LA PAROLA COME ARMA

di Maria Heibel

Le parole sono finestre, o muri. Comunicare efficacemente è veicolare contenuti e idee, concetti, eventi con termini adeguati. Facilitare attenzione e comprensione dipende dal linguaggio che usiamo. Ogni parola ha un significato, rappresenta una “unità logica di informazione” e dà un valore ad una questione, tema, cosa, etc.

Questa breve premessa è necessaria per esaminare un termine diffuso e diventato strategico, e proprio uno stratega mostra consapevolezza di questo fatto adoperando una descrizione volutamente vaga nel descrivere un certo fenomeno: Non so a cosa serve, non so neanche se serve. Il mio dubbio è questo, come mai questi signori stanno lì in giro e lo fanno con una frequenza che è bestiale….questa cosa c’è ogni giorno…” ha commentato il Gen. FABIO MINI a proposito delle scie nei cieli rilasciate da aerei: scie lunghe o corte, larghe o sottili, con una varietà notevole di forme e colori, mai viste in passato. Interrogarsi su “questa cosa” in cielo sembra d’obbligo. Quindi, cosa sono le scie in cielo?

“E’ solo vapore acqueo, sono normalissime scie di condensa”, rassicura chi dovrebbe saperlo, ma chi non si fida parla di “scie chimiche”, parola che ha ottenuto una diffusione epidemica in tutto il mondo divenuta ormai parola chiave. Le chiavi però hanno una doppia funzione, possono aprire o chiudere, ma la funzione in questo caso qual è? A chi o a cosa serve? Cosa aveva in mente chi ha creato questo termine? E’ una composizione di parole del tutto casuale? Perché ha trovato una rapida diffusione planetaria come fosse virale? Ha una funzione di vettore-messaggero efficace e appropriata?

Partiamo da qui: cosa vuol dire “scia chimica”?

Una scia è qualcosa lasciato dietro di sé. Il termine chimica indica uno stato di composizione, naturale o artificiale. La discussione gira da anni intorno alla domanda principale: le scie che vediamo in cielo sono scie di condensa o scie chimiche? La comunità scientifica le definisce “contrails”, letteralmente scie di condensazione, sono scie o nuvole di cristalli di ghiaccio.

Eppure qualche scienziato impegnato in questo dibattito avrebbe potuto o dovuto far notare che, da un punto di vista linguistico, si tratta di una contrapposizione priva di significato, infatti…

TUTTE LE SCIE DI AEREI SONO SCIE CHIMICHE!

La combustione di carburante nei motori degli aerei non è altro che una reazione chimica. Si tratta del passaggio di una sostanza dallo stato liquido allo stato di gas/vapore, in determinate condizioni visibile in forma di scia. Le scie di condensa sono dunque “scie chimiche” in piena regola! E con ciò? E’ bene o male?

Chi usa il termine “scie chimiche” per denunciare le scie anomale, attribuisce una valenza negativa, interpreta il significato di chimico come sinonimo di tossico, velenoso o dannoso. Ma certamente non ogni reazione chimica è tossica. Dunque: qual è lo scopo di questa contrapposizione creata e voluta, basata su un termine non proprio brillante? Chi ha avuto interesse a ridurre i dibattiti sulle manipolazioni atmosferiche (in atto da decenni) in una sterile battaglia pro o contro le “scie” buone o malefiche?

A vedere i risultati dopo anni di discussioni, sembra una ben riuscita operazione di marketing volta a considerarle “scie innocue”. Tutti o quasi tutti vedono oggi il cielo ornato di “scie normali” non di rado definite “belle”, lo testimoniano innumerevoli foto e video in rete.

“Beautiful Sunset”

 Photo Gallery della “Cloudaapreciationsociety” QUI

Opposte fazioni (opportunamente create?) si sono lasciate coinvolgere in questa diatriba per molto tempo.

I fautori delle “teorie del complotto” dicono: le scie NON sono normali, NON sono innocue, sono appunto “SCIE CHIMICHE”, con il sottinteso che si tratti di scie “cattive”.

Mainstream, scienziati accreditati, certi politici, debunker ribattono: le scie sono normali, sono innocue, sono SCIE DI CONDENSA, insomma sono “buone”.

Esaminando queste ultime affermazioni, troviamo che il dibattito sia fuorviante a partire dall’impostazione, ingannevole e semplicemente falsa.

Aldilà di eventuali composti delle scie in questione, quello che si vede nei cieli non è MAI una manifestazione innocua. Le scie di condensa degli aerei NON sono innocue. Il rilascio degli aerei (residui di combustione di carburante) altera comunque l’atmosfera, introduce molteplici fattori e ha effetti sul clima. L’espansione del trasporto aereo, acceleratosi negli ultimi anni per effetto del proliferare delle compagnie low cost, interessa ormai quasi tutti i paesi e cresce a ritmi esponenziali. Gli aerei, per quello che si sa, non vanno ad acqua. I velivoli vanno a cherosene, un carburante di origine fossile.

Spiegano Guy Dauncey e Patrick Mazza: “Gli aerei commerciali generano 600 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Rilasciano ossidi di azoto direttamente nella troposfera (la parte inferiore dell’atmosfera, sede dei fenomeni meteorologici); qui si ossidano nell’ozono troposferico che, a quell’altezza, funziona come potente gas serra” (1).

Le scie dense portano alla formazione di cirri e bloccano il calore all’interno dell’atmosfera. L’IPCC ancora nel 1999 sembrò in forte apprensione per le emissioni del traffico aereo. A sorpresa però il traffico aereo fu esentato in protocolli (Kyoto) e statistiche governative. I cieli sono spazio liberato da vari vincoli, in particolar modo per i militari (VEDI QUI).

Il termine “scie chimiche” non viene riferito però alle emissioni “normali” (effetto collaterale) del traffico aereo, ma si intende invece accusare un eventuale rilascio intenzionale di sostanze nocive.

Ma dove e quando è nato il termine “scie chimiche”?

L’espressione “chemtrails” (contrazione di chemical trails) appare la prima volta in ambito militare. Risulta nel 1990 un corso intitolato “chemtrails” dell’United States Air Force Academy – Dipartimento di Chimica USAFA. Il testo del documento non chiarisce le motivazioni di questa scelta terminologica, ben messa in risalto sulla copertina del documento (VEDI QUI).

Si racconta invece che il termine “scie chimiche” fu adoperato la prima volta dal giornalista investigativo William Thomas nel 1999. Tracce persistenti sempre più frequenti in cielo iniziarono ad allarmare cittadini statunitensi e canadesi fin dal 1998, tra di essi proprio Thomas, specializzato nella pubblicazione di notizie non riportate dai media mainstream. Durante e dopo la guerra del Golfo, aveva svolto servizio in Bahrain, in Arabia Saudita e nel Kuwait come membro di una squadra di pronto intervento ambientale. E’ autore di vari libri, alcuni sui telefoni cellulari e altri pericoli elettromagnetici.

Nel 1998 non c’è ancora alcuna menzione pubblica del termine scie chimiche, e se è vero che sia stato William Thomas ad aver usato per primo questa definizione, c’è da annotare un fatto: in un suo articolo del gennaio 1999 non c’è ancora traccia di questo termine. Il titolo del suo riassunto fu “Contrails: Poison From the Sky”. Immediatamente dopo la pubblicazione di questo testo, Thomas fu chiamato ed intervistato più volte sulla Art Bell Radio dal fondatore e conduttore William Arthur Bell, la prima volta nel febbraio e poi nel marzo 1999. La trasmissione ebbe 15 milioni di ascoltatori.

Il personaggio William Arthur Bell III merita attenzione. E’ figlio di Arthur Bell Jr II, capitano della United States Marine Corps e di Jane Bell, una istruttrice nella Marina. Bell III, dopo aver lasciato il servizio militare visse a Okinawa, isola giapponese nota per la presenza di basi americane per il 18% del proprio territorio. Bell lavorò come disc jockey per KSBK, l’unica stazione in lingua inglese non militare in Giappone. Ulteriori informazioni su Bell si trovano QUI.

La diffusione esplosiva del termine “scie chimiche” avvenne dunque grazie al broadcaster americano Bell, ben noto per le sue trasmissioni su temi paranormali e cospirazionisti.

Presto altri paesi seguirono l’esempio nella pubblicizzazione del tema “scie in cielo”. L’aumento rapido ma graduale di scie persistenti intorno al globo fu accompagnato da trasmissioni analoghe a quella di Art Bell Radio, inserendo il tema ogni volta in una cornice di “misteri paranormali e complotti”. Con questo specifico appoggio massmediatico, un termine senza storia ha avuto una sua diffusione controllata perché introdotta con caratteristiche rivelatesi una efficace arma di discredito.

A chi o a cosa serve il termine “scie chimiche”?

  1. Serve da keyword (parola chiave) per tracciare chi si occupa della questione scie in cielo.
  2. Serve a creare un ghetto. Il termine non è ufficiale, non ha storia o riferimento chiaro, è in qualche modo “repellente” e non aiuta a creare collegamenti tra i vari movimenti. Quello che succede in cielo ha invece una sua rilevanza per molti settori: meteo, cambiamenti climatici, agricoltura, OGM, watermanagement (cloudseeding e dighe), geologia, nucleare, difesa della biodiversità, inquinamento atmosferico (polveri sottili e inquinamento elettromagnetico), malattie ambientali, disastermanagement, militarizzazione… in pratica per qualsiasi gruppo o movimento alle prese con domande in qualche modo connesse con l’atmosfera.

Questi ambiti utilizzano (senza eccezioni) termini con un significato etimologico chiaro e riconoscibile, a differenza di un comparto dell’attivismo, quello che si occupa delle “scie chimiche”, che usa un termine dalla genesi incerta ma con una caratteristica particolare: squalifica in partenza chi lo usa.

E’ una parola che tende ad ostacolare, instaura un muro istantaneo al solo pronunciarla. Ha un sapore di poco intelligente ed insensato ed in realtà è proprio così.

Scie chimiche: un “meme” persuasivo

I mass-media hanno mostrato la consueta capacità di persuasione riuscendo a creare un particolare alone attorno alle persone che utilizzano a vari livelli questa espressione, il feedback è pressoché automatico: “si tratta di complottisti, ignoranti e paranoici”. Se l’attivismo è riuscito così raramente a trovare piattaforme di rilievo per esporre analisi e documentazioni (usando termini corretti) lo si deve ad un massiccio impegno in operazioni di denigrazione ad ogni livello ma soprattutto ad un vero muro di gomma tenuto in vita proprio grazie a questo termine squalificante, ed alla curiosa insistenza degli attivisti che usano il controverso termine come se non esistesse nulla di più preciso e credibile.

Allora, l’espressione “scia chimica” è davvero uno strumento valido, un termine intelligente che aiuta ad informarsi e ad informare le persone?

NO, non lo è.

L’introduzione del termine “scie chimiche” ha il sapore di “PSYOPS” (psychological operations), sa di esca e di trappola.

Una cosa è certa: il termine “scia chimica” non apre i cassetti delle documentazioni, non favorisce la ricerca di brevetti, di rapporti militari, scientifici o giuridici.

Nessuna mente e nessun occhio si aprirà con l’uso di questo termine, ma è invece una gabbia per chi si accontenta di facili semplificazioni.

Ma quali sono i termini corretti che “aprono il cielo”?

La forma ufficiale che riguarda le “modificazioni intenzionali atmosferiche” o geoingegneria stratosferica” è Stratospheric aerosols geoengineering, in breve SAG.

Le dispersioni di aerosol in atmosfera tramite aerei hanno una lunga storia. Un esempio degli anni ‘50 è l’Operation L.A.C.” (Large Area Coverage), operazione di dispersione di polveri di solfuro di zinco e cadmio da aerei su larga scala. Coinvolse gli Stati Uniti d’America e il Canada (VEDI QUI). Non risulta che la gente fosse stata informata.

Oltre ai rilasci di sostanze con aerei, troviamo l’utilizzo di razzi per distribuire sostanze in atmosfera. Un esempio particolarmente impressionante lo troviamo nel 1963: l’Air Force lanciò un razzo creando una “ciambella” intorno al pianeta tramite minuscoli dipoli (aghi di rame). L’intento fu di stabilizzare un campo di trasmissioni di radioonde artificiale (VEDI QUI).

Gli anni dei sogni deliranti di Teller e Wood, implementati dalle possibilità atomiche (più di 2.200 detonazioni messe in atto, centinaia in atmosfera) furono l’inizio della manipolazione intenzionale del pianeta, in particolar modo dell’atmosfera. VEDI QUI

Il termine “irrorazioni aeree” apre altri capitoli, il più delle volte anche qui si tratta di misure non pubbliche o semiclandestine, ma non mancano gli scopi bellici. Albert Gore, padre del Nobel per la pace Al Gore, nel 1951 ha esortato il Congresso degli Stati Uniti a creare una zona cuscinetto col plutonio degradato: i consiglieri americani hanno preso in considerazione il suggerimento del deputato di spruzzare scorie di plutonio riprocessato sulla Corea creando in questo modo una “cintura di morte”. VEDI QUI

L’inseminazione di nubi o cloud seeding (con aerei e razzi) sa creare o distruggere nubi, far piovere o nevicare, impedire o favorire grandinate, manipolare correnti, tempeste, uragani, ecc. In Italia e in molti altri paesi questo tipo di esperimenti iniziarono negli anni ’40.VEDI QUI

Contrails e cirrus sono oggetto di indagine di enti governativi ed istituti prestigiosi: sono proprio loro a farci sapere che le “semplici scie di condensa” sono un gran bel problema. E’ la NASA a dire: Clouds Caused By Aircraft Exhaust May Warm The U.S. Climate. Come la mettiamo con il discorso delle nubi innocue?

Sulle nubi artificiali (artificial clouds) si esprime il fior fiore di scienziati e ricercatori.

Lartificial ice nucleation” è uno strumento di manipolazione meteorologica da decenni: manipolazione di nebbie, neve e piogge (e non sono mancati danni e devastazioni collaterali).

CHAFF, plasmaclouds, waveclouds, weired clouds, aprono altre aree della manipolazione atmosferica.

Sky/cloud Whitening indica progetti di geoingegneria da realizzarsi “sparando” particelle in stratosfera. Gli esperti avvertono che il cielo non sarà più blu come una volta (3).

Ovviamente l’inglese è la lingua più usata in brevetti e rapporti.

CONCLUSIONE

Il potere della parola

– Per scoprire il reale carattere delle operazioni in cielo è fondamentale usare parole precise. Le operazioni in corso avvengono con molteplici strumenti e molteplici sono gli scopi, lo mostrano gli esempi documentati. Dare il nome esatto e chiaro alle cose, è la prima regola da applicare. Parole precise permettono di trovare informazioni precise e forniscono gli strumenti per comprendere ed agire.

– Creare dibattiti con esperti dei vari settori coinvolti (e sono tanti) è possibile utilizzando un linguaggio corretto. Le immissioni illegali e pericolose nella nostra ecosfera sono oggetto di interesse per molti settori: creare ponti e scoprire le connessioni tra chi si impegna favorisce una via di uscita dalla follia e può interrompere un vero e proprio “ecocidio”. E’ di primaria importanza creare alleanze.-     Le parole sono importanti. La scelta dei termini è fondamentale, è scelta strategica e “determina il posizionamento” dell’oggetto in questione, i massmediologi lo sanno, e lo sanno quanti hanno interesse a relegare la questione nell’ambito del “complottismo”.

Siamo chiusi nel recinto delle nostre parole, di quelle che usiamo e di quelle che non usiamo.

Le parole giuste forniscono la chiave.

Maria Heibel (Maryam)

Per approfondimenti vedi la fonte: Nogeoingegneria