Comincio ad avere la sensazione che per le elezioni del 4 di marzo non ci sarà nessuna campagna elettorale.

Bene o male nel 2013 la campagna elettorale ci fu: si usciva dal governo "tecnico" di Monti, e c'era una certa voglia da parte dei partiti di riprendersi ciascuno il proprio territorio elettorale. Bene o male sentivi parlare di programmi, con la destra e la sinistra che almeno fingevano di contrapporsi su alcuni temi precisi. E poi ci fu il ciclone di Beppe Grillo, che con lo "tsunami tour" infiammò le piazze d'Italia, e portò improvvisamente al 25% un movimento che prima solo pochi conoscevano.

Questa volta invece sembra tutto già deciso. Il centro-destra discute soltanto al suo interno, per la leadership della coalizione. Il centro-sinistra discute soltanto al suo interno, per la mancata leadership della non-coalizione. Centro-destra e centro-sinistra poi attaccano i 5 stelle, consapevoli che siano loro la prima forza d'Italia.

Ma nessuno fa più politica. Nemmeno per finta.

Ormai ciascuno è arroccato sulle proprie posizioni, consapevole di poter contare sul proprio zoccolo duro, e mentre tutti dicono di voler conquistare il partito degli indecisi e degli astenuti, nessuno in realtà fa qualcosa di concreto per riuscirci. A destra si "sparano" scemenze ad effetto, come una flat-tax improponibile o una abolizione della legge dei vaccini che nessuno veramente pensa di perseguire. A sinistra si annaspa fra proposte ridicole, dalla abolizione dei costi universitari (LEU), alla stucchevole cantilena dell' "Italia è ripartita" (PD), anche se nessuno sa dirci veramente dove sia andata.

Gli unici che in qualche modo provano ancora a promuovere un loro programma sono i 5 Stelle, ma è come se ormai il suono delle loro parole si perdesse ancor prima di arrivare alle orecchie del cittadino. C'è qualcos'altro, qualcosa di impalpabile, che disturba la cominicazione fra politici e cittadini.

E' come se la campagna costante di veleni incrociati, che domina le news da almeno un anno (dal 4 dicembre 2016, per essere precisi) avesse ormai soffocato qualunque possibilità di mandare un messaggio politico ai cittadini. Sincero o meno che possa essere.

Certamente, se osserviamo la situazione dall'alto, sappiamo benissimo che le elezioni ormai servono a poco in ogni caso. Chiunque vada al governo avrà comunque dei margini di manovra talmente ridotti, rispetto ai diktat dei poteri sovranazionali, che tanto varrebbe restarsene fuori dalla tenzone politica.

Ma almeno lottare per un ideale, no? E' anche bello fare una lotta pur sapendo che non la vincerai mai, solo per avere la soddisfazione di riconoscerti in una forma di pensiero precisa. Per identificarti, con te stesso prima ancora che con gli altri.

Invece girano tutti a vuoto, ciascuno preso dal desiderio di scaricare più veleno possibile addosso agli avversari, quasi come se la classe politica di oggi avesse capito di non contare ormai più nulla, e volesse rifarsi per questa frustrazione rivalendosi sugli altri.

Ma chi sarà, viene da domandarsi a questo punto, colui che rigira contento il mestolone impazzito della politica italiana?

Massimo Mazzucco