Fino all'altro ieri Donald Trump era considerato soltanto una macchietta, un personaggio colorito salito alla ribalta solo grazie al momentaneo vuoto che si è creato ai vertici della classe dirigente del partito repubblicano.

"Al massimo - si diceva - vincerà la nomination dei repubblicani, ma poi Hillary Clinton lo schiaccerà come una lucertola sull'asfalto". La convinzione più diffusa a livello mainstream infatti era che Trump, con le sue posizioni estremiste, xenofobe e razziste, non sarebbe comunque mai riuscito a conquistare quella famosa fetta intermedia di elettori americani - i cosiddetti "indecisi", collocati al centro dello schieramento elettorale - che di solito rappresentano l'ago della bilancia nelle elezioni presidenziali.

Ma da qualche giorno le cose sono radicalmente cambiate, perché Donald Trump ha finalmente fatto il suo primo discorso sulla politica estera, ed ha spiazzato tutti: invece del solito sproloquio vuoto e delirante, Trump ha messo insieme un discorso sensato, equilibrato e assolutamente ragionevole, che sembra aver fatto presa sul grande pubblico. In sintesi, ha detto Trump, gli Stati Uniti devono mettere fine alla loro politica interventista nel mondo, e ritrovare un equilibrio con le grandi potenze straniere, basato sul reciproco rispetto delle esigenze di ciascuno. (Grande festa ovviamente a Mosca, dove Donald Trump suscita decisamente maggiori simpatie della Clinton).

Talmente "pericoloso" si è rivelato questo discorso per la politica dei guerrafondai americani (di cui la Clinton si propone come leader indiscussa) ...

... che tutte le grandi testate, dalla CNN al New York Times, hanno dato contro al discorso di Trump, cercando di ridicolizzarlo e di minimizzarne la portata politica.

Ma il discorso di Trump ormai ha lasciato il segno, ed indietro non si può tornare: l'uomo dal ciuffo impossibile evidentemente si è circondato di persone che sanno consigliarlo, ed una cosa ormai in America è chiara a tutti: se mai Hillary Clinton diventerà presidente, la sua non sarà certo una passeggiata. Non solo Trump le darà del filo da torcere, nei dibattiti presidenziali del prossimo autunno, ma ha anche dimostrato una grande dote camaleontica, nel trasformare con facilità il suo populismo da baraccone in una strategia politica solida e credibile.

E come sappiamo, agli americani basta poco: un uomo deciso, che parla fuori dai denti e promette al suo popolo di restaurare l'antica grandezza della sua nazione, è più che sufficiente perché questo popolo gli metta incondizionatamente in mano il bastone del comando.

Certo che sarebbe divertente vedere la guerrafondaia Hillary Clinton battuta per la seconda volta consecutiva in una corsa alla presidenza che l'aveva data, in ambedue i casi, come scontata vincitrice: come a dire che sì, è tutto deciso dall'alto, ma anche dai lati può arrivare ogni tanto qualche sorpresa inaspettata.

Massimo Mazzucco