[lib align=left]time4-o.jpg[/img](A sinistra, un'immagine che era circolata in rete quattro anni fa). [b]FOUR MORE YEARS[/b] Altri quattro anni. Lo slogan dei repubblicani è diventato realtà: Bush ha vinto, o meglio, Kerry ha perso. Ha perso lui, perchè questo voto era un referendum su Bush, e Kerry non è stato capace di mostrare agli americani i danni che la presidenza Bush è riuscita a portare al loro paese, e al mondo intero, in questi quattro anni di follia neoconservatrice. Il gioco della destra era chiaro fin dall'inizio: appannare la vista all'americano medio, dopo averlo tramortito di paura con lo shock dell'11 Settembre, impedendogli poi di riprendersi grazie alla continua strategia del terrore - vero, presunto, o annunciato a seconda dei casi - che è riuscita magistralmente a protrarre per oltre tre anni a partire da quel giorno. Ricordate l'antrace? Era solo l'inizio. Il gioco quindi per Kerry,a sua volta, era segnato: mostrare agli americani quello che non riuscivano a vedere da soli. Peccato che Kerry stesso... ... sia stato, insieme a tutti gli altri democratici di punta, complice della grande bugia, e diventa quindi difficile per chiunque svelare una bugia che egli stesso ha contribuito a propagare. Ma comunque, non ci sarebbero state molte possibilità di fare altrimenti. Quando, il dodici Settembre 2001, l'intero senato americano si è allineato sugli scalini del Campidoglio, ed ha cantato con la mano sul cuore God Bless America, hanno firmato tutti un patto col diavolo che non avrebbero più potuto rescindere in nessun modo, individualmente, se non al prezzo di prendersi a loro volta del terrorista. Abbiamo visto tutti infatti che fine ha fatto Howard Dean, il candidato democratico alle primarie che è stato "sacrificato" dal suo popolo perchè era uno dei pochi che si era opposto alla guerra sin dall'inizio, e che quindi non avrebbe avuto la minima chance di battere Bush. Il tentativo di Kerry è stato allora quello di vincere la battaglia dall'interno della bugia - saremo ancora più bravi di loro a combattere "il terrorismo" - ma lì Cheney e Karl Rove hanno fatto terra bruciata fin dall'inizio, impostando la campagna elettorale proprio su quel tema, e muovendo quindi col bianco fin dall'inizio. Kerry così ha sempre dovuto inseguire, cercando in mille modi di dimostrare di essere "bravo quanto Bush" a difendere la nazione. Ma è un pò difficile farlo, quando il capo delle forze armate è quell'altro, e quando quello riesce anche a controllare i media a piacimento, bloccando dall'Iraq tutte o quasi tutte le notizie peggiori, e riuscendo in qualche modo a parare il colpo anche quando una di queste riuscisse a superare la barriera del silenzio. Un solo episodio, che vale da esempio per tutti: quando lo scandalo per le torture di Abu Grahb era ormai scappato di mano, e le critiche per l'amministrazione avevano raggiunto il punto di ebollizione, i "terroristi iracheni" non trovarono di meglio che decapitare Nicholas Berg, in quella macabra messinscena che tutti ricordiamo, e tempo che il corpo del ragazzo fu rientrato in America, e le torture erano già passate nel dimenticatoio. Alla fine, Bush il sempliciotto ha vinto conquistandosi il voto dei sempliciotti, che in America sono ancora, per quanto risicata, una maggioranza. A lui sono bastati, alla fine, due semplicissimi slogan: lui è un "pacifista", e quindi non vi difenderà bene come vi difendo io, e lui vi farà pagare più tasse, io di meno. Tutto lì. E di fronte a questo, Kerry non è nemmeno riuscito a dimostrare agli americani che se non attacchi per primo non hai poi bisogno di difenderti da nessuno, e che se abbassi le tasse, ma poi ti ritrovi a pagare la bolletta del gas il doppio di prima, allora non serve a niente. (Non che noi siamo molto più furbi di così, sia chiaro. Ci sono molti in Italia che sul giochino del "meno tasse" abboccano ancora a mascella spalancata). Alla fine è proprio vero: ogni popolo ha i governanti che si merita. Purtroppo o per fortuna, questo lo sapremo fra mille anni soltanto. Massimo Mazzucco