di Maurizio Martucci

Se non fosse tutto vero sarebbe incredibile l’esito di ieri a Palazzo Chigi nell’ultimo Consiglio dei Ministri pre-ferragostano: la norma sull’aumento dei limiti soglia d’inquinamento elettromagnetico è saltata all’ultimo minuto! Con l’effetto della cristallizzazione di un dato politico inequivocabile: il 5G fa paura anche a Giorgia Meloni e nessuno nella maggioranza, tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, ha avuto il coraggio di assumersi una gravissima e storica responsabilità politica trasformando gli italiani in cavie umane nel nome del wireless e della potente lobby del 5G.

Insomma, il ‘golpe elettromagnetico‘ salta per la sesta volta consecutiva in soli cinque anni, un filotto di NO che unisce gli ultimi cinque esecutivi, da Gentiloni ai due Conte, da Draghi fino alla prima donna premier. Tutti ci hanno provato, incalzati dalle richieste delle multinazionali, ammorbiditi dagli studi negazionisti in conflitto d’interessi. Ma finora, alla prova dei fatti, nessuno ha però avuto il coraggio di smantellare una delle norme più cautelative a livello internazionale in tema di inquinamento elettromagnetico, cioé i 6 V/m dell’Italia che seppur traballanti e scricchiolanti, reggono ancora a vent’anni dall’adozione.

E pensare che proprio ieri, poco prima delle 18, cioé a ridosso dell’inizio dell’ultima votazione dell’esecutivo, l’ANSA ha dato notizia della piena soddisfazione delle Telco, sicure di portare a casa l’incasso, un’esultanza costruita nel negazionismo di rischi e danni per ecosistema e umanità, tramutata però presto nella vittoria della verità con l’eliminazione della norma capestro: da così Asstel, ‘bene l’innalzamento dei limiti per il 5G (ore 15.43), si è finiti in “Salta in Cdm l’innalzamento dei limiti per il 5G(ore 21.06). Incredibile ma vero: intorno alle ore 20 il sito di Sky per primo aveva lanciato la notizia, data come certa, inserita nel pezzo: “Approvati diversi provvedimenti dentro ai Dl Asset Investimenti e Giustizia

Oasisana