Conte aveva detto che sarebbe stato “un anno meraviglioso”. Forse lo è stato per lui, che è riuscito a diventare primo ministro per due volte nell'arco di pochi mesi. Ma per il resto, si fatica veramente a vedere qualcosa di positivo nell’anno che è appena trascorso.

A livello nazionale, il fatto più eclatante è stato certamente la caduta verticale del Movimento Cinque Stelle. Non è questa la sede per mettersi ad analizzare le colpe specifiche e le responsabilità di un disastro così spaventoso, ma resta il fatto che il partito di Di Maio e Beppe Grillo è riuscito a dissipare nell’arco di soli 18 mesi un capitale elettorale prezioso, in una situazione sicuramente irripetibile. Io non so dire con certezza se questa caduta verticale sia stata voluta da qualcuno in particolare, oppure sia stata semplicemente il risultato di una pessima gestione ai vertici del movimento. Ma resta il fatto che una marea enorme di elettori - la cosiddetta base grillina - è rimasta profondamente e irreversibilmente delusa da questo disastro.

L’aspetto peggiore infatti, è che dopo questa delusione è passata completamente la voglia di tornare a sperare in qualunque nuova forza politica. I Cinque Stelle infatti avevano anche la grossa responsabilità di essere gli ultimi portatori di una bandiera per il possibile cambiamento. Caduta questa, è chiaro che diventi molto più difficile riporre le nostre speranze in una qualunque nuova forza politica.

Ciò significa il distacco ormai totale dalla politica da parte di una buona fetta dei cittadini, con conseguente frustrazione dilagante.

A questo punto, possiamo dire che i Cinque Stelle avrebbero fatto paradossalmente meno danni se non fossero mai arrivati a governare il paese.

Anche sul fronte internazionale “l’anno meraviglioso” ci ha regalato ben poco di incoraggiante. La nota più eclatante, a mio parere, è stata la definitiva legittimazione del “caos ideologico” a livello mondiale. Sto parlando della definitiva scomparsa di una qualsivoglia linea ideologica che stia dietro agli eventi di portata mondiale. Ormai abbiamo visto di tutto e il contrario di tutto. Abbiamo visto gli Usa combattere ufficialmente l’ISIS, mentre segretamente si rallegrava per i suoi successi contro Assad. Abbiamo visto la Turchia avvicinarsi apertamente alla Russia sulla questione siriana, ma contemporaneamente la Turchia che si schiera sul fronte opposto riguardo alla Libia (mentre la Russia appoggia Haftar, la Turchia promette di mandare truppe al governo di Al-Sarraji). Abbiamo visto l’Europa compattarsi ubbidiente di fronte alle richieste di Trump di dare il proprio contributo economico alla Nato, ma nel contempo un Macron che ha definito la Nato un’organizzazione “in stato di morte cerebrale”.

La lista delle contraddizioni potrebbe continuare a lungo, ma quello che ormai è certo è che ciascuno dei grandi player dello scacchiere internazionale si ritiene libero di agire come meglio crede, a seconda delle convenienze del momento. Non ci sono più regole, ormai vale tutto e il contrario di tutto. E questo non fa che aumentare il senso di disorientamento nella popolazione, che fatica sempre di più a leggere gli eventi mondiali in chiave logica e sensata.

In tutto questo non contribuisce certo la categoria dei nostri “giornalisti”, che ormai sono diventati dei semplici passacarte dei poteri forti, e che hanno completamente rinunciato allo spirito originale con il quale avevano scelto questa professione.

Il cittadino quindi si ritrova oggi completamente spaesato, senza più riferimenti politici precisi a livello nazionale, senza una chiara immagine di quello che potrà essere il nostro futuro, e senza la benché minima capacità di decifrare quel che succede a livello internazionale.

La strada per il Nuovo Ordine Mondiale sembra spianarsi con rapidità folgorante.

A questo punto viene in mente la famosa barzelletta della iena ridens: visto che vive nel deserto, si nutre di sterco e si accoppia solo una volta all’anno, chissà cosa avrà poi tanto da ridere.

L’unico che se la ride è il nostro “avvocato del popolo”, il quale continua ad andare in televisione con la sua pochette ricamata, comportandosi come la bella di turno che ha appena vinto il concorso di miss Italia.

Gli altri, gli sconfitti, siamo tutti noi.

Massimo Mazzucco