Ve lo ricordate quando la gente chiedeva alla NASA di rispondere alle accuse di aver falsato i viaggi lunari del 69-72? La loro risposta altezzosa di solito era “Non abbiamo nessun bisogno di rispondere. Noi sappiamo che ci siamo andati”.

Ebbene, questo atteggiamento dall’alto in basso non deve aver sortito gli effetti sperati, perchè per i prossimi viaggi di Artemis la NASA ha fatto addirittura un accordo preventivo con una società hi-tech per dimostrare che – almeno questa volta – ci andranno davvero.

Evidentemente la coda di paglia, a furia di bruciare, è arrivata troppo vicina alle chiappe, e quindi i dirigenti odierni della NASA vogliono assicurarsi di non dover subire la stessa sorte dei loro predecessori.

Ma come faranno a “dimostrare” che questa volta sulla Luna ci vanno davvero?

Manderanno immagini in diretta difficilmente confutabili? Riprenderanno in 8K stereo 360 ogni minimo dettaglio delle future missioni? No, niente di tutto questo! Si faranno validare “la verità” dalla blockchain.

Come scrive questo articolo di Forbes India , “l’immutabilità della tecnologia blockchain offre un mezzo affidabile per registrare e verificare le future missioni lunari. Gli astronauti che atterrano sulla Luna potrebbero interagire con i cubi di dati e le loro attività potrebbero quindi essere registrate e verificate utilizzando la blockchain. Fornirebbe un meccanismo di controllo in tempo reale per l’esplorazione lunare e prove indiscutibili della presenza umana sulla superficie lunare, che potrebbero aiutare a dissipare qualsiasi teoria cospirativa sugli sbarchi lunari, un compito che la NASA ha storicamente trovato impegnativo.”

Io non sono esperti di blockchain, ma mi sembra di capire che la sua caratteristica fondamentale sia quella di preservare i dati e di renderli inalterabili dall’esterno.

Ma chi immette le informazioni in questi fantomatici “cubi di dati” chi lo controlla? Non saremo per caso di fronte ad un’altra situazione come quella dell’11 settembre, dove a “dimostrare” che le Torri Gemelle raggiunsero temperature altissime fu la famosa “simulazione al computer” del NIST, della quale però nessuno ha mai potuto verificare i dati di input?

Così eh…. Chiedo per un amico.

Massimo Mazzucco

(Vedi anche questo articolo)