Per i bambini oggi era l'ultimo giorno di carnevale. Per il governo invece il carnevale continua.

In nessun altro paese al mondo sarebbe concepibile assistere ad un balletto così pietoso come quello della TAV. In un paese normale infatti una decisione sarebbe già stata presa da almeno un mese, e oggi nessuno sarebbe ancora qui a discuterne. Invece da noi abbiamo una situazione di stallo, con tanto di psicodramma nazionale, perchè i due azionisti di governo sono riusciti a trasformare questa decisione in uno strumento per misurare il proprio successo a livello elettorale.

Con una differenza però: mentre Salvini si trova davanti ad una situazione lose/win (ovvero, o perde o vince), per i 5 Stelle quella della TAV è comunque una situazione lose/lose (perdono in ogni caso).

Mi spiego meglio: per Salvini un no alla TAV sarebbe certamente una sconfitta di fronte al suo elettorato, mentre un sì rappresenterebbe per lui una vittoria innegabile. Per i 5 Stelle invece ciascuna delle soluzioni sarebbe un sconfitta: se passasse il sì, tutti direbbero che il movimento ha completamente perduto la sua identità, e perderebbero ancora più voti di quelli che già ha lasciato per strada in questi mesi. Mentre se passasse il no, quella di Di Maio sarebbe una vittoria di Pirro, nel senso che ormai l'opinione pubblica li ha condanati ad essere "il partito del no", "quelli che dicono no al progresso", "quelli che bloccano l'Italia" ecc. ecc.

Quindi, se prevalesse il no alla TAV, Di Maio potrebbe certamente vantarsi di aver tenuto duro con il proprio elettorato, ma perderebbe comunque i voti di tutto coloro che ormai percepiscono un no alla TAV come un "freno verso il progresso". In altre parole, Di Maio eviterebbe di perdere altri voti al suo interno, ma non ne conquisterebbe nemmeno uno di nuovo, perchè il "no" verrebbe percepito come un sintomo negativo da parte del resto della nazione. "Va bene - direbbero tutti gli altri - hanno vinto i testardi, ma intanto l'Italia rimane al palo".

La vera battaglia sulla TAV è già stata combattuta, mediaticamente, nel momento in cui la stampa mainstream e la propaganda di destra hanno fatto passare un eventuale no non come un rifiuto di gettare soldi dalla finestra per un progetto inutile, ma come un sintomo di una filosofia che vuole porre un freno al porgresso dell'Italia.

Come al solito, i 5 Stelle sono stati battuti sul piano della comunicazione, e ora dovranno pagarne le conseguenze. Per l'ennesima volta.

Massimo Mazzucco