C’è un modo di dire che calza a pennello per quanto sta emergendo dalle Carte della Procura di Genova sull’inchiesta della morte di Camilla Canepa in seguito alla vaccinazione: mentire sapendo di mentire. Le carte, appunto, le sta divulgando passo passo LaVerità. In pubblico dicevano una cosa, nelle loro riunioni un’altra. L’obiettivo comunque, comunque, era quello di salvare i vaccini, e non le vite. Sapevano degli effetti avversi di Astrazenca, ma hanno comunque deciso di continuare a vaccinare i giovani e i giovanissimi. Sarà per questo che emerge dalle trascrizioni dei carabinieri che qualcuno suggeriva: “Non verbalizziamo tutto, se no verrà fuori…”. È il 7 maggio 2021, il Comitato tecnico scientifico si confrontava ancora sulle fasce d’età da sottoporre al vaccino Astrazeneca. Cinzia Caporale fa presente che “le persone non sono così, come dire, sprovvedute come delle volte si pensa nei consessi di esperti […]. E più rinneghiamo cioè neghiamo l’informazione e più ci saranno sospetti che l’informazione vera cioè che il dato disaggregato dei vaccini sia come dire non comunicabile…”.

E poi aggiunge: “Quindi io penso che su Astrazeneca ci siamo concentrati probabilmente eccessivamente sul dato della sicurezza che invece forse andrebbe ridimensionato anche con una discussione pubblica anche come atteggiamento della politica eccetera, però insomma non si può negare che sull’efficacia ci sia una differenza e questi dati per quanto preliminari e per quanto come dire illustrati qui nel segreto assoluto del nostro del nostro consesso però insomma è un fatto e c’è una lesione dei diritti delle persone più avanti con gli anni se, diciamo, questi vaccini hanno oggettivamente una efficacia diversa… Cioè io capisco la necessità di utilizzare tutti i vaccini che si hanno li abbiamo comprati, però attenzione perché alla fine le persone, poi cioè la stampa è libera i commenti ci sono altri studiosi fanno anche loro analisi sui dati, quindi non è che possiamo restare come dire ancorati a un disegno ideale che ci figuriamo se poi il dato contrasta con questo”. E come reagiscono gli altri? Nelle riunioni ci sono altre voci fuori dal coro, come quella di Sergio Abrignani. Il problema è che poi in pubblico fanno finta di nulla, e il Cts è una voce sola che procede spedita verso la conferma del vaccino. Poi arriva la morte di Camilla, a 18 anni.

Tutti, nelle interviste, ripetono il mantra: “I vaccini sono sicuri e proteggono dalla morte da Covid”. Quando Camilla è stata “costretta” a vaccinarsi dal governo, il 25 maggio 2021, però, il pericolo di morire di Covid alla sua età era praticamente 0. Anzi, era più probabile che potesse avere una trombosi, come infatti è stato, a causa del vaccino. È interessante vedere poi anche altri cosa dicevano nelle riunioni, cosa dicevano nelle interviste e cosa hanno detto, infine, ai magistrati. Ad esempio Palù. Poche settimane dopo la morte della ragazza, all’ennesima riunione, afferma: “Per un principio etico diciamo di massima precauzione non possiamo permetterci il rischio neanche di una morte”. In Procura sostiene: “Come virologo conoscevo bene il meccanismo di azione che gli adenovirus portavano…”. E nelle interviste di quei giorni? “L’evidenza scientifica di un nesso causa-effetto al momento non c’è”. Quindi si procede. E il Cts autorizza la vaccinazione con Astrazeneca agli under 60 (bambini compresi), sapendo di mentire. L’avvocato addetto al verbale dice: “Se noi mettiamo queste informazioni nel verbale prima o poi verranno fuori quindi ometterei tutta questa parte di dibattito”.

Fonte Il Paragone