Bergoglio continua a blaterare a vuoto, senza mai supportare le proprie parole con azioni che siano degne di queste parole.

Ieri si è scagliato nuovamente - a parole - contro il "terribile peccato" della pedofilia.   

"Lo scandalo dell'abuso sessuale - ha dichiarato Bergoglio - è una rovina terribile per tutta l'umanità, che colpisce tanti bambini, giovani e adulti vulnerabili in tutti i paesi e in tutte le società. Per la Chiesa è stata un'esperienza molto dolorosa. Sentiamo vergogna per gli abusi commessi da ministri consacrati, che dovrebbero essere i più degni di fiducia". E poi ha aggiunto: "La Chiesa ha affrontato questi crimini in ritardo e anche un solo abuso basta a condanna senza appello".

E no, caro Bergoglio, è qui che ti sbagli. La Chiesa non ha affrontato proprio nulla, durante il tuo pontificato. Ha solo "preso atto" - a parole, nuovamente - che il problema esiste, ma non ha fatto assolutamente nulla per cercare di risolverlo.

Bergoglio infatti, per affrontare il problema, non avrebbe trovato di meglio che "cercare di prendere più gente che lavori nella classificazione dei processi, persone che studiano i dossier". Come se i dossier già esistenti non fossero sufficienti a capire le dimensioni e la portata del problema.

Se davvero il Papa fosse interessato a fare qualcosa per combattere la pedofilia del clero, invece di "assumere più gente che lavori alla classificazione dei processi" potrebbe leggersi, ad esempio, questo rapporto pubblicato la scorsa settimana dal Centre for Global Research dell'Università di Melbourne, intitolato "Child sexual abuse in the Catholic Church: an interpretive review of the literature and public inquiry reports".

Scritto da un ex-prete cattolico, Des Cahill, e dal teologo Peter Wilkinson, il rapporto giunge all'agghiacciante conclusione che ben il 7% dell'intero clero cattolico ha abusato di bambini, in una forma o nell'altra, fra il 1950 e il 2000.

Provate a scaricare il rapporto completo, e soltanto a leggere l'indice degli argomenti vi si rizzeranno i capelli in testa.

La ragione principale di questa sistematica "devianza collettiva" - secondo il rapporto - è la cultura repressiva del celibato, imposta al clero dall'attuale dottrina cattolica, mescolata allo spirito di omertà e di segretezza che regna da sempre all'interno delle istituzioni cattoliche, dove i preti si trovano a stretto contatto con una popolazione di alunni esclusivamente maschile.

Una formula esplosiva - in altre parole - fin dalla sua concezione, dove la negazione delle normali pulsioni eterosessuali si accoppia con la vasta "disponibilità" di ragazzini di sesso esclusivamente maschile.

Altro che "prendere più persone che lavorino nella classificazione dei processi". Se Bergoglio vuole davvero affrontare il problema alla radice, deve cominciare a guardare alla stessa dottrina cattolica, che impone appunto il celibato in maniera mortificante e non motivata (*).

Chissà perchè nella chiesa protestante, dove i preti possono sposarsi regolarmente, non si sente mai parlare di casi di pedofilia?

Massimo Mazzucco

* Ricordiamo che ai tempi dei Vangeli i vescovi (preti) potevano sposarsi regolarmente. Il celibato venne introdotto solo dopo l'anno mille, per motivi tutt'altro che spirituali: si trattava di "proteggere" i beni della chiesa, che sarebbero altrimenti finiti "in mani laiche" - a causa delle pratiche di successione - se i preti avessero potuto sposarsi.