Una delle più stupefacenti capacità dell’uomo è quella di mentire a sè stesso.
Gli esseri umani imparano fin da piccoli che dire una bugia è spesso una scorciatoia per evitare punizioni o giudizi negativi. Quello che invece i bambini non imparano, da piccoli, è mentire a sè stessi. Non ne hanno bisogno. Se hai rubato la cioccolata, è sufficiente dire alla mamma che “non sei stato tu”, ma non hai alcun bisogno di mentire a te stesso per giustificare la tua azione: tu sai che l’hai rubata, e ti sta bene così (anzi, ti senti persino furbo, per averla sfangata).
Questo accade perchè il bambino non ha dei principi morali a cui deve rispondere. Lui ha solo voglia di cioccolata, e se riesce a soddisfare quella voglia evitando le punizioni, lui è a posto così.
Solo più avanti nell’età, quando cominci ad acquisire anche dei valori morali, cominci a provare dei conflitti interni per le azioni negative che compi. Ed è a quel punto che scatta la necessità, a volte, di mentire a sè stessi.
Chiedo scusa, nell’articolo di oggi ho commesso un errore. Mentre il video delle soldatesse israeliane è stato rilasciato ieri, la smentita della Reuters si riferisce ad una situazione precedente, risalente allo scorso novembre (la data dell’articolo è 8-11-23).
Abbiamo quindi una situazione simile a quella descritta oggi (con un “errore di traduzione” relativo ai presunti “stupri” da parte di Hamas), ma la smentita non si riferisce al caso odierno.
Resta ovviamente il problema della “interpretazione” data dal TG7 nel servizio di ieri, quando hanno parlato di “primi accenni dell’incubo delle violenze sessuali” senza che ne esista la minima prova.
Segue l’articolo originale
Nel settembre 1973 un aereo dei servizi segreti italiani - sigla Argo 16 – viene usato per riportare in Libia dei terroristi arabi sospettati di pianificare un attentato in Italia contro un aereo passeggeri israeliano in partenza da Fiumicino. La restituzione dei terroristi fa parte di un accordo segreto (conosciuto come “Lodo Moro”) fra il governo italiano e l’OLP di Arafat: restituzione di eventuali terroristi catturati, in cambio di una “immunità” da attentati sul suolo italiano. Ma questa restituzione fa infuriare il Mossad, che aveva contribuito proprio alla cattura dei terroristi coinvolti, segnalando le loro azioni ai servizi italiani.
Due mesi dopo, Argo 16 si schianta a terra subito dopo il decollo dall’aeroporto di Venezia. Le cause del disastro non sono chiare. A bordo c’era lo stesso equipaggio che aveva riportato in Libia i terroristi arabi due mesi prima.
Guardate l’immagine qua sotto: non è Montreal, non è Kyoto, non è Abu Dhabi. E’ Gaza, come Netanyahu vorrebbe che diventasse dopo la fine della guerra.
L’immagine è tratta da un documento pubblicato alcuni giorni fa dal PMO israeliano, ovvero l’Ufficio del Primo Ministro (Benjamin Netanyahu), che contiene un “piano per rivitalizzare l’economia di Gaza” dopo l’invasione militare.
In un solo giorno, il regime di Tel Aviv si è macchiato di una violazione massima delle Convenzioni di Vienna che rappresenta un vero e proprio atto di guerra - il bombardamento del consolato dell'Iran sul territorio sovrano siriano - e poi ha colpito il convoglio dove viaggiavano gli operatori umanitari di un'associazione, la World Central Kitchen, impegnata a fornire aiuto ad una popolazione allo stremo. Per chi non conoscesse lo stato della popolazione di Gaza in questo momento, le valutazioni dell’ICP (classificazione integrata delle fasi di sicurezza alimentare), ha recentemente rilevato "come il 70% degli abitanti di Gaza nel nord (circa 210.000 persone) si trovano ad affrontare la Fase 5 dell’insicurezza alimentare, cioè la catastrofe.
Ieri tutto il mondo si è ritrovato ad applaudire la risoluzione dell’ONU che finalmente – grazie alla “sorprendente” astensione degli USA - impone un cessate il fuoco a Gaza. Israele ovviamente si è detto “inorridito” da questo voto.
Peccato che la risoluzione di ieri – pur essendo del consiglio di sicurezza, e quindi vincolante – a Netanyahu faccia un baffo. Come d’altronde ad Israele hanno fatto un baffo TUTTE le risoluzioni dell’ONU che, dal 1967 in poi, imponevano allo stato sionista di restituire i territori occupati.
Israele se ne fotte delle risoluzioni ONU, questo ormai lo sanno anche i sassi.
Quindi, a cosa è servito il voto di ieri, con la “strategica astensione” degli Stati Uniti?
Dopo che l’Università di Torino ha ritirato la propria partecipazione al bando del Ministero degli Esteri per una cooperazione con Israele, La Stampa di oggi titola: “Torino, Università senza pace. L’allarme del governo: preoccupa il clima antisemita”.
A Susanna Terracini – unico membro del senato universitario ad essersi opposto a questa decisione – viene concesso l’articolo di spalla, intitolato “Sbagliato interrompere i rapporti con Israele”. Nell’articolo accanto, Salvaggiulo scrive che “Frange estremiste hanno egemonizzato le studentesse che da Torino hanno rotto il velo su prevaricazioni e molestie all’università”. Ed ecco che già si mescolano, nella mente del lettore, antisemitismo e molestie sessuali.
Mentre il buon Galimberti – il nostro sociologo per tutte le stagioni – ci ricorda che “la tolleranza è possibile solo se ascolto l’avversario. Se credo che possa allargare la mia visione del mondo”.
Diversi dipendenti palestinesi della UNRWA, rilasciati dopo una detenzione da parte di Israele, hanno raccontato di essere stato obbligati a mentire sulle presunte complicità dell’agenzia dell’ONU con Hamas, negli attacchi del 7 ottobre.
Come tutti ricorderanno, l’accusa di complicità negli attentati da parte di Israele era costata all’UNRWA la sospensione dei finanziamenti da parte di molti governi occidentali. Ebbene, non solo Israele non ha mai saputo fornire le prove di questa complicità, ma ora si scopre che alcuni suoi dipendenti, durante la prigionia, sono stati torturati, ricattati e obbligati a mentire su questo fatto.
Dall’articolo della Reuters leggiamo:
La cosa più ributtante nella politica sionista non è vedere il massacro sistematico dei palestinesi, ma il continuo rifugiarsi in giustificazioni fasulle ed ipocrite per coprire in qualche modo le loro azioni criminali. Non solo ammazzano a piacimento, ma poi non hanno nemmeno il coraggio delle proprie azioni.
Ieri più di cento palestinesi sono stati massacrati sulla spiaggia di Gaza, mentre cercavano di procurarsi del cibo portato dai camion di aiuti umanitari. Dozzine di testimoni hanno visto i soldati israeliani sparare sulla folla inerme, scatenando il panico ed un fuggi-fuggi generale. Ma secondo l’IDF l’azione è stata giustificata, e la colpa della “maggioranza dei morti” è comunque da attribuirsi ai palestinesi, che si sono “calpestati” fra di loro mentre scappavano (“Most Deaths Caused by Stampede” - Haaretz).
Naturalmente, che cosa abbia causato la “stampede” (il fuggi-fuggi) nessuno lo dice.
Gideon Levy è l’unico giornalista israeliano che abbia sempre avuto – e tuttora ha – il coraggio di criticare apertamente la politica di Israele verso i palestinesi. Questo suo articolo è uscito su Haaretz tre giorni fa.
di Gideon Levy
L’opinione pubblica israeliana deve svegliarsi, e con essa l’amministrazione Biden. Questa emergenza è più grave di qualsiasi altra durante questa guerra
L’unica cosa che possiamo fare ora è chiedere, implorare, piangere: non entrate a Rafah. Un raid israeliano su Rafah costituirebbe un attacco al campo profughi più grande del mondo. Trascinerà l’esercito israeliano a commettere crimini di guerra di una gravità che nemmeno lui stesso ha ancora raggiunto. In questo momento è impossibile invadere Rafah senza commettere crimini di guerra. Se le Forze di Difesa Israeliane (IDF) invadessero Rafah, la città diventerà un’impresa di pompe funebri.
UNRWA sta per United Nations Relief and Works Agency. E’ l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di distribuire gli aiuti umanitari per il palestinesi dei campi profughi, sia a Gaza e Cisgiordania, sia nei vicini Libano, Siria e Giordania. La UNRWA nacque nel 1948, a seguito della pulizia etnica operata da Israele durante la breve guerra che portò alla nascita dello stato ebraico, e alla rimozione forzata di circa 750.000 palestinesi dai territori in cui abitavano (Nakba).
La scorsa settimana Israele ha accusato alcuni operatori della UNRWA di “essere stati coinvolti” nell’attacco del 7 ottobre. Israele non ha chiarito in cosa sarebbe consistito questo “coinvolgimento”, ma la semplice accusa – rilanciata curiosamente da tutti i media mondiali proprio nel giorno del verdetto della Corta Internazionale contro Israele – è bastata a scatenare una “ondata di sdegno” (telecomandato?) in tutto l’occidente.