A volte le dimensioni di una bugia si rivelano proprio dalla debolezza delle argomentazioni utilizzate per difenderla ad ogni costo.

Quando ci viene raccontato che Jack Ruby uccise Oswald “per evitare a Jacqueline Kennedy l’umiliazione di un pubblico processo dell’assassino”, anche la persona più disponibile verso la versione ufficiale arriccia il naso, e comincia a sospettare un inganno.

Quando ci viene raccontato che un signore che non ha mai pilotato un aereo di linea sarebbe riuscito a colpire il Pentagono volando rasoterra “per pura fortuna” (oppure “perchè lui lo guida come un camion”, cit. Attivissimo), anche la persona più disponibile verso la versione ufficiale arriccia il naso, e comincia a sospettare un inganno.

Quando le farmaceutiche ci raccontano che le impennate di problemi cardiaci sono dovute alle gente che mangia troppa pizza, anche la persona più disponibile a credergli arriccia il naso, e comincia a sospettare di essere presa in giro.

E così sta avvenendo con la questione lunare, dove i sostenitori della NASA si stanno arrampicando sugli specchi, pur di giustificare in qualche modo il fatto che improvvisamente sia diventato così difficile “tornare” sulla luna.

Di fronte ad un programma spaziale completato con pieno successo nell’arco di soli 9 anni partendo da zero (negli anni ’60), anche la persona più disponibile verso la versione ufficiale arriccia il naso, e comincia a domandarsi: “Già, come mai, con la tecnologia che abbiamo oggi, tornarci è diventato così difficile?”

E qui scattano i debunkers, sempre pronti a fornire la risposta “semplice” per le menti più credulone. “Oggi vogliamo andarci in piena sicurezza – dicono – E poi oggi non ci sono i finanziamenti che c’erano una volta”. Eccetera eccetera. E più le giustificazioni si fanno ridicole, più agli indecisi viene il sospetto che sulla luna non ci siamo mai andati.

Leggiamo ad esempio questo articolo di Focus, e guardiamo le acrobazie logiche che è costretta a fare l’autrice (Chiara Guzzonato) pur di difendere a tutti i costi la narrazione ufficiale.

Il titolo è proprio “Perché tornare sulla Luna è così difficile se ci siamo già stati?”, e il sottotitolo recita: “Vedendo la fatica che stiamo facendo ora a tornare sulla Luna, sembra impossibile che ci siamo riusciti più di cinquant'anni fa: ecco perché all'epoca è stato più facile di oggi.

Sostanzialmente, la Guzzonato elenca tre motivi per il mancato ritorno: soldi, politica e rischi.

SOLDI

Rispetto ai soldi l’articolo dice: “Sembra banale, ma il primo fattore che ha impedito per anni agli astronauti di tornare sulla Luna è la mancanza di fondi. La missione Apollo costò agli Stati Uniti il corrispettivo di 120 miliardi di dollari attuali: nonostante i fondi destinati alla Nasa siano aumentati negli ultimi anni, passando dai 21,5 miliardi del 2019 ai 24 miliardi del 2022 (per il 2023 Biden ne ha chiesti 26), un report del 2005 stimava che un nuovo programma di allunaggio sarebbe costato 104 miliardi di dollari (secondo Business Insider 133 miliardi con l'inflazione del 2019) − non proprio noccioline”.

Prendendo per buoni i dati pubblicati nell’articolo stesso (*), la contraddizione è lampante: se è vero che “la missione Apollo costò agli Stati Uniti il corrispettivo di 120 miliardi di dollari attuali”, e se è vero che “un report del 2005 stimava che un nuovo programma di allunaggio sarebbe costato 104 miliardi di dollari”, vuole dire che andarci oggi costa MENO – e non di più - che esserci andati negli anni 60.

Quindi? Dove sarebbe la giustificazione dei soldi, quando la stessa autrice ammette che andarci oggi costerebbe di meno di quanto costò l’impresa di 50 anni fa?

(Nota *: In realtà, le missioni Apollo degli anni ‘60 costarono molto di più, con l’aggiustamento dell’inflazione. A seconda delle fonti, si va dai 150 miliardi di dollari attuali ad oltre 200 miliardi. Ma anche con la cifra dichiarata di 120 miliardi, l’articolo si contraddice comunque).

Inoltre, l’argomentazione dei soldi è una stupidaggine in ogni caso: una volta che hai stabilito che un progetto ti costerà 1000 dollari, non è che dilungandolo nel tempo ti viene a costare meno. Ti costerà sempre 1000 dollari, che tu ci metta tre mesi o tre anni a completarlo. (Anzi, allungando i tempi i costi tendono casomai ad aumentare).

POLITICA

Riguardo alla questione politica, l’autrice scrive: “Tuttavia i soldi non sono l'unico ostacolo al nostro ritorno sulla Luna: fino ad oggi ogni presidente degli Stati Uniti aveva un obiettivo diverso, e con le elezioni venivano spesso cancellati i progressi fatti in precedenza in ambito spaziale. È successo con Bush, che si è visto cancellare il programma Constellation (che avrebbe voluto riportare l'uomo sulla Luna) dal successore Obama, che a sua volta approvò la creazione del razzo Space Launch System (SLS). Con Trump l'obiettivo è tornato a essere la Luna (e Marte), e questa volta Biden ha continuato sulla scia del predecessore. Questi progetti richiedono molti anni (a volte ben più delle due legislazioni di un presidente), e per questo finiscono spesso in un nulla di fatto.”

Anche questa giustificazione non sta in piedi. Il programma Apollo fu deciso e supportato da tre presidenti diversi: Kennedy, Johnson e Nixon (due democratici e un repubblicano), e nessuno di loro si sognò mai di “cancellare i progressi fatti in precedenza”. Anzi, ogni presidente sperava di essere lui quello che si trovava nell’Ufficio Ovale, al momento di celebrare un eventuale successo. E anche in tempi più recenti, la cancellazione del programma Constellation da parte di Obama avvenne perchè era un programma sbagliato, costoso e rischioso insieme, e non perchè fosse “cambiato il presidente”. E infatti lo stesso Obama – come conferma l’autrice dell’articolo – “approvò la creazione del razzo Space Launch System (SLS). Con Trump l'obiettivo è tornato a essere la Luna (e Marte), e questa volta Biden ha continuato sulla scia del predecessore”. Quindi la domanda rimane: perchè così tanto tempo? Nel 2011 Obama approvò il progetto SLS-Orion per tornare sulla luna: sono passati 12 anni da quel giorno, e ancora non siamo riusciti a mandare nemmeno un uomo nello spazio con quella capsula. Perchè?

RISCHI

Terza argomentazione dell’autrice, a giustificazione dei ritardi: i rischi di una missione lunare. Scrive la Guzzonato: “Un ultimo fattore importante di cui tenere conto sono i rischi: negli anni Sessanta ne abbiamo corsi tantissimi, a volte anche incoscientemente. Ci è andata bene, ma nel 2022 non siamo più disposti a perdere vite umane per tornare sul nostro satellite.

Veramente nessun astronauta perse la vita durante le missioni Apollo. L’unico incidente mortale avvvenne a terra, in una capsula che prese fuoco durante un collaudo. Ma le missioni lunari andarono tutte alla perfezione: con l’eccezione di Apollo 13 (che dovette rientrare prima del previsto per l’esplosione di un serbatoio), tutte le altre missioni lunari, da Apollo 8 ad Apollo 17, portarono a termine il programma esattamente come previsto, senza ritardi e senza problemi sostanziali.

Anzi – e qui si apre la vera problematica del caso: non solo nessun astronauta è mai morto durante una missione lunare, ma nessun astronauta si è mai nemmeno ammalato a causa delle radiazioni ricevute durante il viaggio (fu la stessa NASA a dichiarare che “una missione lunare comporta radiazioni complessivamente equivalenti a una radiografia"). Da cui nasce la VERA domanda che bisognerebbe porsi oggi: se è vero, come dichiarò la NASA, che la dose di radiazioni ricevute dagli astronauti durante la missione lunare era “trascurabile” (“negligible” nell’originale), come mai Artemis 1 ha dovuto portare nello spazio dei costosissimi manichini dotati di sofisticati sensori per le radiazioni? Visto che – come dice la NASA – ci sono problemi di budget, perchè andare a spendere inutilmente milioni di dollari in un esperimento del quale dovremmo già conoscere a perfezione il risultato?

Ma qui, purtroppo, irrompe il buon senso e la favola finisce. Perchè l’unica risposta logica a questa domanda è che negli anni 60 non ci siamo andati affatto, sulla luna, mentre oggi che vogliamo provarci davvero ci si trova di fronte a problemi molto difficili da superare, che comportano ovviamente i notevoli ritardi a cui stiamo assistendo.

Prima di mandare DAVVERO degli astronauti nello spazio aperto dobbiamo risolvere problemi di una portata enorme, proprio perchè non vogliamo che finiscano arrostiti come polli allo spiedo, e questo comporta un grosso investimento di tempo e di denaro.

Sarebbe così bello se la NASA ammettesse questa semplice verità, che è molto più sensata e logica della leggenda delle missioni Apollo. Ma, come sappiamo, l’uomo è affezionato alle leggende, mentre è molto meno attratto dalla semplice verità.

Massimo Mazzucco

[Un consiglio personale a Chiara Guzzonato: se vuole scrivere articoli sulla luna, eviti di andare a prendere "ispirazione" dai siti dei debunker. Si rischiano solo delle brutte figure].