Ha già cancellato il TPP, ha già dato ordine di costruire il muro con il Messico, ha già bloccato tutte le assunzioni a livello federale. Ma la vera chiave di volta dei primi 100 giorni di Donald Trump sarà la decisione sullo spostamento dell'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.

Durante la campagna elettorale infatti Trump aveva promesso, se eletto, di spostare l'ambasciata americana a Gerusalemme, ed ora gli israeliani premono perchè tenga fede alla parola data.

Questa mossa però rischia di avere un impatto enorme - e non certo positivo - sugli equilibri complessivi in Medio Oriente.

Lo spostamento dell'ambasciata a Gerusalemme, infatti, significherebbe un riconoscimento da parte americana della città come capitale dello stato di Israele, e questo sarebbe contrario alle risoluzioni dell'ONU, che ha invece stabilito fin dall'inizio (1947) che Gerusalemme dovesse restare una "città internazionale".

La prima violazione avvenne subito dopo prima guerra arabo-israeliana, nel 1949. Fu allora che Israele si appropriò di metà della città, Gerusalemme ovest, lasciando alla Giordania il controllo di Gerusalemme est (che comprende la Città Vecchia).

Ma dopo la Guerra dei Sei Giorni (1967), Israele occupò anche la parte est di Gerusalemme, imponendo di fatto il proprio controllo su tutta la città.

Nel 1980 infine il parlamento di Tel Aviv approvò una legge che dichiarava Gerusalemme "capitale di Israele". A quel punto le Nazioni Unite condannarono l'annessione di Gerusalemme est, denunciando il gesto come una violazione del diritto internzionale.

Da allora, nel rispetto della risoluzione ONU, nessuno stato mondiale ha più mantenuto la propria ambasciata a Gerusalemme (eccetto Salvador e Costa Rica, che le hanno rimosse nel 2006).

Nel 1995 però il Congresso americano ha votato una legge che prevedeva lo spostamento dell'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, "per rispettare la scelta di Israele di avere quella città come capitale". Per favorire questa mossa, già dal 1989 Israele tiene libero per gli USA un lotto di terreno a Gerusalemme, che viene affittato agli Stati Uniti per 1 dollaro all'anno.

Ma lo spostamento dell'ambasciata è stato sempre rimandato dai vari presidenti - Clinton, Bush e Obama - proprio per evitare di far deflagrare un nuovo conflitto in Palestina.

Ora però Trump sembra intenzionato a dare seguito a quella scelta, e questo ovviamente ha scatenato le proteste dei palestinesi e degli arabi in generale. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas si è già rivolto a Putin e al re di Giordania, perchè facciano pressioni su Trump affinchè rinunci allo spostamento della sua ambasciata. A sua volta l'organizzazione per la liberazione della Palestina (PLO) ha annunciato che una mossa del genere rischia di portare al disconoscimento da parte loro dello stato di Israele.

Il ministro dell'informazione giordano, Mohammed Momani, ha dichiarato che lo spostamento dell'ambasciata USA a Gerusalemme infiammerebbe le strade del mondo arabo.

Il potente clerico iracheno Muqtada al-Sadr ha detto che una mossa del genere equivarrebbe ad una dichiarazione di guerra contro l'Islam.

Ma il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, si dice fiducioso che presto Trump manterrà l'impegno preso durante la campagna elettorale.

A questo punto sta a Donald Trump decidere se accendere il cerino che potrebbe dare fuoco all'intero Medio Oriente.

Massimo Mazzucco

Fonti CNN, RT