Una volta i presidenti scomodi si ammazzavano con una pallottola in testa. Oggi si cerca di farli fuori - mediaticamente, non più fisicamente - prima che vengano eletti, oppure ri-eletti.

E’ il caso di Donald Trump, che vorrebbe tanto ricandidarsi alla presidenza nel 2024, ma che sta subendo un attacco a tenaglia da parte del deep state per cercare di impedirglielo.

Un braccio della tenaglia è costituito dall’IRS (che sarebbe l’Agenzia delle Entrate federale), la quale sta cercando da diversi anni di costringere Trump ad una revisione delle sue dichiarazioni dei redditi, senza riuscirci. Per tradizione infatti, ogni candidato presidente ha sempre reso pubbliche le proprie dichiarazioni dei redditi degli anni precedenti, mentre Trump si è sempre rifiutato di farlo. Finché era presidente, è riuscito a resistere alla pressione, ma proprio ieri una commissione parlamentare – che è ancora in mano ai democratici – ha votato affinchè le sue dichiarazioni dei redditi vengano rese pubbliche.

E siccome l’ex-presidente era riuscito per molti anni a pagare addirittura zero tasse a livello federale, è probabile che molte delle complicate strategie utilizzate dei suoi commercialisti per proteggerlo verranno alla luce, rivelando degli ammanchi sostanziali. C’è chi parla già di multe di diverse centinaia di milioni di dollari per Trump. Questo senza contare eventuali incriminazioni di tipo penale (negli Stati Uniti frodare le tasse è un crimine federale).

L’altro braccio della tenaglia che sta stringendo Trump è quello della famosa “rivolta del Campidoglio” del 6 gennaio 2021. Dopo un estenuante lavorio di tipo legale, la “commissione per i fatti del 6 gennaio” ha raccomandato al Dipartimento di Giustiza di processare Trump come primo responsabile di quegli eventi. E in questo caso i democratici hanno avuto l’appoggio di una parte degli stessi repubblicani, quelli che vorrebbero liberarsi di Trump una volta per tutte. Primo fra tutti il leader dei repubblicani al senato, Mitch McConnell, il quale ha apertamente dichiarato “L’intera nazione sa chi è il responsabile per i fatti del 6 gennaio”.

Vista retrospettivamente, quella del 6 gennaio è stata una trappola geniale sapientemente orchestrata dai democratici per mettere Trump in difficoltà. E lui ci è cascato dentro in pieno.

Nel frattempo Ron De Santis gongola silenzioso, aspettando che gli tolgano di mezzo l’unico ostacolo che ancora gli rimane per candidarsi lui stesso alla presidenza per il 2024.

Massimo Mazzucco