada. Sta’ a vedere che in Irak gli americani si sparano addosso da soli. «La guerra in Irak si fa per il controllo diretto dei pozzi petroliferi, per consumare armi e per favorire Israele, smembrandouno dei suoi nemici in tre staterelli corrispondenti ad altrettanti gruppi etnico-religiosi: uno sciita, uno sunnita e uno curdo. Saddam Hussein era un criminale che però aveva costruito uno Stato nazionale assai diverso dalle teocrazie islamiche e assicurava una certa stabilità nella zona». Già. Invadendo il Kuwait.

«Edward Luttwak, l’analista che è stato consulente del segretario alla Difesa americano, ai tempi della prima guerra del Golfo mi disse: “Saddam dobbiamo farlo regredire all’età della pietra perché non è come i sauditi, che spendono tutti i proventi del petrolio in puttane e champagne. Questo sta facendo centrali elettriche, ferrovie, industrie, strade”. Vediamola dal punto di vista deimusulmani: hanno due nazioni, Afghanistan e Irak, occupate dai cristiani. Nessun Paese cristiano è stato occupato da musulmani». Quindi l’Italia in Irak sarebbe un Paese occupante anziché in missione di pace su mandato dell’Onu? «Silvio Berlusconi, per il quale simpatizzo, ha fatto bene a mandare il nostro esercito in Irak. Era una scelta obbligata, perché l’Italia non ha un ombrello atomico sulla testa. Si poteva sottrarre alla missione giusto la Francia, che dispone di una force de frappe nucleare estesa alla Germania fin dai tempi di De Gaulle. Bush è stato chiaro: “O con noi o contro di noi”. Non è una minaccia da poco.

Io capisco che a queste condizioni anche l’Iran voglia farsi la bombaatomica.Odavvero pensiamo che gli ultimi 60 anni senza guerre mondiali siano stati garantiti dal Papa di turno che gridava: “Pace, pace”?». Insomma, esiste o no la minaccia del fondamentalismo islamico? «L’unica immigrazione priva di pericoli sarebbe quella buddista. È chiaro che se i musulmani diventassero maggioranza relativa in qualsiasi Paese occidentale introdurrebbero i precetti coranici. Colpa nostra che non facciamo più figli. Qualunque governo islamico è dispotico, perché Allah stesso è un despota benefico». Adesso dà pure del despota a Dio. «Per la teologia musulmana Allah ha fatto il fuoco caldo, ma poteva farlo freddo. Egli crea il mondo istante per istante, con un atto ripetuto della sua volontà. Per conseguenza non esistono nell’Islam né scienza, né leggi di natura, né democrazia. Ma c’è una buona notizia: il pericolo fondamentalista cesserà entro 50 anni, quando il petrolio verrà sostituito da altre fonti energetiche o sarà esaurito. Se dall’export si toglie la voce petrolio, tutti i Paesi islamici messi insieme esportano quanto la Finlandia. Il loro potere economico è zero».

Il colonnello Kurtz interpretato da Marlon Brando in «Apocalypse now». «Esistì davvero: si chiamava Ted Shackley» La Cia parallela creata in Vietnam Attraverso i gesuiti ho conosciuto alcuni agenti pentiti. Le Torri crollate furono tre, non due: una era stata minata. Mohamed Atta sniffava cocaina, beveva alcol e mangiava cotolette di maiale ‘ Ahmad Shah Massud. «Fu la Cia a ordinare a Osama Bin Laden, ricoverato a Dubai, di far fuori l’eroe degli afgani» Da Cuccia a Bin Laden: le dietrologie dello specialista in complotti planetari Sul volo AA77 non c’erano arabi Cancellata la scena del crimine: s’è indagato su appena 240 reperti. L’autoattentato con l’aereo era già stato suggerito a Kennedy per la crisi di Cuba. Luttwak mi disse: «Saddam deve tornare all’età della pietra»





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