Non c’è giorno che passi, ormai, senza che i virologi riescano nell’impresa di dire tutto e il contrario di tutto. Qualcuno continua a lanciare allarmi, parlando di nuove varianti di Covid particolarmente contagiose che richiederebbero massima attenzione. Altri smentiscono categoricamente, invitando i cittadini a non preoccuparsi affatto. Un clima di totale confusione originato, in particolar modo, dall’avvento della variante BA.2.86, già soprannominata “Pirola“: segnalata inizialmente in Israele e Danimarca, questa forma virale si sta diffonendo ormai in tutto il mondo. Ecco, nello specifico, di cosa si tratta.

Come spiegato da Fanpage, si tratta di una forma altamente mutata di Sars-Cov-2, il virus che causa il Covid. Rispetto alla sua progenitrice, la variante BA.2, più conosciuta come Omicron 2, presenta oltre 30 mutazioni a livello della proteina Spike, che è la porzione che il virus utilizza per legare le cellule e penetrare al loro interno, e contro cui sono stati progettati i vaccini. Ma si tratta davvero di un pericolo?

In realtà alcuni studi sembrano smentire ogni allarme. La variante Pirola sembra meno contagiosa di altre, destinata quindi a sparire nel giro di poco. Nessun dato, inoltre, sembra confermare che possa causare il Covid in forme più gravi rispetto al recente passato. Eppure la comunità scientifica italiana si è divisa: Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), all’Adnkronos ha parlato di “una certa capacità di evadere l’immunità” e di “alta trasmissibilità”.

Parole che hanno trovato in disaccordo una delle virostar più famose del nostro Paese, Matteo Bassetti, che sempre all’Adnkronos ha dichiarato: “Sono sconcertato da tutto il clamore che stiamo facendo in Italia su questo presunto ritorno del Covid, perché sono dati falsi che non stanno rappresentando nulla di quello che accade: un aumento dei test e dei positivi ma in ospedale. Oggi, dopo tanto tempo, ho zero pazienti Covid ricoverati nel mio reparto. Quindi il Covid non è più un problema ospedaliero e neanche sanitario-organizzativo, è un virus come quello dell’influenza”.

Fonte Il Paragone