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1 - La vittoria 5 stelle
La svolta "democristiana" e tranquillizzatrice dei 5 stelle - almeno in termini di numeri - ha pagato. Dopo aver fluttuato per un paio di anni fra il 26 e il 28%, alla campanella dell'ultimo giro i 5 stelle hanno allungato il passo, e sono arrivati a sfiorare il 32 per cento. E si capisce dall'espressione di Grillo e di Di Maio che di più non era umanamente possibile, nella situazione odierna. Oltre alla svolta tranquillizzatrice, ha contribuito certamente anche il fatto di aver presentato il potenziale governo prima delle elezioni: questa "chiarezza di intenti", contrapposta alla fumosità di alleanze poco chiare o addirittura trasversali, ha sicuramente convinto una parte degli indecisi ad appoggiare i 5 stelle.
Ora restano da vedere due cose: che questo successo non si trasformi nella classica vittoria di Pirro - nel senso che i 5 stelle non riescano comunque a formare governi di alcun tipo, restando condannati in eterno all'opposizione - e che l'aver tradito alcuni dei propri ideali fondanti non segni di fatto l'inizio di una "normalizzazione" che li porti veramente a diventare, entro poco tempo, "un partito come tutti gli altri". (Poco ce ne facciamo di un movimento che non voglia realmente affrontare di petto i principali problemi del paese, cioè mafia, clientelismo e corruzione).
di Fulvio Grimaldi
Che questo fosse uno Stato in mano a briganti, ladri, corrotti, sociocidi, vendipatria, bari e tecno-bio-fascisti lo si sapeva. Lo si sapeva, misurando a spanne, più o meno da quando Togliatti, ministro della Giustizia, in perfetta sintonia con la pugnalata alle spalle di Yalta, decretò l’amnistia per tutto l’apparato amministrativo fascista. Ma lo si sospettava fin da quando, nel 1943, l’invasore Usa si accordò con la mafia per la risalita della penisola dalla Sicilia, garantendo in cambio una perenne coabitazione tra criminalità organizzata e classe dirigente al governo del paese sotto tutela USA, tramite Lucky Luciano, Salvatore Giuliano, “Gladio”, Cia, Pentagono, Goldman Sachs (per dire Rothschild e tutto il cucuzzaro di Wall Street) e poi UE.
Da De Gasperi a Berlinguer, passando per puntelli minori, liberale, repubblicano, socialdemocratico e i radicali in funzione di mosca cocchiera, fino all’attuale cosca renzusconiana, il maficapitalismo italiota ha attraversato solo due crisi. Una minore, provocata dai sussulti autonomisti del capo-ladrone Craxi, del tutto velleitaria per i troppi scheletri nell’armadio del soggetto, e una maggiore, quando dal 1968 al 1977 una generazione traversale e interclassista rivoluzionaria riuscì a imporre le uniche riforme di civiltà e progresso dal dopoguerra ad oggi. A questo tentativo fu posto fine mediante la militarizzazione del conflitto (terrorismo, strategia della tensione, organizzazioni armate) gestita da elementi atlantisti interni ed esterni precedentemente citati.
Stupisce l'importanza che viene data dai media nazionali alla questione dei rimborsi mancati dei 5 stelle.
In un paese normale, la grossa notizia dovrebbe essere che un gruppo di parlamentari si taglia volontariamente lo stipendio da 5 anni, rinunciando a succose cifre con diversi zeri per dare un esempio concreto delle loro buone intenzioni e della loro credibilità.
Invece questo fatto è stato clamorosamente trascurato dai media nazionali per quasi cinque anni. Salvo diventare un argomento di primo piano, nel momento in cui si scopre che non tutti i parlamentari 5 stelle hanno osservato questa regola.
In altre parole: il fatto in sè non fa notizia, la sua eccezione sì. Perchè?
Ormai le vicende di Macerata sono uscite dall'ambito del singolo evento criminale, per diventare materia di contesa a livello nazionale. La sinistra intona il solito stucchevole cantico "contro ogni fascismo", la destra accusa la sinistra di essere lei la responsabile della situazione di intolleranza che si sta venendo a creare nel paese contro gli immigrati.
Ma a chi conviene di più questa strumentalizzazione degli eventi di Macerata? Alla destra salviniana, che cavalca l'esasperazione ormai diffusa del popolo italiano verso l'ondata migratoria, o alla sinistra boldriniana, che cavalca invece la ben nota retorica dell'antifascismo?
Da un po' di tempo mi stavo domandando che cosa sia esattamente che manca ai 5 Stelle per renderli definitivamente vincenti nel panorama politico italiano. Pensavo - fino a ieri - che stessero semplicemente pagando la loro ambiguità su temi di importanza fondamentale, come l'euro piuttosto che non i vaccini. Ma questo argomento non mi bastava per trovare la risposta che cercavo. C'è qualcosa di più - mi dicevo - qualcosa che mi sfugge, che gli impedisce di essere assolutamente convincenti a livello umano prima ancora che politico. Poi oggi mi sono imbattuto in questo simpatico "teatrino" fra Diego Fusaro e Marcello Foa, presentato da Messora, e di colpo mi è scattato un lampo nel cervello.
Sono solo io ad aver avuto quel lampo?
Massimo Mazzucco
Appello del Dott. Dario Miedico, il dottore radiato di recente dall'Ordine dei Medici per le sue posizioni critiche sulla sicurezza dei vaccini.
Comincio ad avere la sensazione che per le elezioni del 4 di marzo non ci sarà nessuna campagna elettorale.
Bene o male nel 2013 la campagna elettorale ci fu: si usciva dal governo "tecnico" di Monti, e c'era una certa voglia da parte dei partiti di riprendersi ciascuno il proprio territorio elettorale. Bene o male sentivi parlare di programmi, con la destra e la sinistra che almeno fingevano di contrapporsi su alcuni temi precisi. E poi ci fu il ciclone di Beppe Grillo, che con lo "tsunami tour" infiammò le piazze d'Italia, e portò improvvisamente al 25% un movimento che prima solo pochi conoscevano.
Questa volta invece sembra tutto già deciso. Il centro-destra discute soltanto al suo interno, per la leadership della coalizione. Il centro-sinistra discute soltanto al suo interno, per la mancata leadership della non-coalizione. Centro-destra e centro-sinistra poi attaccano i 5 stelle, consapevoli che siano loro la prima forza d'Italia.
Ma nessuno fa più politica. Nemmeno per finta.
di Navyone
Sono stato qualche giorno in vacanza all’estero e al rientro in Italia ecco la prima sorpresa del nuovo anno: a partire da ieri, 2 gennaio 2018, i supermercati hanno incominciato ad applicare la normativa voluta dal Governo e riguardante la tassazione dei sacchetti utilizzati per la pesatura ed il trasporto dei generi non sottoposti ad imbustamento all’origine (in genere frutta e verdura da banco).
Questa decisione è stata presa, come accade ultimamente, in modo unilaterale e senza consultazione di organi che tutelano il consumatore, come invece mi sarei aspettato.
La manovra porta solo vantaggi al governo ed ai punti vendita, mentre come al solito, penalizza il consumatore.
Ma vediamo come.
di Marcello Pamio
Mentre il gregge disorientato mangia panettoni sintetici bevendo spumanti tossici aromatizzati seduti comodamente sul divano davanti ad un plasma da 50 pollici comprato proprio per le finte partite di calcio, il Regime va avanti con il ruolino di marcia.
Le pecore festeggiano felici con in testa il cappellino rosso e bianco (colore non a caso della famosa coca legalizzata) e il Sistema estrae dal cilindro oltre alle trombette anche la vaselina…
Nel periodo natalizio in cui le potenti energie del solstizio invernale (il giorno più corto dell’anno) illuminate dalla flebile luce, suggeriscono non a caso l’introiezione, la chiusura per ritrovare se stessi, cosa sta facendo il governo illegittimo di turno?
di Giulietto Chiesa
Per tutti quelli che non sanno più per chi votare (o non vogliono più votare per la nausea), e sono all’incirca la metà del corpo elettorale, nasce una nuova prospettiva. È la società civile che si organizza. Non è un nuovo partito. È un programma politico forte, concreto, realistico, per salvare l’Italia dal degrado in cui si trova. Un programma di donne e uomini competenti, onesti, coraggiosi. Sono orgoglioso di esserne uno dei promotori (con molti altri). È una proposta che si rivolge a tutti coloro che vogliono risorgere, moralmente, in solidarietà. Non è l’ennesimo tentativo di unire la sinistra, o di ripartire da nostalgie del passato.
Lo abbiamo chiamato “Mossa del Cavallo” per far capire che bisogna scavalcare questi partiti inetti e/o corrotti, o entrambe le cose. Noi siamo con coloro che hanno votato “no” al referendum del 4 dicembre 2016. Vogliamo attuare la Costituzione. È un programma rivoluzionario che sta tutto dentro la Legge Fondamentale del nostro Stato, quella che il 60% dei cittadini vuole sia mantenuta, difesa, e soprattutto, attuata.
Movimento 5 Stelle. Ovvero, l'arte di spararsi nei coglioni.
La cancellazione da parte di Di Maio del confronto con Renzi, prevista per martedi sera su LA7, è stato un suicidio politico della miglior specie. Difficilmente si può immaginare un uomo politico che riesca a farsi così tanto danno in un colpo solo.
Con una mossa da grande scacchista Di Maio era riuscito ad ingabbiare Renzi in un confronto diretto, senza se e senza ma. Talmente astuta e azzardata era stata la mossa di sfidarlo pubblicamente, che il buon Renzi non ha avuto altra scelta che accettare. E ora tutta l'Italia si pregustava già uno showdown all'americana, uno di quei confronti diretti che di solito lasciano vivo sul campo un solo concorrente. Uno vince, e l'altro viene portato via in barella fra i fischi del pubblico accalorato.
In un confronto diretto, Di Maio avrebbe finalmente potuto accusare Renzi di tutte le bugie che ci ha raccontato negli ultimi 3 anni. Avrebbe potuto rinfacciargli il fatto di aver aiutato le banche ma non i suoi risparmiatori. Avrebbe potuto sbattergli in faccia il fallimento della sua politica sul lavoro, con il 92% dei "nuovi contratti" che sono in realtà delle garanzie di precarietà. Avrebbe potuto metterlo alle strette, accusandolo di regalare bonus elettorali a destra e a manca, pagandoli con un incremento vergognoso del debito nazionale. Sarebbe stato come sparare nel mucchio: c'era solo da scegliere l'argomento preferito, e premere il grilletto.