Sistema marcio: che fare?

Data 11/1/2006 13:39:59 | Categoria: politica italiana

La consapevolezza di vivere in un sistema politico completamente corrotto cresce ogni giorno, e con l'avvicinarsi delle elezioni cresce anche la necessità di capire se sia davvero possibile, per ciascuno di noi, fare ancora qualcosa per poter uscire da questo pantano.

Cominciamo a dividere le persone fra quelle che credono che in qualche modo una soluzione all'interno del sistema sia possibile, e quelle che invece non lo credono. L'opinione delle seconde è stata già espressa molte volte su questo sito, e ciò è servito più che altro a confermare che costoro non hanno nessuna proposta alternativa da offrire. Siedono quindi sulle loro isolette, con il mugugno costantemente dipinto sul volto, e sembrano quasi dire: "Io non credo in nulla, sia chiaro. Però mi raccomando, se per caso succede qualcosa di bello, chiamateci!"

A coloro che invece credono che il sistema sia in qualche modo migliorabile dal suo interno, ...

bisogna dire con chiarezza che di certo nulla di sostanziale potrà essere ottenuto nell'arco di una, due, o forse nemmeno tre tornate elettorali. Stiamo parlando qui di modificare, dall'interno, un sistema marcio ormai da decenni, e sarebbe quindi infantile pensare di risolvere tutto con una tirata di dati più fortunata delle altre.

Chi pretende quindi di svegliarsi lunedì mattina con un governo degno di questo nome, faccia pure a meno di leggere il resto di queste righe, e si accomodi sulle isolette dei nichilisti a tutto campo. Casomai avviseremo anche loro, non c'è nessun problema.

Ai rimanenti vorrei suggerire che le elezioni non avvengono il giorno in cui si aprono le urne. O meglio, non avvengono soltanto nell' "election day" (ah, se non ci fosse Veltroni, parleremmo ancora l'ostrogoto!): a parte quelli che votano due fisso in trasferta da quando sono nati, ciascuno va a deporre il voto che ha maturato durante l'ultimo periodo pre-elettorale. (Mi riferisco cioè a quelle persone che non votano - appunto - "per partito preso", ma che di volta in volta scelgono dopo aver fatto i loro ragionamenti).

E' in questo periodo, PRIMA delle elezioni, che va giocata la partita.

Come? Noi siamo oltre duemila iscritti, e se tutto procede così, al momento delle elezioni dovremmo essere circa tremila. Provate a pensare, invece di tremila, a tre milioni di persone. In fondo, non costa molta fatica, basta moltiplicare per mille (ricordate, il discorso delle alleanze?).

Ecco: se ad esempio tre milioni di persone, un mese prima delle elezioni, rendessero noto che loro daranno il proprio voto soltanto a condizione che il candidato si impegni su certe scelte ben precise, secondo voi che cosa succede?

Facciamo un esempio più preciso: finché un candidato di sinistra si impegna a "fare le riforme", a "migliorare le condizioni dei lavoratori", oppure a "restituire dignità alla scuola pubblica," nessuno potrà mai contestargli fino in fondo di non aver mantenuto le sue promesse. (Vorrai mica metterti a discutere quanta dignità ha restituito alla scuola pubblica, per caso?). Non a caso le promesse dei politici sono sempre generiche. Ma siamo noi che glielo permettiamo!

Più invece l'impegno è specifico, più diventa difficile per lui sostenere di averlo mantenuto, se alla fine non lo ha fatto.

Supponiamo quindi che questa "lista" di italiani chieda, in cambio del proprio voto: a) un impegno al ritiro del nostro esercito dall'Iraq entro un certo numero di mesi; b) un impegno ad aprire una discussione pubblica, con commissione mista parlamentari-cittadini, sulle scie chimiche; e c) l'abolizione delle leggi sulla tortura introdotte nella presente legislatura.

Basta. Se ti impegni pubblicamente a questo, io ti voto, se no, vai a cercarti i tuoi voti da un'altra parte. (Ho fatto, sia chiaro, degli esempi a caso). Quello che è importante è la PRECISIONE dell'impegno, non di cosa si tratta.

Quando Zapatero vinse le elezioni in Spagna, con il PRECISO impegno di ritirare le truppe dall'Iraq immediatamente, voi pensate che se poi non l'avesse fatto, non sarebbe successo nulla? La gente avrebbe detto "ah, i soliti politici bugiardi" e basta? Oppure chi lo aveva votato sarebbe andato a sollevarlo di peso da casa sua, e lo avrebbe obbligato a firmare il ritiro delle truppe a calci nel culo?

Provate seriamente a rispondere a questa domanda, credo che sia fondamentale.

***

Vedo ora di anticipare le varie obiezioni a questa proposta, per riuscire finalmente a portare la discussione oltre il primo gradino sul quale si era già impigliata altre volte.

Prima obiezione: "Se tutti facessero così, io sarei il primo a starci".

Risposta: tu pensa a fare il tuo dovere morale, e non preoccuparti di quello che fanno gli altri. Oppure sei uno di quelli che sputano per terra "perchè tanto lo fanno tutti"?

Inoltre, gettato per gettato, il tuo voto vale poco anche così. Vota almeno secondo la tua coscienza e secondo i principi in cui credi. Nella peggiore delle ipotesi, potrai sempre dire che tu non hai mai delegato certe azioni che il governo compie, e con le quali sei in totale disaccordo.

Seconda obiezione: anche se fossero 10 milioni le schede bianche alle elezioni, i politici formerebbero comunque il loro governo - in effetti, tecnicamente possono farlo - e se ne fotterebbero altamente del nostro mancato voto.

Risposta: Questo è tutto da dimostrare. Proviamo ad immaginare un governo che faccia una legge impopolare, senza avere però un valido mandato per emetterla: nel momento in cui intendesse implementarla, riceverebbe soltanto delle grandi pernacchie da parte di tutti.

"Ma tu chi sei, scusa - si sentirebbe chiedere il politico - per venire a dirmi cosa fare?"

"Io sono stato eletto al parlamento da ben quattrocentododici italiani!" direbbe lui.

A questo punto, lascio a ciascuno decidere che risposta gli darebbe.

Se quindi una situazione del genere si verificasse, ai governanti non resterebbe che imporsi con l'uso della forza. Ma quella che abbiamo descritto è una situazione estrema, alla quale si arriverebbe soltanto dopo una escalation che non è assolutamente immaginabile. In realtà, alle prime avvisaglie di una seria perdita di credibilità del proprio mandato, i politici comincerebbero se non altro a fare finta di dare ascolto alle richieste dei cittadini.

E qui comincia la seconda fase della partita, della quale proporrei però di parlare in separata sede.

Cominciamo intanto a stabililre, pubblicamente, che il politico ha un estremo bisogno della nostra delega, e che noi siamo quindi in grado di condizionare, in una qualche misura, ciò che farà una volta in parlamento.

Anche perchè abbiamo già stabilito che più l'impegno è specifico, più difficile per lui diventa sostenere di averlo mantenuto, nel caso non lo facesse.

Ma cosa può succedere, allora, a quel punto?

Succederebbe, probabilmente, che il politico si ritrova costretto a barcamenarsi fra il difficile impegno che gli richiede il cittadino e le esigenze di coloro che stanno sopra di lui, e gli dicono a loro volta cosa fare. All'inizio si otterrebbe quindi, con tutta probabilità, solo una minima parte delle richieste avanzate, ma a sua volta quella parte dovrebbe essere sufficiente al politico per poter sostenere di averci provato. Altrimenti il nostro voto al giro seguente non lo vede più.

In termini generali, stiamo parlando di impostare una concezione completamente diversa del rapporto fra l'elettorato e i suoi rappresentanti in parlamento. Un rapporto che non conceda semplicemente una "carta bianca per agire" all'eletto di turno, ma che miri, nel tempo, a responsabilizzarlo rispetto alle scelte che fa.

In altre parole: vuole davvero rappresentarci in parlamento? Che vada lui a discutere con le "potenze oscure" che gli pagano il lauto stipendio per obbedire ai loro ordini. Che lo racconti lui, a "loro", che noi col cavolo che lo votiamo, a meno che qualcosa di più venga fatto in senso a noi favorevole. Poi vedremo cosa succede.

Di certo, nel frattempo, possiamo già dire una cosa: chi continuerà a votare comunque i politici attuali, nascondendosi dietro l'alibi del "meno peggio", continuerà a dare loro carta bianca per fare esattamente quello che hanno fatto finora.

Se vogliamo continuare a sottoscrivere in questo modo la nostra sconfitta, apponendo il nostro nome e cognome ad ogni turno elettorale, non lamentiamoci poi se le cose stanno come stanno.

Rifiutare di provare a vedere quanto davvero vale il nostro voto, regalandolo così al primo che passa, è un vero e proprio crimine verso tutti coloro che hanno creduto, lottato, e spesso dato la vita, in nome di un ideale che si chiama democrazia.

Prima di poter sostenere che un sistema è fallimentare in partenza, non bisognerebbe almeno cercare di vederlo all'opera al massimo della sua potenzialità?

Massimo Mazzucco

PS. Ultima (probabile) obiezione: "Ma allora, perchè non è mai successo prima?"

Risposta: perchè prima non c'era l'accesso all'informazione che c'è oggi. Soltanto un cittadino informato e cosciente è in grado di intavolare una trattativa valida con chi vuole rappresentarlo. Questo ieri non era possibile, e il politico ti poteva raccontare tutto quello che voleva lui. Oggi non più.




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