AVVISO: QUESTA SERA LUOGOCOMUNE ON AIR ANDRA' IN ONDA (SU COLORS RADIO) ALLE 22. ARGOMENTO: VACCINI.

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di Gianmarco Murru

In un epoca dove si ragiona sempre meno e si accetta acriticamente ogni commento di seconda mano sulla realtà, dove ci si schiera senza sapere davvero su cosa si discute fino in fondo, le arti sono ancora oggi l’ancora di salvezza per una società più matura.

Nel discorso che lo scorso giugno 2018, il maestro Baremboim ha tenuto al Parlamento di Bruxelles in seduta plenaria, invitato a difendere il patrimonio europeo, afferma l’importanza fondamentale che rivestono le arti per comprendere la realtà che ci circonda. “Chi ama la cultura, ama conoscere tutto. Non ha paura del diverso, si confronta ma non disprezza l’altro”. Dice ancora Baremboim “per combattere la chiusura verso l’altro è fondamentale riportare l’educazione musicale nelle scuole. La musica ha una caratteristica unica, quella di creare le condizioni per aprire la mente, come e forse più di altre discipline. Dobbiamo infine pensare alle nuove generazioni, che trovano oggi una diversità culturale aperta e pacifica, questa caratteristica è ciò che unisce l’Europa”.

Si, perché l’insegnamento della musica nelle scuole superiori italiane, ad eccezione del liceo musicale, è definitivamente compromessa. L’appello accorato del maestro Baremboim si unisce alle centinaia di docenti che fanno del loro lavoro una missione, a volte impossibile.

Più arte e più musica, non come esercizio ripetitivo utile ad imparare una melodia, ma un vero e proprio metodo di studio, che usa la musica per imparare a ragionare, capire le dimensioni di spazio e tempo che spiegano anche il nostro vivere quotidiano.

Scienza e arte sono da sempre antagoniste. Vicine e lontane, apparentemente opposte. Ogni arte presuppone una tecnica di esecuzione, una preparazione che si affina conoscendo le regole.
Certo, ci sono i casi di artisti autodidatti. Musicisti come Paco de Lucia che non conoscevano la musica “non sapeva leggere gli spartiti, ma non ne aveva bisogno. Fin da bambino aveva sentito, e poi suonato, quella musica. Poi, diventato un adulto, aveva imparato a comporre i suoi brani, a memoria, e li ricordava nota per nota”. Si tratta di uno dei più grandi chitarristi di flamenco di tutti i tempi, ma è un’eccezione.
La regola invece è lo studio, e quello vero inizia fin da piccolissimi. Le scuole primarie accolgono i bambini nel loro periodo di vita più produttivo, dove le capacità si sviluppano meglio di ogni altra età. La mente è pronta ad accogliere ogni cosa senza le sovrastrutture a cui ci costringe la vita sociale adulta, anche lo studio serio della musica.

Mi è capitato tra le mani un manuale di musica per bambini “MusicArte – Musica Arte e Immagine nella scuola primaria”, autoprodotto dal maestro Daniele Pasini. Il libro ti costringe alla concentrazione massima, un adulto medio avrebbe difficoltà a capire ogni passaggio. Il famoso analfabetismo di ritorno, oppure difficoltà primordiali a comprendere un testo complesso. I bambini no, loro sono spugne pronte ad accogliere anche le difficoltà più dure. Come afferma lo stesso autore “se non faticano adesso, quando avranno una seconda possibilità per imparare?”.

Per un approfondiento sul metodo Pasini, l'articolo prosegue qui.