EPPURE A ME SADDAM È SIMPATICO

02.07.04 - In un tribunale istituito interamente dagli americani, riconosciuto solo dagli americani, in presenza di soli giornalisti americani, e con le immagini TV che prima di essere diffuse nel mondo hanno passato la censura dell’esercito americano, ha avuto inizio il primo processo iracheno, condotto dal libero popolo iracheno, nel nuovo, libero e sovrano stato dell’Iraq.

Sarà forse il trovarsi davanti a questa mostruosità fatta di arroganza, cecità ed ipocrisia insieme, ma alla fine quando ho visto la faccia barbuta e l’occhio acuto del vecchio leone detronizzato ho provato simpatia per lui. Chessò – ho pensato – almeno lui è sincero.

In fondo, se ci sono persone a Washington che si credono nel giusto invadendo paesi sovrani, ammazzando civili senza rimorso, ed arraffando senza troppi complimenti tutto quello che gli serve (e scartando con altrettanto disdegno tutto quello che non gli serve più), non vedo perchè non debba ritenersi nel giusto - dal suo personalissimo punto di vista - anche uno come Saddam, indipendentemente da quello che in realtà abbia fatto nei confronti dei suoi cittadini.

Mi rendo conto che voler giustificare un dittatore ... è la migliore ricetta per tirarsi addosso il peggio che ci si possa augurare, ma io in realtà non voglio giustificarlo affatto – anche perchè non avrei a disposizione gli elementi per farlo – mi limito piuttosto a cercare di capirlo. Che Fidel Castro, Pinochet o Stalin si chiamino, infatti, è necessario che un qualche processo deformante si instauri in ciascuno di loro, fra il momento in cui sono semplici ragazzini che tirano alla fionda, a quello in cui si ritrovano ad ordinare a sangue freddo di uccidere migliaia di persone innocenti, fra cui centinaia di ragazzini esattamente come loro.

Nel suo piccolo, Clinton sfilava con lo spinello in bocca contro la guerra, negli anni settanta, solo per finire, vent’anni dopo, ad ordinare ai suoi bombardieri di scaricare quintali di bombe all’uranio impoverito su pacifiche popolazioni civili della Jugoslavia.

Che cosa gli hanno fatto, nel frattempo, a tutti costoro?

Con certezza non potremo saperlo mai, poichè è ben difficile che chiunque di noi arrivi, nella sua vita, ad occupare una di quelle posizioni. Ma una cosa pare certa: che una volta arrivati “lassù”, il mondo debba per forza apparire diverso da come lo vediamo da quaggiù. Mentre infatti non è pensabile, nel breve arco di qualche anno, una tale mutazione interiore nella personalità di ciascun leader, è molto più facile che essi abbiano semplicemente cambiato opinione, nel momento in cui hanno visto le cose da una prospettiva completamente diversa. (Sempre a proposito delle premesse aristoteliche, perdonatemi l’ossessione).

Va infatti detto che, qualunque cosa “abbiano visto” i vari hitler della storia, una volta ascesi ai loro troni, si è sempre avuta l’impressione che agissero in preda ad un demone che andava ben al di là del tormento personale. Quasi come se fossero schiavi delle loro decisioni, piuttosto che non padroni delle stesse.

Lei è Saddam Hussein? – ha chiesto ieri il giudice all’uomo barbuto.

Sono Saddan Hussein, Presidente della Repubblica d’Iraq – ha risposto quello.

Lei è Saddam Hussein al-Majid?

Sono Saddan Hussein, Presidente della Repubblica d’Iraq – ha ripetuto meccanicamente l’uomo.

Scriva “ex-presidente” – ha raccomandato il giudice allo stenografo. Poi, di nuovo a Saddam:

Giudice: Dove è domiciliato?

Saddam: Io vivo nella casa di ogni cittadino iracheno.

Ma già poco più tardi, i giochi risultavano completamente capovolti:

Saddam: Lei ce l’ha la licenza per fare il giudice? Mi faccia vedere la sua laurea in legge.

Silenzio.

Saddam - In base a che cosa, allora, lei si arroga il diritto di giudicarmi?

Giudice - Mi ha chiesto di farlo l’Autorità Provvisoria della Coalizione.

Saddam – (Risata di scherno) Allora lei mi sta giudicando per conto degli americani, degli invasori. Ma come fa lei, un iracheno, a collaborare con loro?

Giudice – Io la sto giudicando seconda la legge irachena.

Saddam – Ah sì? E dove sono i miei avvocati, allora? Non di dimentichi che quella legge l’ho promulgata io, dopotutto.

Certo, se questi sono i passaggi che l’esercito USA ha deciso di diffondere, vuol dire che il resto deve essere stato davvero imbarazzante. Purtroppo, ripeto, i giornalisti ammessi erano solo americani super-distillati, e difficilmente fra loro si sarà riuscito ad infiltrare qualcuno di Reporters Sans Frontieres.

Ma forse, la risposta più significativa Saddam l’ha data senza aggredire nè accusare direttamente nessuno, quando il giudice gli ha letto, fra gli altri capi d’imputazione, la nota accusa di aver gasato migliaia di kurdi nel nord Iraq, una quindicina di anni fa.

Sì, lo avevo letto anch’io, sui giornali, qualcosa del genere – ha commentato sardonico l’ “ex-Presidente della Repubblica Irachena”.

Indipendentemente da quale sia stata la realtà dei fatti, secondo voi chi sono, alla fine, le vere “vittime” di questa mastodontica messa in scena a livello planetario?

Massimo Mazzucco