C'è qualcosa di triste nella cosiddetta "incoronazione" di Di Maio a candidato premier dei 5 Stelle.

E' forse la stessa parola "incoronazione" ad essere triste, perchè riduce quello che era un immenso movimento trasversale, fatto di migliaia di attivisti sparsi per tutta Italia ad un volto unico, che per sua stessa definizione non potrà mai rappresentarli tutti e quanti.

Di Maio ha un volto rassicurante e fragile insieme. Un volto contorniato da quel suo perenne sorrisetto ambiguo, che non sai mai se vuole davvero prenderti per il culo, o se è solo il sintomo di una forte insicurezza, il sintomo di un profondo desiderio di piacere.

Siamo lontani anni luce dalle espressioni rabbiose e inequivocabili di un Di Battista, dagli sguardi penetranti e diretti di un Fico, dalle espressioni acute e pungenti di una Taverna, di una Lezzi o di una Lombardi. Come siamo lontani anni luce dall'espressione tagliente e sarcastica dello stesso Beppe Grillo.

E' come se al momento di scegliere la sintesi, il Movimento 5 Stelle avesse rinunciato alla propria natura guerresca, e avesse scelto l'unica faccia capace di mimetizzarsi in qualche modo all'interno della rivoltante galleria di personaggi constituita dall'attuale classe politica.

E' come se Di Maio, in fondo, non stonasse troppo in mezzo a loro. Sappiamo che è sicuramente più onesto, sappiamo che è animato da buone intenzioni, ma notiamo che la sua presenza non stride più di tanto accanto al resto dei politici, come avrebbero fatto invece quella di un Fico o di un Di Battista.

Con la scelta di Di Maio il Movimento ha definitivamente rinunciato alla sua natura guerresca, ed ha iniziato a giocare la partita con le stesse carte del potere. Lo ha fatto sia nell'immagine, scegliendo appunto il volto "mite" e "ragionevole" di Di Maio, ma lo ha fatto soprattutto nei contenuti, arretrando vistosamente su quelle che erano state le sue armi più efficaci, ovvero un antieuropeismo naturale ed istintivo, e l'ostilità dichiarata verso la moneta unica.

Il prezzo pagato dai 5 stelle per avere un passaporto alla poltrona di premier è stato altissimo. Ora vedremo come farà Luigi Di Maio - se mai riuscisse davvero a diventare capo del governo - a tradurre in azioni concrete quello che ancora resta dell'anima originale del Movimento 5 Stelle. Altrimenti saremo di fronte alla più grande opportunità che l'Italia abbia mai avuto di cambiare veramente verso al proprio destino, che sarà stata buttata in pattumiera per il semplice desiderio di piacere ai potenti. Per il semplice desiderio di potersi sedere insieme a loro al tavolo di gioco.

Massimo Mazzucco