Il Papa di cartone

Data 26/12/2005 0:34:47 | Categoria: chiesa e religione

Si è svegliato. Al suono delle campanelline di Natale, il signor Giuseppe Ratzinger - in arte Papa Benedetto XVI - si è ricordato dei suoi doveri di pastore dell'umanità, e si è premurato di elencare per noi povere pecorelle quello che dobbiamo e non dobbiamo fare nei mesi a venire.

Nella continua ricerca del primato per il Guinness della banalità, Ratzinger ha pregato Dio di "dare coraggio a tutti gli uomini di buona volontà in Iraq, Libano e Terrasanta, dove i segni di speranza, che non mancano, hanno bisogno di essere confermati da azioni ispirate alla giustizia e alla saggezza".

Ratzinger ha anche chiesto (sempre a Dio, si immagina) "protezione per tutti coloro che soffrono di tragiche crisi umanitarie, soprattutto nel Darfur, ma anche nel resto dell'Africa".

Ancora a Dio ha poi chiesto di "favorire la continuazione del dialogo …
… nella penisola coreana, ma anche in altre parti dell'Asia", in modo che dispute pericolose "si risolvano con conclusioni pacifiche", e ha espresso infine la "speranza che i popoli dell'America Latina possano vivere in pace ed armonia".

Insomma, con tre frasettine da Baci Perugina si è messo l'anima in pace per dodici mesi e per quattro continenti. Davvero notevole, come impegno carismatico. Una forza della natura, proprio il Papa che ci voleva.

Dopo una parolina per ricordarci di coniugare scienza e spirito - sarà per il peso della tunica laminata d'oro, o quello della mitra in oro massiccio, o sarà forse per l'imminenza delle sue vacanze natalizie - Ratzinger si è affrettato a concludere dicendoci che "un'umanità unita potrà meglio risolvere i preoccupanti problemi attuali: dalla minaccia del terrorismo, alla proliferazione di armi, alle pandemie alla distruzione ambientale che minaccia il nostro pianeta." Fine.

Con un discorso così a me non mi prendono nemmeno a distribuire i volantini per gli Hare Krishna. Quelli per vendere gli incensini e il Balsamo di Tigre, però, non quelli già impegnativi che parlano di fratellanza universale.

Questa è la Chiesa di oggi, signori. Chi è cristiano, e dà alla festa del Natale il suo relativo valore, non può non provare un senso di vuoto, di fronte a questa ridicola decalcomania papale chiamata Benedetto XVI.

Un registratore Geloso degli anni '60, con una gigantografia di Papa Roncalli in cui si muovono solo le labbra e le mani, avrebbero avuto un effetto sicuramente maggiore sui cuori di chi guarda oggi verso S. Pietro nella speranza di cogliere una vera luce, un segnale, una vera guida in quello che è davvero uno dei momenti più difficili per tutta l'umanità.

Massimo Mazzucco

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