Faccio molta fatica a condividere la diffusa idea – spinta oggi in ogni angolo del mainstream - che l’arresto di Messina Denaro sia stata una “vittoria dello stato”.

Non voglio in alcun modo minimizzare il lavoro dei Carabinieri, della Polizia e dei ROS, che rischiano veramente la vita ogni giorno combattendo contro la mafia.

Resta il fatto che la cattura di un mafioso dopo 30 anni di latitanza, quando si scopre che viveva nella sua città, ha il sapore amaro di una sconfitta. E questo non è il primo caso: anche Totò Riina venne arrestato, dopo 25 anni di “latitanza” nei dintorni di casa sua. E così accadde per Bernardo Provenzano, l’altro boss “imprendibile” che passò 30 anni nei dintorni del capoluogo siciliano, senza che nessuno riuscisse ad individuarlo. Questo significa che le connivenze con il potere politico sono tali da impedire che le indagini vadano a buon fine in tempi ragionevoli.

E questa non è una "buona notizia" per lo stato.

A questo si aggiungano due cose: a quel che risulta, 1) Messina Denaro è malato di cancro, e sa di esserlo da almeno due anni. E 2) ci dicono che quando gli agenti gli si sono avvicinati, chiedendogli come si chiamasse, lui abbia risposto “Sono Matteo Messina Denaro”. Ovvero, pur essendo in possesso di documenti falsi, che lo identificavano come Andrea Bonafede, il ricercato non ha minimamente pensato ad utilizzarli.

Tutto questo mi suggerisce che lui, ora che ha capito che gli resta poco da vivere, e che molto probabilmente dovrà farsi operare, abbia deciso di “farsi trovare” dalle forze dell’ordine, magari in cambio di un trattamento più morbido rispetto al 41 bis che lo aspetta. Compreso probabilmente un trattamento sanitario alla luce del sole, e non nell'oscurità della latitanza.

Lo so, sono solo illazioni, ma tutte queste cose messe insieme, e soprattutto la sensazione che la mafia oggi sià più viva e vegeta che mai, mi impediscono di unirmi al coro di quelli che parlano oggi di “grande vittoria dello stato”.

Diciamo che al massimo si è trattato di un pareggio ”in zona Cesarini”. Ma nel campionato sono ancora in testa loro.

Massimo Mazzucco