Come è stato suggerito da molti, è improbabile che non ci sia una correlazione fra la recente politica estera turca e il clamoroso attentato all'aeroporto di Istanbul.

Il problema è che questa correlazione può essere letta in modi molto diversi fra di loro.

Il primo, detto in soldoni, è che Erdogan sia stato semplicemente "punito" dagli americani per aver chinato la testa di fronte a Putin. Dopo aver ripetutamente sostenuto che l'abbattimento del jet russo era sato un atto di legittima difesa, dovuto ad una chiara provocazione da parte dei russi, tre giorni fa Erdogan ha offerto a Putin le scuse ufficiali da parte della Turchia. E Putin naturalmente le ha accettate. In altre parole, Erdogan si sarebbe rifiutato di continuare a svolgere il ruolo di "cagnaccio" contro la Russia per conto degli americani, perchè gli stava costando troppo in termini economici. Da quando c'è stata la frattura con Putin, infatti, il turismo russo in Turchia è crollato del 92%, e la stessa percentuale complessiva del traffico turistico verso la Turchia (dal resto del mondo) è crollata del 35% nell'arco di un solo anno [1].

Ma c'è un altro elemento che fa probabilmente parte dell'equazione, anche se in questi giorni è passato sotto traccia: il ritrovato accordo con Netanyahu, che ha preceduto di poche ore quello con Putin, dopo sei anni di prolungato confronto a muso duro fra Turchia e Israele.

Tutto era iniziato con il noto incidente della Mavi Marmara, nel 2010 [2], quando gli israeliani fecero fuoco su una nave turca che si recava a Gaza per portare aiuti umanitari ai palestinesi. 10 cittadini turchi rimasero uccisi, e la Turchia da quel giorno ha preteso - e inutilmente atteso - che arrivassero le scuse ufficiali del governo di Tel Aviv. Ora evidentemente Erdogan ha capito l'antifona, e non solo ha deciso che può vivere benissimo senza le scuse di Israele, ma ha anche rinunciato alla sua "irrinunciabile" richiesta di vedere definitivamente sollevato l'embargo su Gaza da parte di Israele, che lui stesso definiva "terrorismo di stato".

Evidentemente Erdogan non aveva capito con chi aveva a che fare.

In conclusione, la doppia mossa distensiva verso Israele e verso la Russia - perdente per lui in entrambi i casi - sembra segnalare che Erdogan abbia definitivamente rinunciato alla sua politica isolazionista/egemonistica in Medio Oriente.

A sua volta, quindi, l'attentato dell'aeroporto sarebbe servito a Erdogan per coprire/minimizzare l'impatto mediatico del suo doppio inchino verso le due potenze straniere, avvenuto nell'arco della stessa giornata.

In ogni caso, che sia vera la prima ipotesi oppure la seconda, una cosa la possiamo affermare con certezza: gli unici che non avrebbero mai potuto trarre un vantaggio reale da questo attentato sono gli islamici stessi. Come al solito.

Massimo Mazzucco

1 - http://www.csmonitor.com/World/Middle-East/2016/0628/Why-Turkey-s-Erdogan-settled-for-less-than-he-wanted-from-Israel

2 - https://en.wikipedia.org/wiki/Gaza_flotilla_raid