di Uhura

Ieri mattina leggevo un articolo - nella sezione Cultura di Repubblica - che rivolgeva agli insegnanti italiani un invito a far amare la storia a scuola.

Benissimo, mi sono detta. Uno studio serio e critico della storia passata e recente può contribuire a sviluppare la capacità critica dei ragazzi e ad insegnar loro a “leggere” il mondo nel quale vivono - se tale studio è serio e onesto – con un grado forse più accurato di obiettività.

Mi viene così la curiosità di esplorare qualche testo scolastico presente sul web ed approdo su un file di Zanichelli on line - che non è proprio l’ultimo degli editori di testi scolastici – che tratta di storia americana dalle origini fino alla storia più recente, inclusi i terribili avvenimenti dell’11 settembre 2001.

Leggere come quegli avvenimenti vengono presentati a ragazzi in età formativa ha dato l’ultimo colpo alla mia fiducia nella “funzione educativa” della scuola.

Quello che impressiona è la presentazione di una versione unilaterale degli avvenimenti dove ogni fatto è dato per certo ed accertato, senza porsi domande, senza avanzare dubbi, senza favorire il diritto al contraddittorio, dipingendo gli Stati Uniti come gli indiscussi difensori della legalità e della libertà, ed i Paesi medio orientali come un coacervo di popolazioni barbare e violente spesso oppresse da dittatori sanguinari.

E’ sempre difficile valutare gli avvenimenti recenti e chiaramente non è possibile indugiare nei testi scolastici – per limiti di spazio – su argomenti che richiederebbero una trattazione lunga ed articolata ma l’assenza pressoché totale di una visione critica, meno parziale e faziosa e che contempli l’esposizione delle “ragioni dell’altro”, mal si concilia con la proclamata pretesa della scuola di favorire lo sviluppo della capacità critica nei ragazzi e più si adatta al malcelato scopo di plagiare le menti dei più giovani.

Si grida a gran voce che vi è la necessità di abituare i nostri ragazzi a ragionare, a discernere e a favorire il ragionamento dialettico e poi si presentano loro dei testi che sono un insulto all’intelligenza e alla ragione.

Tutto ciò non può essere frutto del caso o di mera disattenzione e probabilmente questa manifesta contraddizione tra nobili proclami pedagogici e mediocrità del materiale didattico fa intuire l’esistenza di un piano ben delineato e preordinato, che non è certo quello di formare dei cittadini in grado di vivere e ragionare ma sudditi - zombie capaci solamente di obbedire e consumare.

Chi ha ancora il coraggio di sostenere che la scuola insegna a ragionare a e a ponderare? A riflettere e ad esercitare la capacità critica? Non avrà piuttosto la funzione di piegare menti ancora giovani e potenzialmente fervide all’asservimento al potere dominante?

Il neoliberismo - cifra ideologica della nostra epoca – domina ormai incontrastato in ogni piega della nostra esistenza e come scrisse acutamente George Monbiot in un articolo pubblicato nell’aprile del 2016 sul The Guardian “è diventato così pervasivo che ormai raramente lo consideriamo come una ideologia”. Proprio qui si annida il pericolo: se non siamo nemmeno in grado di riconoscere un’ideologia che ci viene sdoganata come verità, come possiamo difenderci dagli attacchi di un potere dominante cieco ed ingordo? Annidandosi lì dove nemmeno lo si sospetterebbe (vedi un testo scolastico che dovrebbe avere la funzione precipua di insegnare a ragionare) diviene in grado di annientare alla radice la capacità di un soggetto di poterlo contrastare: capacità che risiede – ribadisco – nell’uso della ragione e del discernimento. Come si può pretendere di contrastare un’ideologia se fin dalla più tenera età ai ragazzi viene insegnata una materia così importante come la storia in una maniera che non ho timore a definire scandalosa?

Non è frequente sentire i genitori lamentarsi della qualità dell’istruzione: anzi, spesso ci si lamenta per “i troppi compiti” o per un atteggiamento “persecutorio” di qualche professore nei confronti della “creatura”.

Cosa succederebbe se i testi scolastici presentassero un racconto diverso e più vicino alla verità? Che mondo avremmo tra 20 anni se nei libri di testo scolastici si leggesse ad esempio: “gli Stati Uniti nacquero dalla colonizzazione di terre abitate da nativi americani da parte di avventurieri senza scrupoli che sterminarono gli antichi abitanti e deportarono in seguito popolazioni provenienti da un altro continente per impiegarle nello sfruttamento delle terre sottratte agli antichi abitatori ed arricchirsi e prosperare fino a quando la stessa classe dominante discendente da quegli antichi avventurieri si combatté in una guerra fratricida per il predominio delle risorse (leggi: del bottino) ”?

Prerequisito fondamentale ’- prima di potersi cimentare a risolvere un problema - è essere in grado di comprendere che esiste un problema: non possedere questa abilità tanto banale quanto imprescindibile elimina alla radice ogni possibilità di riscatto o miglioramento della propria condizione, individuale e /o collettiva.

Solo attraverso un’autentica presa di coscienza dell’esistenza di un problema educativo serio che veda impegnati in prima linea genitori ed insegnanti (i quali hanno il dovere/diritto di ribellarsi a queste aberrazioni) nella sua improrogabile soluzione qualcosa potrà forse finalmente cambiare.