NDE - Tra la morte e la vita

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style="font-style: italic;">Ci sono misteri che vanno risolti, ci sono
misteri che vanno esplorati - K.Ring


hspace="5" style="width: 228px; height: 556px;" alt=""
src="http://www.luogocomune.net/site/modules/news/library/boscho.jpg">Mi
sentivo ipnotizzata dalle sue
parole ferme ma semplici e ben definite, mentre mi riferiva i ricordi
di quell’esperienza che, fino a quel momento, avevo potuto leggere solo
sui libri.


Era una cena come un’altra,
eppure la
mia amica Myriam, una donna di origine araba, saggia e provata dal
vissuto, con una filosofia esistenziale proiettata verso l’universo,
aveva saputo rendere esclusivo quel momento facendomi catapultare in
quegli attimi di vita…con il suo breve racconto.


Era il 1973 e lei si trovava
nella
sala travaglio pronta a partorire un bambino che, scoprì solo in
seguito, era ormai morto da tre giorni. L’infezione violenta e dolorosa
ed ormai protratta per lunghissime ore era divenuta insostenibile al
punto che si sentì mancare di ogni forza fino all’abbandono. Da quel
momento, .il sollievo. Percepiva di sollevarsi, sollevarsi libera da
quel corpo doloroso e terribilmente pesante. Librando nell’aria in uno
stato di benessere assoluto, si trovò diretta verso un puntino luminoso
che, capì solo in ultimo, essere l’uscita di un lunghissimo tunnel.
L’immersione nella luce, poi, la sensazione immensa, infinita di un
abbraccio e di un calore stupendo in tutto il corpo. Il ricordo di un
bellissimo prato verde.


Mentre procedeva nella luce e
aumentava l’intensità di tali sensazioni, osservò alcuni esseri a cui
si avvicinò e chiese: "Dove mi trovo?"


Risposero, quasi stupiti dal
fatto che
lei fosse ignara, che era morta. Chiese loro, ancora, cosa stessero
aspettando. "Aspettiamo di essere chiamati" risposero. A quel punto,
racconta di aver pensato "Questi sono pazzi".


In quel mentre spuntava dalla
luce
un’essere e affermava: "Tu, non dovresti essere qui", "ma, dove sono?"
replicava lei, devi tornare indietro". A quelle parole, di colpo un
dolore forte nel corpo ed il rientro.


Nuovamente prigioniera della sua
fisicità.


Ricorda infine una persona
accanto al
letto che subito le sorride. Una figura femminile, presumibilmente un
infermiera. Le chiede se lei creda in Dio, perché è stato un miracolo".
Myriam finalmente era uscita dal coma.


 ***


E’ l’ennesimo racconto
ricorrente,
questo della mia amica Myriam che riconduce alle esperienze di
pre–morte, N.D.E. (Near Death Experience), dal nome coniato dal famoso
psichiata Raymond A. Moody. Pare vi sia cenno addirittura, nel
Libro egiziano dei morti
già nel 500 a.C., negli scritti del
grande saggio indiano Patanjali di 2000 anni fa e nel Libro
tibetano dei morti

del VIII secolo. Eppure lo studio del N.D.E. del dr. Moody risale
soltanto a 30 anni fa essendo, le esperienze di pre-morte, divenute più
frequenti per le recenti tecniche di rianimazione.


Lo psichiatra, a seguito di una
ricerca effettuata su centinaia e centinaia di persone dichiarate
"clinicamente" morte per brevi periodi (ore o minuti) e ritornate alla
vita, ha accertato, grazie ai loro racconti, una sequenza di fasi,
analoghe pressoché in tutti i pazienti, che venivano riferite in modo
associato o parzialmente o totalmente:




  • la separazione dal proprio
    corpo;

  • la capacità di guardarlo
    dall’esterno, dall’alto (autofania, visione del proprio doppio)

  • la sensazione di pace e
    benessere più assoluti;

  • il tunnel, o passaggio;

  • l’incontro con esseri
    sconosciuti, a volte persone care;

  • la visione di un "Essere di
    luce";

  • l’esame di tutta la propria
    vita con particolare riguardo agli aspetti negativi

  • la difficoltà a proseguire
    nel viaggio;

  • il desiderio di rimanere;

  • il ritorno alla vita con la
    volontà di approfondire la propria conoscenza e fratellanza,


I racconti più sorprendenti,
scientificamente parlando, riguardavano i riferimenti al soccorso
medico cui, loro stessi, avevano assistito mentre si trovavano "fuori
dal proprio corpo" pur essendo questo, adagiato in un letto d’ospedale.



Uno degli episodi che ritengo
più
emblematici tra quelli riportati, è quello narrato nel libro "La luce
oltre la vita" di Raymond Moody.


"Un uomo di quarantanove anni
subì un
infarto così grave che il medico dopo trentacinque minuti di notevoli
sforzi, rinunciò alla possibilità di rianimarlo e cominciò a compilare
il certificato di morte. A quel punto, qualcuno notò un guizzo di vita:
il medico si rimise all’opera con tutti gli attrezzi necessari e,
finalmente riuscì a riattivare il cuore di quel uomo.


Il giorno seguente ritornato in
sé, il
paziente fu in grado di descrivere nei particolari quanto era accaduto
al pronto soccorso. Il medico ne fu sorpreso; ma quel che più lo
sconvolse fu la descrizione minuta dell’infermiera che s’era
precipitata ad assisterlo.


Il paziente la dipinse
perfettamente,
fino alla pettinatura legata e al cognome Hawkes. Disse che la donna
spingeva un carrello per il corridoio, con sopra una macchina con due
specie di racchette da ping-pong (un congegno per l’elettroshok,
basilare nell’attrezzatura da rianimazione).


Quando il medico gli chiese come
facesse a sapere il nome dell’infermiera e cosa costei avesse fatto
mentre lui era sotto attacco, rispose che egli era uscito dal corpo e
che, mentre cercava la moglie in corridoio, era passato attraverso la
persona della Hawkes. Nel far questo, aveva letto il nome sulla
targhetta e se l’era ricordato per poterla poi ringraziare.


Parlai a lungo con il medico:
era
sconcertato. Soltanto accettandone la presenza sul posto, disse, si
spiegava come quel uomo avesse potuto riferire le cose con tanta
precisione."


Più diffuso di quanto si
sostenga, il
fenomeno del NDE, dai dati fornititi dall’Istituto Gallup, (Istituto di
ricerche internazionali), solo negli Stati Uniti avrebbe interessato
ben 13 milioni di persone adulte più 2 milioni di bambini.


E’ un argomento che ha
appassionato
enormemente psichiatri, psicologi, medici, filosofi per poi essere
oggetto di studio sia di parapsicologi che di spiritualisti, mistici,
religiosi.


Pubblicazioni, studi,
divulgazioni,
convegni, hanno cercato di proporre spiegazioni o soluzioni al mondo
della scienza, del paranormale, della religione.


Medici e specialisti per primi,
hanno
voluto ravvisare nel fenomeno, una reazione, a naturali processi
biochimici e fisiologici del tessuto cerebrale sottoposto ad un trauma
acuto, verificatasi in concomitanza di un pericolo di vita….. (per es.
dalla carenza di ossigenazione, per esempio, alla terapia medica
d’urgenza),


Nei casi di "pericolo di vita"
il
danno subito dalla corteccia visiva potrebbe produrre infatti,
allucinazioni quanto lo stress emotivo generare disturbi associativi.


La spiegazione sarebbe anche
legittima
e sufficiente, ma si scontra con la realtà che spesso vede l’N.D.E.
verificarsi in soggetti considerati "morti" cioè con
elettroencefalogramma piatto; assenza dunque di una seppur minima
attività cerebrale.


Com’è dunque possibile parlare
di stato di allucinazione in un soggetto senza minima attività
cerebrale?


Relativamente alla carenza di
ossigenazione, da uno studio effettuato su 30 pazienti con arresto
cardiocircolatorio e rianimati, quattro presentavano le caratteristiche
della N.D.E. e ossigenazione più elevata rispetto agli altri soggetti
di controllo.


Che dire, infine, di quanto
riportato
minuziosamente dagli stessi pazienti circa la panoramica dall’alto di
quanto il personale del soccorso effettuava sul proprio corpo?


Malgrado gli studi effettuati
anche dai "detentori della verità" la scienza non è riuscita a dare una
spiegazione certa.


Sfuggendo alle regole della
conoscenza, questo fenomeno è stato successivamente definito
"paranormale".


Secondo la disciplina dei
parapsicologi il fenomeno si può prestare, ad una doppia
classificazione, in base alle "percezioni":



  • quello dell’autofania,
    visione del proprio doppio e percezione extrasensoriale di ciò che
    avviene;

  • quello degli episodi di
    chiaroveggenza; percezione di ciò che avviene anche se non in sua
    presenza. (es. un paziente morto incontra la sorella pure lei deceduta
    nel frattempo e al proprio risveglio informa il medico di quel decesso).


I casi più studiati ed
emblematici
sono quelli che riguardano i non vedenti che, durante le esperienze di
pre – morte possono avere visioni attinenti alla realtà con quello che
per loro è definito "lo sguardo della mente"…….


("….non solo seppero dirci chi
era
entrato per primo nella stanza, chi si diede da fare per la
rianimazione, ma ci descrissero in dettaglio il vestiario dei presenti
…..da" La morte e la vita dopo la morte di Kubler- Ross)


Dove neanche la disciplina della
parapsicologia riesce a dare una spiegazione ecco il tentativo della
teoria spiritualista.


Secondo quest’ultima, con
l’N.D.E si spiega l’immediato distacco tra coscienza e capacità
intellettiva.


Si ha finalmente la possibilità
di
dimostrare innanzitutto l’esistenza dell’anima, la sopravvivenza oltre
la morte e la sussistenza di un "essere sacro".


Ogni persona che riporta la
propria
esperienza pre morte narra di incontri, innanzitutto con esseri
luminosi, poi con un essere di luce.


L’obiezione più elementare si
rifà
chiaramente alle convinzioni religiose del paziente. Sicuramente ciò
può trovare riscontro nei cristiani che parlano di Dio, nei mussulmani
di Allah, eppoi ancora Buddha, ma non negli atei o in chi non crede ad
alcuna esistenza spirituale!


Anche loro raccontano
dell’incontro con una luce splendente che infonde comprensione, dai
più, definito "un essere sacro".


Eclatante il caso dello
psichiatra
Carl Gustav Jung, che a seguito d’infarto nel 1944 fece una
straordinaria esperienza di pre – morte e alla domanda se credesse o
meno in Dio rispose "io non credo, io so".


Per chiudere il discorso
relativo al
nostro retroterra culturale e spirituale che potrebbe condizionare
quelle "visioni" ci si domanda come spiegare le N.D.E. che riguardano i
bambini. I più piccoli riferiscono le stesse esperienze degli adulti.


Eppure i piccoli sono ancora
scarsamente condizionati?! Come potrebbe un bambino morto cerebralmente
raccontare, come riporta la pediatra Melvin Morse le diverse fasi della
sua rianimazione, descrivere le persone che si sono avvicendate accanto
a lui, o addirittura di descrivere i nonni, morti prima della sua
nascita, avendoli incontrati mentre era del tutto incosciente?


Quello che accomuna, comunque,
tutti
coloro che hanno vissuto l’esperienza di pre morte è la volontà ferma
di voler approfondire ed ampliare la propria conoscenza, la propria
cultura, i propri orizzonti e prodigarsi a favore del prossimo
emergendo in essi un forte senso di fraternità e di solidarietà umana.


Infatti, per dirla con il dr.
King,
"Molti, dopo l’episodio, studiano e accettano gli insegnamenti
spirituali dei grandi pensatori religiosi. Ciò comunque non vuol dire
che diventino dei pilastri della chiesa locale: al contrario, essi
tendono ad abbandonare la dottrina religiosa in quanto tale.


Un resoconto succinto e
stimolante di
tale atteggiamento mi fu fornito da un uomo il quale, prima
dell’esperienza di pre-morte, aveva studiato presso un seminario.


"Il mio medico diceva che
durante
l’intervento ero "morto . Gli ho spiegato che invece avevo visto la
vera vita. Con quella visione capii che asino presuntuoso ero stato a
fissarmi con la teologia, a guardare dall’alto in basso chiunque non
appartenesse alla mia stessa setta o non aderisse alle mie stesse idee
teologiche.


Molte persone che conosco
resteranno
sorprese, quando scopriranno che al Signore non interessa affatto la
teologia! Tutt’al più la trova divertente! In realtà non era affatto
interessato alla mia religione: voleva sapere cosa avessi in cuore, non
in testa….."


Se, come raccontano,
l’esperienza di
N.D.E. ha risvolti così sorprendenti, non sarebbe interessante
organizzare dei coma artificiali "di Stato" con biglietto di andata e
ritorno a prezzi stracciati per comitive…?




Scritto da Maria Grazia
Pedroni ("Grazia") per Luogocomune.net
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