Finalmente una buona notizia. Donald Trump si è definitivamente liberato di John Bolton, il superfalco neocons che svolgeva il ruolo di responsabile per la sicurezza nazionale. In altre parole, John Bolton era il “ministro della guerra” dell’attuale amministrazione, e lui di guerre ne aveva invocata più di una.

Bolton spingeva continuamente - e apertamente - per bombardare l’Iran e la Corea del Nord, e ha fatto spesso da intralcio proprio per cercare di rallentare le trattative diplomatiche fra gli Stati Uniti e Kim-Jong-Un, come l’ha fatto per ostacolare le recenti trattative con i talebani in Afghanistan.

Bolton è stato uno dei principali architetti della guerra in Iraq, ed è anche l’uomo che da sempre ha sostenuto la necessità di un “cambiamento di regime in Siria” (leggi: rovesciamento violento di Assad), come di un intervento militare in Venezuela.

A Washington si dice che qualunque conversazione con John Bolton finisca sempre per vertere sulle possibili guerre che gli Stati Uniti potrebbero intraprendere nel mondo.

Ieri Trump ha finalmente dato il benservito a Bolton, dicendo che “si trovava costantemente in disaccordo con le strategie internazionali da lui proposte”. Lo ha fatto apparire come una scelta personale, ma in realtà si presume che questa sia la vittoria dell’ala più moderata della amministrazione capeggiata dal ministro degli esteri Mike Pompeo e dal capo di gabinetto Mulvaney, che Bolton proprio non riescono a digerirlo.

Sia chiaro, non è che da domani gli Stati Uniti porteranno rose e fiori in giro per il mondo, ma almeno Trump non avrà più sul collo il fiato caldo dell’arcifalco Bolton, che chiede di fare la guerra a chiunque si metta sulla sua strada.

Magari, con la partenza di Bolton, da domani tornerà l’energia elettrica in tutto il Venezuela. E’ questa sarebbe già una buona notizia.

Massimo Mazzucco