Non capita tutti i giorni che il Global Times – l’organo di stampa del governo cinese – dedichi un articolo in homepage all’Italia. E purtoppo il titolo era tutt’altro che incoraggiante:

“Non permettete che l’abbandono del BRI possa diventare per l’Italia un motivo di pentimento” . (BRI sta per “Belt and Road Initiative”, cioè l’accordo commerciale italo-cinese, da noi soprannominato “Via della seta”).

L’articolo cinese critica le recenti dichiarazioni del ministro Crosetto, che si è detto contrario all’accordo in un’intervista al Corriere della Sera. Come scrive Giorgio Bianchi : “Non si e' fatta attendere la risposta cinese alle dichiarazioni offensive fatte da Crosetto nell'intervista al Corriere. Il Ministro della Difesa, avventurandosi in un campo che non conosce e non gli compete, quello dell'economia e del commercio, aveva definito l'adesione dell'Italia alla Via della Seta una decisione "improvvisata e scellerata" e aveva snocciolato una serie di falsita' sulla mancanza di benefici per l'Italia.”

Nell’articolo, il Global Times smentisce apertamente i dati dichiarati da Crosetto:

Crosetto ha affermato che la BRI ha moltiplicato le esportazioni cinesi verso l'Italia, ma non ha avuto lo stesso effetto sulle esportazioni italiane verso la Cina. Ma in realtà, per più di quattro anni, il volume degli scambi bilaterali tra Cina e Italia ha ripetutamente raggiunto nuovi massimi. Dal 2019 al 2022 è aumentato di quasi il 42% in controtendenza. L'anno scorso ha raggiunto quasi 78 miliardi di dollari. Dal 2019 al 2021 le esportazioni italiane verso la Cina sono aumentate del 42%. Nei primi cinque mesi di quest'anno, le esportazioni italiane verso la Cina sono aumentate significativamente del 58%. Queste cifre riflettono inconfutabilmente il forte effetto della BRI, che non è affatto quello che ha detto Crosetto.

Dopodichè il Global Times va dritto al punto, ovvero la situazione di sudditanza dell’Italia rispetto agli USA:

“Anche la tempistica della retorica di Crosetto è dubbia, e dietro ovviamente ci sono gli Stati Uniti. … Dopo l'incontro con il presidente Usa Joe Biden, la Meloni ha detto che il governo italiano prenderà una decisione sulla Bri entro dicembre, sottolineando di "mantenere aperto un dialogo costruttivo con Pechino" e rivelando la volontà di visitare la Cina. Ciò riflette anche l'attuale dilemma dell'Italia: vuole il riconoscimento politico di Washington, ma non è disposta a rinunciare alla cooperazione economica con la Cina, e non vuole sceglierne solo una. È chiaro chi è responsabile della difficile situazione attuale dell'Italia. Da quando l’Italia ha deciso di aderire alla BRI, nel 2019, gli Stati Uniti hanno esercitato una forte pressione su di essa e hanno quasi etichettato l'Italia come un "traditore dell'Occidente". A quel tempo, il New York Times descrisse addirittura l'Italia come un "cavallo di Troia" del mondo occidentale, "che consente all'espansione economica - e potenzialmente militare e politica - della Cina di raggiungere il cuore dell'Europa". Dopo il cambio di governo italiano, Washington ha visto un'opportunità e ha intensificato le pressioni su di essa. Poco prima della visita di Meloni negli Stati Uniti, John Kirby, direttore delle comunicazioni strategiche del Consiglio di sicurezza nazionale, ha pubblicamente "istruito" l'Italia sulla "mancanza di ricompensa per le partnership economiche con la Cina" e ha detto che "abbiamo creato un'alternativa".

Il Global Times conclude dandoci dei “suggerimenti amichevoli”:

“Essendo l'unico paese del G7 che ha firmato il Memorandum sulla BRI, la priorità dell'Italia nelle relazioni estere della Cina e lo stato delle relazioni Cina-Italia nelle relazioni Cina-UE sono stati notevolmente migliorati, con molti effetti positivi diretti e indiretti. Inoltre pone l'Italia in una posizione unica e vantaggiosa per collegare l'Oriente e l'Occidente. Se guardiamo solo da un punto di vista pragmatico e puramente dagli interessi nazionali dell'Italia, l'adesione alla BRI è senza dubbio vantaggiosa. Ma se si mescola con la geopolitica e la pressione e la coercizione degli Stati Uniti, le cose si complicheranno. Ci auguriamo che l'Italia possa prendere una decisione razionale senza interferenze esterne. Questo è il momento di mettere alla prova la saggezza politica e l'autonomia diplomatica dell'Italia.”

Parole sante. Ma di quale “saggezza politica e autonomia diplomatica” stiamo parlando?

Massimo Mazzucco