La desinformación-espectáculoEl efecto CNN THIERRY MEYSSAN*

EFFETTO CNN - La disinformazione-spettacolo

di Thierry Meyssan

Concepita inizialmente per impedire che l’informazione fosse in qualche modo falsificata, l’informazione in tempo reale si è paradossalmente trasformata in uno spettacolo in cui la verità è qualcosa di accessorio. A causa del punto chiave che occupa in questo sistema, la CNN si è convertita in uno strumento di propaganda globale, come dimostrato da Thierry Meyssan in una conferenza tenuta nella Accademia Nazionale della Politica, di cui riportiamo integralmente il testo.

[Come Luococomune.net, e come cittadini del mondo, restiamo infinitamente debitori verso Meyssan per il suo coraggioso gesto iniziale, di aver puntato il dito contro le falsità più evidenti della versione ufficiale dell'11 Settembre. Nonostante questo, ci permettiamo di avanzare alcune riserve su certe affermazioni da lui fatte nell'ambito di questo testo, che riportiamo nelle note in coda].


Nel 1990-1991, l’operazione «Desert Storm» mobilizzò un’amplia coalizione internazionale per obbligare l’Irak a ritirarsi dal Kuwait. L’opinione pubblica degli Stati implicati si unificó intorno ad una comune fonte d’informazione: la CNN. La catena statunitense, creata 10 anni fa, si è trasformata in una catena con audience internazionale ed ha imposto al resto del mondo il suo concetto di «informazione continua».

Durante tutto il conflitto, in tutte le parti del mondo, la maggior parte delle emittenti televisive riproduceva in diretta le sue immagini ed era frequente che riproducessero praticamente i suoi stessi commenti.

Il dispositivo di propaganda che gli Stati Uniti misero in piedi durante la Guerra Fredda per lottare contro la propaganda sovietica si estese con rapidità per tutto il pianeta. In mancanza di un avversario sovietico, la propaganda di Washington non ebbe limiti e si riversò nei paesi alleati, incluso negli stessi Stati Uniti. Retrospettivamente, l’informazione della CNN appare travisata, parziale, persino velatamente insidiosa.

Negli anni seguenti, la maggior parte degli Stati più progrediti creò a loro volta le proprie catene di informazione continua, con la speranza che il controllo dei mezzi di comunicazione di massa audiovisivi potesse garantire la propria oggettività. Orbene, tutti possono constatare che sia per gli attentati dell’11 settembre del 2001, e successivamente sia per le operazioni «Enduring Freedom» e «Iraqi Freedom», questo dispositivo, lontano dal proteggere l’opinione pubblica dalla propaganda statunitense, la rese ancora più vulnerabile.

Di fatto, così come segnalato dal sociologo Marshall McLuhan, il problema risiede principalmente nella forma e non nel contenuto del messaggio, poiché «il mezzo è, per se stesso, un messaggio».

1990: l’imposizione del modello «informazione continua»

Il concetto di informazione continua consiste nel diffondere in tempo reale immagini degli avvenimenti, in modo che i telespettatori possano vivere le emozioni derivate dalle immagini stesse, e provare la stessa sensazione dei suoi protagonisti.

L’immediatezza del processo tende a proteggere dalle falsificazioni. Allo stesso modo, l’informazione continua si presenta come un passo avanti rispetto al giornalismo, grazie all’utilizzo dei nuovi mezzi tecnici.

Ma in realtà, è la negazione stessa del giornalismo. Esso, di fatto, consiste nel distaccarsi da un evento per analizzarlo, selezionare i fatti più salienti, confermare le fonti, verificare le accuse ed esprimere un giudizio.

Il giornalismo non è una tecnica di descrizione, ma piuttosto un'arte della comprensione. Ben lontano da garantire la verità, l’immediatezza lo rende vulnerabile alle apparenze e ai pregiudizi.

Nel modello CNN, l’informazione non è uno strumento di conoscenza, ma uno spettacolo. La messa in onda si ispira alla tragedia greca. I presentatori e gli inviati eseguono il ruolo del coro antico. Nel 1991, così come nel 2003, tutti erano già a conoscenza della fine della storia: la prima potenza militare del mondo avrebbe schiacciato l’insignificante esercito iracheno.

Allo stesso modo della tragedia greca, gli spettatori non si meravigliano per una suspense inesistente, ma per il fascino dell’inesorabile destino. In queste condizioni, il criterio dell’informazione continua non è quello della verità, ma quello della tragedia.

Nel 1990, quando il segretario di Stato James Baker si sforzava di convincere l’opinione pubblica della necessità di scatenare una guerra contro l'Irak, l’agenzia di pubbliche relazioni, Hill & Knowlton, diffuse la notizia che soldati iracheni avevano rubato le incubatrici dai reparti maternità degli ospedali del Kuwait, lasciando morire più di 300 neonati prematuri.

La notizia fu confermata da un rapporto di Amnesty International. Si organizzarono udienze pubbliche nel Congresso degli Stati Uniti che furono trasmesse in diretta dalla CNN e inviate a tutto il mondo. Una giovane infermiera, mantenuta nell’anonimato, fra i singhiozzi confermò questi crimini.

Dopo la guerra, un giornalista di Harper’s Magazine dimostrò che questa accusa era falsa, e che la giovane infermiera era in realtà la figlia di un diplomatico kuwaitiano. L’inganno era stato montato da una delle direttrici di Hill & Knowlton, Victoria Clarke.

Con questo rapporto, il governo di Bush Senior non solo cercò di avvelenare il Parlamento, ma anche l’opinione pubblica internazionale. E lo ottenne grazie all’«effetto CNN». Istantaneamente, tutti i giornalisti omisero di verificare le fonti dell’informazione, cosa che facevano abitualmente e obbligatoriamente per comprovare i fatti.

Tutti considerarono accettabile una testimonianza anonima della quale, normalmente, avrebbero diffidato.

Ancora più allarmante è il fatto che non fu presa nessuna contromisura per impedire che si ripetesse una simile manipolazione. E quello che è peggio, è che nessuno protestò quando Victoria Clarke divenne portavoce del Dipartimento della Difesa.

Durante l’operazione «Desert Storm», l’allora segretario della Difesa, Dick Cheney, e il capo di Stato Maggiore, Colin Powell, annunciarono che Saddam Hussein aveva aperto le valvole dei suoi pozzi di petrolio, lasciando fuoriuscire il greggio nel Golfo e provocando «il più grande disastro ecologico di tutti i tempi».

La CNN confermò che chiazze di petrolio minacciavano le coste, e diffuse immagini di un uccello marino coperto di petrolio su una spiaggia. Tuttavia, fin dal primo giorno, l’agenzia Reuters aveva spiegato che una piccola marea nera si era prodotta dopo che una petroliera irachena era stata attaccata dall’esercito statunitense poiché credeva, probabilmente senza ragione, che la nave trasportasse una gran quantità di armi.

L’accusa lanciata contro Saddam Hussein permetteva a Washington di mascherare un vile atto militare e, successivamente, di presentare un immagine diabolica di Saddam Hussein agli occhi degli ecologisti.

Ancora una volta l’«effetto CNN» bastò a dare credibilità all’informazione.

Inoltre, a partire da questo istante, nessun giornalista verificò la grandezza della marea nera, e neanche uno osservò attentamente le immagini, né valutò la credibilità dell’accusa.

Fu solamente molto più tardi, nell’esaminare vecchie immagini di ITN, che si osservò che queste chiazze di combustibile non potevano inondare la spiaggia perchè si dirigevano verso il mare, e che quella razza di uccello marino non viveva nel Golfo. Si notò, soprattutto, che quella accusa era insensata perchè gli iracheni non avevano alcun interesse nel distruggere le coste del Kuwait che, precisamente, stavano rivendicando.

Questo ci ha portato ad un’altra constatazione: un' informazione non necessita essere credibile per beneficiare dell’effetto CNN, basta che abbia una dimensione tragica. Così, Dick Cheney, cercando di dimostrare che l’Irak non aveva invaso il Kuwait per ristabilire i suoi confini, ma per mire espansionistiche, affermò che Saddam Hussein, prevedendo future conquiste, si era dotato del «quarto esercito del mondo» (dopo USA, URSS e il Regno Unito).

Può sembrare rischioso che un responsabile politico faccia una dichiarazione tanto stupida. Durante la guerra con l’Iran, effettivamente, l’Irak dedicò il grosso dei suoi sforzi al suo armamento, fino a trasformarlo nel nono del mondo. Però il paese era uscito stremato e sconfitto da una decina di combattimenti atrocemente selvaggi. Non era niente più che uno Stato del Terzo Mondo, equipaggiato con molti carri armati obsoleti, riciclati dagli eserciti occidentali.

Non si tratta in questo caso di una bugia riproposta senza verifiche, ma qualcosa di assurdo ripetuto come un'evidenza, dovuto al fatto che una sovrastima dell’Irak è indispensabile per la qualità dello spettacolo. Questo fatto ci rimanda, come i precedenti, all’impossibilità strutturale del lavoro giornalistico all’interno dell’informazione continua, se non alla forza della comunione globale.

In passato, l’intera città si riuniva a teatro per condividere l’ideale della tragedia. Oggi, contraddire lo spettacolo CNN significa escludersi dal «villaggio globale». Non è più la Ragione che scopre la Verità, ma quest’ultima è determinata da una strategia secondaria.

2001: la bugia premeditata

Alla fine degli anni '90, su iniziativa del generale Colin Powell, divenuto amministratore di AOL (America Online), un complesso processo di fusioni-acquisizioni permette la creazione del gigante della comunicazione AOL-Time-Warner, nel quale è inclusa la CNN. Nel 2001, la squadra Cheney, Powell, Clarke e soci ritorna al potere a Washington.

L’11 settembre del 2001, un poco prima delle 9 am, la CNN è il primo mass-media a diffondere le immagini della torre nord del World Trade Center, che aveva appena subito l’attacco di un aereo. La catena, che dispone permanentemente di una telecamera installata su un tetto di New York che permette di filmare la città, semplicemente mandò in onda un piano fisso, mal inquadrato. Il commentatore ignora esattamente ciò che è successo, di che tipo di aereo si tratta, e se la tragedia fu accidentale o criminale.

Nonostante ciò, alcuni minuti più tardi, e senza che fosse ancora stata avviata alcuna indagine, afferma di sapere da una fonte ufficiale autonoma che si tratta di un attentato orchestrato da Osama Bin Laden. [1]

Le catene di informazione continua di tutto il mondo stanno già ritrasmettendo questa accusa anonima e senza fondamento quando un secondo aereo penetra nella torre sud del World Trade Center.

Verso le 10 am, la CNN annuncia anche che si sono prodotte due esplosioni nel Pentagono, con un totale di sette morti. Un’ora dopo, la catena afferma che un aereo dirottato si dirige verso il Pentagono.  Verso mezzogiorno, la CNN annuncia che, secondo Victoria Clarke, un aereo dirottato aveva attaccato il Pentagono.

Le catene di tutto il mondo trasmisero minuto per minuto la versione della CNN senza mettere in risalto l’incoerenza della cronologia.[2] E’ opportuno ricordare qui che Victoria Clarke, portavoce del Dipartimento della Difesa, è colei che montò la falsa testimonianza al Congresso sul caso delle incubatrici del Kuwait nel 1990.

In accordo con i commentatori, la signora Clarke sapeva che l’attentato era stato commesso con un aereo dirottato perchè Donald Rumsfeld in persona glielo aveva comunicato direttamente. Di fatto, il segretario della Difesa, in un atto di coraggio, aveva lasciato il suo ufficio in quei momenti di pericolo per offrire un forte appoggio ai pompieri all’altra estremità del Pentagono.

Da lontano, egli aveva identificato chiaramente nell’edificio i resti di un aereo, precisamente un Boeing 757, mentre gli stessi pompieri, penetrando con i loro abiti a prova di fuoco al centro stesso dell’incendio, affermarono di non aver visto niente che assomigliasse ad un pezzo di aereo.

E’ doveroso ricordare anche che l’arma che attaccò il Pentagono entrò al pianoterra, da una porta di garage, [3] senza danneggiare la facciata, e si portò all’interno dell’edificio, dove causò l’esplosione. Ciò nonostante, il corrispondente militare della CNN, Jamie McIntyre, che ha un ufficio all’interno del Pentagono, afferma con tono serio [letteralmente: senza ridere N.d.T.] che un Boeing 757, di più di 100 tonnellate, largo 38 metri e alto 12, è entrato da una porta di garage senza danneggiarne lo stipite, e che poi si è disintegrato nell’edificio. [4]

Nello stesso momento, si incendiava un appartamento annesso alla Casa Bianca che ospita i servizi tecnici della presidenza e gli uffici del vicepresidente. Essendo la ABC a diffondere in diretta le immagini del dramma e non la CNN, questo fatto non appare nelle televisioni straniere.

Durante la giornata, le grandi reti statunitensi si accordano nel realizzare il libero scambio delle immagini. Per loro, la priorità consiste nell’avere immagini che permettano la trasmissione in diretta. Poco importa ciò che queste immagini fanno vedere. In altre parole, quello che li preoccupa è mostrare le apparenze, senza cercare il significato, a costo di essere vittima delle illusioni.

Una scritta appare negli schermi: «Stati Uniti sotto attacco». Si dice che gli attentati sarebbero opera di una potenza straniera (statale o no). [5] Nonostante ciò, in questo momento nessun giornalista è capace di confermare queste accuse.

Verso le 3 pm, la CNN annuncia che si sono mobilitate le squadre del Centro di Controllo delle Malattie (CDC), situato in Atlanta come la sede della catena. Si preparano per un attacco con l’antrace contro gli Stati Uniti preparato da Bin Laden. Non viene data alcuna spiegazione che permetta di comprendere perchè le autorità temono un attacco precisamente da Bin Laden, ne tantomeno perchè con l’antrace.

Ma per noi che interpretiamo i fatti posteriormente, queste accuse ci sembrano molto strane. Nell’ottobre del 2001, una settimana dopo l’attacco contro l’Afganistán, quando l’opinione pubblica statunitense cominciava a dare segnali di stanchezza, cinque lettere deliberatamente infette con antrace causarono cinque vittime.

Numerosi indizi, rivelati alla stampa dagli investigatori, permisero di stabilire una gamma di congetture che dimostrava che le lettere infette erano state fabbricate preventivamente dai terroristi dell’11 settembre. Provocando il panico generale, il presidente Bush dichiarò con tono grave di fronte alle telecamere della televisione che lui non era stato contagiato.

Il segretario della Difesa, Donald Rumsfeld, ordinò urgentemente l’acquisto in massa di diversi antidoti e vaccini principalmente fabbricati dai laboratori farmaceutici dei quali era stato a capo. Poi, niente più. Subito si confermò il ceppo di antrace proveniva da un laboratorio dell’esercito degli U.S.A. e che prima dell’11 settembre una organizzazione di estrema destra statunitense aveva inviato numerose lettere di questo tipo a medici che praticavano gli aborti. Retrospettivamente, possiamo domandarci se tutto questo teatro avrebbe funzionato allo stesso modo nel caso in cui la CNN non avesse prima seminato il terrore dell’11 settembre.

Verso le 4:30 pm, la CNN diffuse «in diretta» le immagini del bombardamento di Kabul da parte degli Stati Uniti, in risposta agli attentati. Orbene, il vero bombardamento avvenne quattro settimane più tardi. Interrogata posteriormente su questa invenzione, la direzione della CNN affermò che le immagini erano realmente in diretta, ma che erano state male interpretate. Quel giorno, un deposito di munizioni sarebbe esploso a Kabul dando l’impressione che la città fosse bombardata. [6]

Però, investigato il fatto, nessuno a Kabul ricorda esplosioni di questa importanza. Le immagini «in diretta» corrispondevano probabilmente a vecchi filmati di una delle tante battaglie che ebbero luogo nella capitale durante la guerra civile.

Ancora una volta, per noi che interpretiamo i fatti posteriormente, questa bugia richiede una spiegazione. Possiamo legittimamente domandarci se la CNN era incaricata di preparare l’opinione pubblica internazionale all’attacco contro l’Afghanistan che, anche se previsto da vari mesi, necessitava di una giustificazione onorevole.

Osservazioni sulla macchina della menzogna

Si può obiettare che la rapida rassegna appena fatta sull’informazione dell’11 settembre da parte della CNN è orientata in modo da indurre una conclusione.

Questa è esattamente la funzione del giornalista e la responsabilità dell’intellettuale. Io analizzai con distacco, in modo oggettivo, ciò che successe in quei giorni e mi riferii solamente agli elementi che considerai più significativi.

Si può contestare il significato che gli attribuii, ma non i fatti che ne risultarono.

La CNN terminò quei giorni diffondendo notizie che non poteva provare. Inoltre, nell’episodio del supposto aereo sul Pentagono, la catena trasmise coscientemente un assurdo, mentre nel caso dello pseudo-bombardamento a Kabul, mise in piedi una menzogna. Non ci troviamo di fronte ad un programma di informazione, ma di propaganda, simile a quella del dott. Goebbels quandò annunciò che l’incendio del Reichstag era responsabilità di terroristi stranieri ed esigeva leggi eccezionali per «salvare la democrazia».

«L’effetto CNN» funziona efficacemente perchè la catena copre tutti gli eventi internazionali ed offre le proprie immagini ai colleghi del mondo intero. Da questo punto di vista, agli Stati Uniti interessava stimolare la nascita di catene di informazione continua in tutte le parti del mondo affinchè trasmettessero i programmi della CNN.

Nonostante ciò, durante la guerra in Afganistan, una piccola catena di informazioni continua diventò un punto di riferimento per i suoi colleghi, mettendo così in pericolo il monopolio e l’effetto CNN. Al-Jazeera, di proprietà dell’emiro del Qatar, sfuggì di mano ai suoi stessi creatori. Distruggerla, pertanto, diventò un’ossessione per il Pentagono. Durante la guerra in Afganistán, fu bombardata la sua sede a Kabul.

Il direttore locale, Tayssir Allouni, che sopravvisse, si rifugiò negli uffici della Abu Dhabi TV, che fu immediatamente bombardata. Sfuggendo nuovamente ala morte, si rifugiò nell’hotel Palestina, dove alloggiava la maggior parte dei corrispondenti stranieri. Un carro armato statunitense colpì l’hotel. Allo stesso tempo, il sito Internet in lingua inglese di Al-Jazeera fu attaccato e distrutto. Sotto forti pressioni, le società informatiche associate alla catena del Qatar annullarono tutti i loro contratti, e così  Al-Jazeera rimase senza sito nè tecnico web.

E’ probabile che i prossimi attacchi si dirigano contro la Abu Dhabi TV, la nuova catena di Sheik Zayed, che sta cercando a sua volta di imporsi come punto di riferimento internazionale.

L’evoluzione del modello CNN per gli Stati Uniti è influenzata dalle teorie filosofiche dei neoconservatori e corrisponde al cambio di tono di Fox News.

Discepoli di Carl Schmitt, Leo Strauss e Alan Bloom, i neoconservatori pensano che la politica sia, innanzitutto, saper distinguere gli amici dai nemici. Da ciò si capisce come le interviste delle personalità non hanno come obiettivo di spiegare il loro punto di vista, ma comunicare ai telespettatori se sono amici o nemici e, in questo caso, ridicolizzarli pubblicamente.

Gran parte delle interviste della CNN sono preparate da una piccola squadra editoriale che preventivamente mette per scritto le domande. Il presentatore si limita a leggerle nel gobbo senza considerare le risposte che riceve. Così non c’è dialogo, né volontà di capire, ma una messa in rilievo o in ridicolo dell’invitato a seconda che quest’ultimo sia un amico o un nemico.

I responsabili di questa squadra editoriale parteciperanno anche successivamente, con i principali capi della stampa statunitense, in un incontro settimanale al Metropolitan Club di Washington per discutere sulla «deontologia» con i responsabili della Comunicazione della Casa Bianca.

Così, non con la forza, ma sotto forma di «gentlemen agreement» e in nome del «sentimento di responsabilità nazionale» che viene fissata la linea politica di propaganda dello Stato.

La volgarità e la ripetizione delle bugie per il momento non hanno colpito l’«effetto CNN». Al contrario, la catena ha imparato a giocare con l’immediatezza, per aumentare la fragilità della memoria dei telespettatori, e con la reminiscenza dei simboli indotti per analogia.

Dal 2003 in avanti: la routine della menzogna

A partire dal trauma della guerra del Vietnam, il generale Colin Powell sviluppò due principi di comunicazione:
  1) Le perdite [letteralmente: il costo di sangue] devono essere le più basse possibili per la popolazione statunitense. Da qui gli «zero morti» nelle nostre fila, e l’attuale ricorso in massa a reclute straniere.
  2) Per liberarci dalla infamie postbelliche, è necessario implicare direttamente gli Stati alleati facendoli partecipare simbolicamente alle azioni militari. Da qui il desiderio di stabilire coalizioni, più o meno fittizie, e di riformare la NATO per affidarle il mantenimento della pace in Yugoslavia, Afganistan e, fra poco, in Irak. Anche in questo l’«effetto CNN» si mostra efficace.

  1) Nella guerra vista dalla CNN, i «buoni» non versano mai nè lacrime nè sangue. Così, durante la Prima Guerra del Golfo, Powell fece imbarcare telecamere della CNN nelle cabine degli aerei che bombardavano. Lo spettatore partecipa all’operazione come se si trattasse di un videogioco. Non vede il dramma umano che contemporaneamente si svolge a terra. Durante la seconda Guerra del Golfo, i giornalisti si imbarcarono insieme alle unità da combattimento.

Nonostante ciò, dovettero prima firmare un contratto di 50 punti con il quale si compromettevano specialmente a non rivelare gli orrori della guerra. La CNN poté allora passare immagini della vita quotidiana dei soldati statunitensi. Il telespettatore può partecipare alla sua epopea, però ignora tutti I combattimenti reali.

La guerra si è trasformata in uno spettacolo grandioso e corretto. Solo le fastidiose Al-Jazeera e Abu Dhabi TV diffondono immagini dei prigionieri di guerra statunitensi e delle loro sconfitte morali. Il dipartimento di Stato vocifera in continuazione che si violano gli accordi di Ginevra. Per conservare la sua posizione di catena mondiale di riferimento, la CNN è obbligata a trasmettere queste immagini, ma solamente per le emittenti straniere e le censura per il pubblico statunitense. In questo preciso momento, c’è qualcosa che non funziona bene: la CNN ha optato ora per dare priorità alla propaganda interna e non a quella esterna. La macchina della menzogna si scaglia contro il popolo degli Stati Uniti.

  2) Se Washington non incontrò nessuna difficoltà a creare un’amplia coalizione nel 1990 perchè l'Irak aveva violato la sovranità del Kuwait, gli fu difficile farlo nel 2002. Colin Powell, divenuto Segretario di Stato, opta allora per pretendere che l’Irak terzomondista costituisca una minaccia per la prima potenza del mondo.

Per rendere credibile questo assurdo, afferma che Bagdad possiede armi di distruzione di massa, che Saddam Hussein è uno psicopatico capace di utilizzarle contro gli Stati Uniti e che, inoltre, era il vero responsabile degli attentati dell’11 settembre, fino ad allora, senza dubbio, attribuiti ad Osama Bin Laden.

Nella sua presentazione di fronte al Consiglio di Sicurezza, Colin Powell pretende, con delle fotografie satellitari, di provare con l’evidenza la fabbricazione di armi batteriologiche. La metodologia è grottesca: il colore del tetto di una fabbrica non mostra quello che ci viene prodotto dentro. La CNN diffonde mondialmente in diretta questo discorso.

La messa in onda permette di dare una certa credibilità a fatti che non la tengono. Powell imita Adlai Stevenson nel mostrare foto dei missili russi quando c’era la crisi a Cuba. Mostra ai telespettatori una fialetta di antrace, non in fotografia, ma nelle sue mani. E’ ai telespettatori che si dirige e non ai membri del Consiglio di Sicurezza, giacché solo loro possono interpretare questo gesto come una minaccia contro loro stessi.

Concludiamo su questo obiettivo. Una conseguenza insperata della caduta dell’Impero sovietico sarebbe stato lo sviluppo incontrollato del sistema di propaganda statunitense. Questo ha incontrato nella CNN un nuovo strumento di diffusione. La sua forza risiede nel concetto di informazione continua che trasforma l’attualità in uno spettacolo e impedisce qualsiasi forma di analisi.

La moltiplicazione delle catene nazionali di informazione continua, che trasmettono in diretta le immagini della CNN, ha minimizzato l’effetto CNN e la vulnerabilità dei telespettatori.

La catena è già allacciata all’apparato statale di Washington e i suoi potenziali competitori sono attaccati dalla forza armata statunitense. L’informazione continua si è trasformata in un modo per condizionare l’opinione pubblica. Nonostante ciò, lontani dal lamentarci di questa libertà, ci rallegriamo di questa manipolazione della quale siamo parzialmente coscienti. Nessuno crede più nella veridicità della CNN, però tutto il mondo la guarda, direttamente o indirettamente trasmessa da altre catene.

Lo spettacolo CNN ci affascina: ci permette, a scala planetaria, di entrare in contatto con una tragedia. E, come la ubriachezza, lo sfruttare la «catarsi» che ci offre ci fa dimenticare che, nell’Impero Globale, la fuga non è più possibile, e la libertà non è niente più che un ricordo.

Thierry Meyssan
Giornalista e scrittore, presidente della Red Voltaire e della sezione francese Réseau Voltaire con sede a Parigi, Francia. E’ l’autore de La grande menzogna y del
Pentagate.

L’Accademia Nazionale della Politica celebrò dal 22 marzo al 24 giugno del 2003 il suo quinto ciclo di studi politici titolato: «Potere e comunicazione: totem e tabù». L’Accademia è una istituzione del diritto italiano, con sede a Palermo e presieduta dal professor Bartolomeo Sammartino. Questo ciclo di studi fu sostenuto dalla presidenza della Repubblica Italiana, la presidenza del Senato, la presidenza della Camera dei Deputati e la presidencia del Consiglio dei Ministri. Il 15 maggio del 2003, Thierry Meyssan (presidente della Red Voltaire), Mimmo Candito (professore di giornalismo dell’Università di Torino, capo del servizio estero de La Stampa), e Augusto Sinagra (professore di Diritto Europeo dell’Università La Sapienza di Roma, direttore della Rivista della Cooperazione Guiridica Internazionale), impartirono un magistrale corso su «Le guerre, l’11 settembre e l’effetto CNN». La riunione si svolse nella prestigiosa cornice di villa Malfitano a Palermo.

Traduzione di Paolo Giannoni (Cacciucco)



NOSTRE NOTE:

1 - Non ci risulta che il nome di bin Laden sia stato fatto dalla CNN nell'arco dell'intera giornata dell'11, se non nell'ambito di ragionamenti fatti, da terzi, a livello rigorosamente speculativo. (Chye  naturalmente servivano a preparare il terreno, ma non ebbero mai carattere di affermazione di alcun genere, fatta dalla CNN). Un fatto come quello indicato da Meyssan inoltre imporrebbe di elevare la CNN a livello di vero e proprio complice operativo, e non più solo strumentale. In realtà non risulta nemmeno che si sia mai parlato di attentato - se non come di una possibilità da non poter escludere -  nel breve intervallo di circa 15 minuti fra il primo e il secondo schianto. [ritorna al testo]

2 - Effettivamente, quella cronologia è talmente incoerente, da non combaciare assolutamente con le nostre informazioni. A quel che ci risulta, già prima delle dieci era stata diffusa la notizia di "un'esplosione" al Pentagono, e le immagini della colonna di fumo sopra la collina di Arlington avevano già fatto il giro del mondo, quando cominciarono ad intrecciarsi le diverse versioni: prima un elicottero, poi forse un camion bomba, infine "un aereo della American Airlines". Ma tutto ciò è avvenuto sicuramente entro le 11 del mattino. [ritorna al testo]

3 - Non risulta che ci fossero "porte di garage" sull'intera facciata del Pentagono colpita, nè sembra possibile diffondere una notizia del genere, quando l'aspetto esterno dell'edificio è noto fin dall'infanzia ad almeno una buona metà degli americani. [ritorna al testo]

4 - A noi risulta esattamente l'opposto. Siamo in possesso di un filmato (che comparirà nel prossimo video di LC sull'11 Settembre) in cui McIntyre, che è appena stato sul luogo dell'impatto, dice testualmente che "non c'è un ala, un motore, un pezzo di fusoliera, una qualunque cosa che possa indicare che lì si è abbattuto un grosso aereo commerciale. [ritorna al testo]

5 - L'unico ad aver fatto un'affermazione del genere, che ci risulti, è un ex-ministro degli interni pachistano - ed ex-agente della CIA - che fece chiaramente allusione, in una intervista a Time Magazine, ai servizi segreti israeliani. Ma non certo il giorno stesso degli attentati. [ritorna al testo]

6 - Le immagini del bombardamento giungevano in diretta, e per circa un'ora il corrispondente che trasmetteva da Kabul non seppe dire di cosa si trattasse. Ma poco dopo giunse la notizia che si era trattato di un attacco improvviso da parte dell'Armata del Nord (i ribelli alleati degli americani), che aveva probabilmente cercato di sfruttare il momento di disorientamento nella capitale afghana. Ma se anche quei missili fossero partiti con l'approvazione, o direttamente per mano, degli americani, la smentita di un eventuale attacco ufficiale americano arrivò praticamente in diretta, entrò un'ora circa dal fatto stesso. [ritorna al testo]

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Le nostre precisazioni non intendono invalidare in nessun modo il discorso di Meyssan rispetto all'uso dei media fatto dall'amministrazione Bush, ma solo evitare di diffondere informazioni che a noi risultano incorrette.