Aveva fatto un certo scalpore, nei giorni scorsi, la notizia che il regista Spike Lee avesse “espresso dei dubbi” sulla verità ufficiale dell’11 settembre. Per quanto con notevole ritardo, era ora che qualcuno, anche nel mondo dorato di Hollywood, cominciasse a svegliarsi.

Ma evidentemente questo non si può ancora fare.

Spike Lee infatti ha realizzato una docu-serie di quattro puntate sull’11 settembre, per il canale americano HBO. La quarta di queste puntate, che è programmata proprio per l’11 settembre prossimo, conteneva anche una mezz’ora circa dedicata al dibattito sul crollo delle torri gemelle. In questi 30 minuti, Spike Lee aveva dato la parola agli ingegneri dell’associazione Architects & Engineers for 9/11 Truth, che sostengono - ormai da 15 anni, e con prove scientifiche alla mano - che il crollo delle torri gemelle sarebbe stato impossibile a causa dei soli impatti aerei e degli incendi che ne sono conseguiti, e che fosse stata necessaria una demolizione controllata per abbattere quegli edifici nel modo in cui sono crollati. Insomma, nel suo dpocumentario Lee aveva dato spazio anche alla teoria alternativa, quella che i mainstream media amano definire “la teoria del complotto”.

Ma apparentemente la voce di questa “mezz’ora maledetta” si è sparsa troppo in anticipo, e questo ha suscitato abbastanza proteste, nella stampa mainstream, da obbligare il regista a tagliarla integralmente.

Nell’episodio che andrà in onda sabato 11 settembre la “teoria del complotto” sul crollo delle torri gemelle non sarà presente. Non verrà nemmeno sfiorata.

Il pubblico americano non deve sapere.

A poco sono valse le proteste del regista, il quale ha detto “io volevo semplicemente presentare le due versioni, quella ufficiale e quella alternativa, lasciando che fosse il pubblico a decidere in che cosa credere”. Evidentemente lo sanno tutti, in che cosa avrebbe creduto il pubblico, se avesse potuto ascoltare la voce degli architetti e ingegneri per la verità sull’11 settembre. E quindi la mezz’ora è stata rimossa.

Così funziona la censura, nel paese più libero e più democratico del mondo. E poi gli americani si preoccupano di andare a togliere il burqa dalla testa delle donne afghane, quando loro il burqa ce l’hanno calato direttamente sul cervello.

Massimo Mazzucco