[img align=right]library/genova-o.jpg[/img][b]I "COMUNISTI", I "FASCISTI", E PIAZZA ALIMONDA[/b] La recente discussione sui fatti di Genova è stata fortemente indicativa. Grazie alla presenza di vari iscritti con posizioni estreme, sia da un lato che dall'altro, abbiamo potuto constatare una forte polarizzazione attorno a due idee di fondo: Giuliani "eroe" popolare, e "vittima" della repressione armata, Giuliani "se stava a casa era meglio", se l'è cercata e se l'è meritata. Fra le due posizioni, qualcuno ha cercato di suggerire una ricerca delle vere responsabilità a livelli più alti, ma è stato chiaro che i fatti bruciano ancora troppo sulla pelle, per permettere una valutazione più oggettiva degli avvenimenti di quel giorno. E' significativo come in quell'immagine del ragazzo con l'estintore, sollevato verso una pistola che gli si punta contro, ... ... si ritrovi la quintessenza del conflitto ideologico che sembra dividere oggi profondamente il paese. Forze dell'ordine o aguzzini da una parte, legittimi contestatori o fuorilegge dall'altra. Nella necessità di far valere la propria tesi, ci si dimentica spesso della complessità delle situazioni, come quella creatasi a Genova quel giorno. C'erano i pacifisti. C'erano i violenti. C'erano i no-global. C'erano i curiosi. C'erano stranieri da tutte le nazioni. C'era gente organizzata. C'erano i "black-block". C'erano cani sciolti. C'erano i Carabinieri. C'erano le Tute Bianche. C'erano le mamme coi bambini. C'era la Polizia. C'erano i ragazzini delle scuole. C'era il Presiente degli Stati Uniti. C'erano i più potenti capi di stato. C'era il nostro Presidente del Consiglio con tutto il suo governo. E c'erano pesanti personaggi politici che si trovavano dove non dovevano trovarsi in quelle ore. In un modo o nell'altro, nel bene o nel male, ufficialmente o di nascosto, erano rappresentate sul campo tutte la forze che prendono parte oggi al conflitto sulla globalizzazione. Possiamo quindi dedurre che il "risultato finale" di quella giornata valga anche come risultato del confronto sulla globalizzazione in genere: un completo fallimento. Questo fallimento è chiaramente sintetizzato da quel fotogramma maledetto, di Giuliani e Placanica uno di fronte all'altro, un momento prima della tragedia. Tornando quindi alla spaccatura iniziale fra le due posizioni - Giuliani "eroe" popolare o Giuliani "se stava a casa era meglio" - forse è lecito suggerire che il problema stia altrove: finora infatti gli unici che sembrano aver avuto ragione sono coloro che sono riusciti a mettere poveracci contro poveracci, in piazza l'uno contro l'altro, con il "contributo" non casuale dei poliziotti travestiti da "black-bloc". Chi ha voluto ciò è riuscito in un solo colpo a inquinare l'immagine di un movimento globale che stava diventando decisamente pericoloso per i grandi gruppi industriali, e a rimandare all'infinito le legittime richieste della più ampia base popolare per un più giusto equilibrio nelle nuove dinamiche economiche di questo secolo. Più ancora della nostra partecipazione alla guerra in Iraq, se c'è un regalo che davvero Berlusconi ha voluto fare a Bush, forse è stato proprio questo. La guerra infatti durerà al massimo tre anni, la globalizzazione almeno trenta. E la prima, a ben vedere, non è che una piccola parte della seconda. Massimo Mazzucco