di CORVELVA

Negli ultimi giorni si sentiva la mancanza di qualche inutile e faziosa provocazione. Soprattutto si sentiva la mancanza del clima di odio “contro qualcuno”, così alcuni giornalisti "di talento" hanno pensato bene di rinfocolare una vecchia ma sempre ugualmente utile polemica: quella che vede protagonisti i “no-vax”.

Ebbene, succede che dinanzi alla grande psicosi (perlopiù mediatica) che da qualche giorno attanaglia il nostro Paese, alcuni geniali personaggi abbiano avvertito la mancanza dei “no-vax”, o meglio della tanto cara - a loro - polemica, sfornando articoli vari del tipo “Quanto fa rumore il silenzio No vax” - “Dove sono finiti i No-vax?” E via dicendo. 

Sorvoliamo (si fa per dire) sulla totale idiozia di tirare in ballo la questione relativa all’obbligo delle vaccinazioni durante un’epidemia causata da un virus che vaccino non ha. Facciamo garbatamente presente che coloro che questi signori definiscono “No-vax” sono cittadini come tutti gli altri, che lavorano, pagano le tasse, contribuiscono alla vita sociale economica e politica del Paese, e che sono contrari all’imposizione di obblighi vaccinali (e sanitari in genere). E dove siamo?

Siamo qui, esattamente dove prima, ad assistere ad uno dei peggiori spettacoli che la politica italiana abbia offerto da lungo tempo a questa parte.

Siamo qui, attoniti, a guardare tanti rappresentanti politici ed istituzionali blaterare dalle pagine dei giornali, senza la minima cognizione di causa (ma qualcosa bisogna pur dire e qualcosa bisogna pur scrivere e se non sai cosa dire e cosa scrivere, beh, parla e scrivi a caso).

Prima si parla contro la discriminazione “ingiustificata” dei bambini cinesi rientranti dal Paese colpito dal Coronavirus, quando per anni si è incoraggiata la stessa discriminazione per i nostri bambini sani non vaccinati - salvo poi assistere alla chiusura delle scuole per tutti, anche dove non ci sono focolai epidemici.

E si parla del vaccino che prima non c’è, poi che sarà pronto in una settimana, poi ancora ci vorranno 7 mesi, chi rilancia ad un paio d’anni. E via col valzer dei numeri, delle condizioni epidemiologiche, delle dirette tivù sulla necessità di blindare un Paese piuttosto che qualche Regione o forse no, basta qualche Comune.

I carnevali e le messe annullate, ma i centri commerciali aperti; i ristoranti aperti (ma vuoti perché avete fatto un ottimo lavoro di terrorismo mediatico) e i pub chiusi; il giorno prima la ressa a Venezia e il giorno dopo ecco l’ordinanza che vieta persino di incontrarsi per eventi culturali in luoghi aperti. E nel frattempo un Paese che vive (anche) di turismo viene danneggiato in maniera pesantissima dall’incompetenza di una classe dirigente che quando davvero si tratta di tutelare la salute pubblica va allo sbando, mentre per imporre 10 vaccini trova unità di intenti su “solide basi scientifiche”.

Si vara un Decreto Legge firmato in fretta e furia al riscontrarsi dei primi casi - casi prevedibili giacché si è iniziato a fare i tamponi - e appena 3 giorni dopo la OMS prende le redini della situazione per dire che si è esagerato ed è solo un’influenza, che non è il caso di gettare panico ingiustificato e che si deve ridimensionare la psicosi di massa (montata ad arte dai mass-media…), mentre mezzo mondo non si fa il minimo riguardo a discriminare gli italiani, sconsigliando viaggi e spostamenti da e per il nostro Paese, bloccando navi e trasporti da e per l'Italia.

Però il Decreto Legge che sospende la democrazia ce lo teniamo: di fatto è vietata in diverse (e mutevoli) aree del Paese l’aggregazione organizzata all’aperto e al chiuso, in luoghi pubblici e privati, così come è possibile impedire la libera circolazione delle persone nelle aree indicate come “a rischio” - a rischio di che, ora, di un’influenza???

Comunque la si guardi, questa epidemia di Covid-19 ha dimostrato una volta di più (e, si spera, una volta per tutte) che siamo in mano al pressappochismo: sulla reale gravità degli eventi; sulla previsione delle conseguenze di questi eventi; sulle conseguenze che l’incapacità di gestione potrà avere sugli aspetti sociali ed economici di una nazione. 

Chiosa qualcuno, i novax ora che dicono? E cosa dobbiamo dire… Che in pochi giorni tutto il teatrino istituzionale è miseramente crollato mostrando infine la cruda realtà: quella di un Paese privo di una gestione capace e di una classe dirigente trainante che sappia far fronte ad una qualsiasi emergenza - sia essa economica, politica, sanitaria…(non che non si fosse già notato, essendo noi quel ridente Paese che ancora ospita migliaia di famiglie nelle tendopoli o nelle case-container dopo i terremoti devastanti che hanno sconquassato il nostro territorio). 

In pochi giorni tutti coloro che dovevano sentirsi rassicurati dalla trionfante battaglia per rendere obbligatori 10 vaccini, si sono ritrovati inermi, scoprendo che oltre alla varicella e al morbillo esistono (mioddio!) altri virus che da un giorno all’altro possono manifestarsi, e colpire anche chi stava “dalla parte giusta” della barricata e aveva seguito senza discutere tutte le indicazioni dei sedicenti esperti, che indicavano i Novax come il peggior nemico da combattere. All’improvviso tutto ciò che abbiamo detto per anni si è rivelato nella sua ovvietà: non saranno 10 vaccini (ma nemmeno 15) obbligatori a tutelare la salute pubblica né tantomeno la popolazione immunodepressa, né a scuola né altrove, giacché di virus e batteri potenzialmente patogeni e rischiosi per quella stessa categoria di persone ne esistono a bizzeffe e ne nascono pure di nuovi (e non sempre per mano della Natura, ma questa è un’altra storia). 

Dunque cos’è che sappiamo fare in Italia? Sappiamo benissimo come cavalcare l’onda emotiva per vendere più giornali ed aumentare l’audience e per varare leggi anticostituzionali sulla libertà di cura; sappiamo perfettamente come favorire gli investimenti delle multinazionali - con sedi legali all’estero - offrendo la popolazione come ricco buffet a cui servirsi; sappiamo obbligare decine di migliaia di bambini sani a starsene fuori dagli asili quando parliamo di morbillo (mortalità quasi a zero in Italia), ma siamo pronti a dire “no alla discriminazione” quando si profila un rischio per una nuova malattia che ha una mortalità di (pare) circa il 3%.

E allora, i no-vax cosa dicono? Non dicono nulla, loro sono già abituati a tenersi i bambini a casa, non vengono colti da malore all’idea delle scuole e asili chiusi una settimana, tanto lo sanno che se fanno un figlio se lo devono tenere a casa e pagarsi la baby-sitter e per tutto l’anno, così come sanno che la mamma-social che augura le peggiori disgrazie a loro e ai loro figli, manda il figlio a scuola con la febbre il vomito e la diarrea, alla faccia del compagno di banco immunodepresso. 

Eh, sono così, i no-vax: guardano, valutano, pesano, e sorridono immaginando tutti i discepoli dei media-virologi, terrorizzati, dondolarsi in un angolo della casa in preda all’ipocondria. Tu chiamale, se vuoi, soddisfazioni.

Ma tornando al Covid-19: un altro aspetto interessante emerso con forza da questa emergenza è che la “comunità scientifica”, che fino a ieri si pretendeva di presentare all’immaginario della popolazione come un fronte unito e assolutamente compatto, è invece assai divisa.
In questi giorni infatti abbiamo scoperto che coloro che venivano presi per oracoli della virologia e infettivologia, non godono di questo riconoscimento da parte di tutti i colleghi; che l’opinione degli “esperti” non è univoca ma presenta diverse voci e spesso contrarie; che, addirittura, tra chi si occupa di “Scienza” si possano aprire diatribe tra cosa è giusto e cosa no. Altro che Patto trasversale! 

Tra chi dice che il Covid-19 ci sterminerà tutti, chi dice che sia una banale influenza, chi dice che sì, è preoccupante ma non più di tante altre patologie che mietono decine di migliaia di vittime in Italia ogni anno, abbiamo forse ri-scoperto che anche in medicina esiste una cosa chiamata opinione, o interpretazione di quegli stessi dati che sembravano ieri essere pietre tombali sopra qualsiasi tentativo di dialogo e confronto.

Abbiamo persino appreso che anche l’Oms ora considera questa epidemia poco più che una banale influenza, con tassi di guarigione altissimi. I Novax fanno sommessamente notare che tassi di guarigione ben più alti sono riscontrati per il morbillo nel nostro Paese, ma il morbillo paradossalmente rimane un rischio per la sussistenza stessa dell’umanità… Quella stessa OMS definisce “un flagello” la nostra diffidenza vaccinale.

Ebbene una domanda a questo punto appare d’obbligo: prima di emanare un Decreto Legge che getta il paese nello sgomento, blocca la normale quotidianità dei cittadini, pone severe restrizioni alla libertà individuale, con ovvie conseguenze economiche e non solo, i nostri governanti si sono consultati con gli esperti? Se sì, quali? Visto che Oms e molte altre voci - italiane e non - della comunità scientifica si levano oggi per ridimensionare ciò che il governo italiano ha trattato come il peggiore scenario sanitario degli ultimi decenni?
E su questa scia di ragionamento, altre domande s’impongono: gli esperti consulenti del governo italiano, saranno davvero "esperti"? E non sarà che questi esperti, forse, sulle decisioni politiche non dovrebbero avere così tanta influenza? Domande che si pongono i Novax, certo, ma forse, da oggi, anche molti altri.

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