[b]LA GUERRA HA GIA’ AVUTO IL SUO VINCITORE. GRAZIE ALL'INTERNET. [/b][img align=right]library/darby150.jpg[/img] di Massimo Mazzucco Se gli USA a fine Giugno si ritireranno dall’Iraq (come appare sempre più probabile), e se l’Italia addirittura li precederà a fine Maggio (come si comincia a sussurrare da più parti), lo dovremo certamente allo scandalo delle torture, che ha fatto traboccare un vaso già stracolmo di orrori insopportabili. Ma se prima di tutto non ci fosse Internet, di quelle torture il mondo non avrebbe mai saputo niente, e forse l’intera faccenda irachena sarebbe andata in maniera completamente diversa. Certo, a mettere in onda le immagini e dar fuoco alla polveriera, è stata la CBS, la grande catena “storica” americana che fu già l’elemento determinante nel porre fine alla guerra in Viet-nam. Ma alla CBS le immagini come sono arrivate? L’eroe misterioso, che tutti si sono dimenticati di ringraziare, un nome e una faccia li ha eccome: si chiama Joseph Darby, ed è un riservista dell’esercito USA, che era addetto a funzioni amministrative nel famigerato carcere di Abu Ghrab. E’ stato lui, che un giorno di due mesi fa ... ... si è trovato fra le mani un CD-Rom che conteneva le immagini che oggi tutti conosciamo. Di sicuro doveva già sapere dei maltattamenti, se non altro perchè le urla dei prigionieri non risparmiavano certo nessun angolo di quella prigione, ma evidentemente non pensava di fosse arrivati a tanto. E quando ha chiesto chiarimenti al suo superiore, gli e stato risposto “tutto sotto controllo”, che in gergo militare equivale più o meno a “fatti i cazzi tuoi”. Ma evidentemente quelli erano cazzi suoi – da un punto divista morale almeno – poichè dopo qualche giorno Darby ha deciso di scrivere una lettera, anonima, che ha infilato sotto la porta di un pezzo grosso di passaggio alla prigione. In quella lettera suggeriva che il trattamento dei prigionieri fosse decisamente fuori norma, e chiedeva al personaggio – di cui probabilmente non sapremo mai il nome - di intervenire in qualche modo. Questo ha scatenato una specie di temporale interno, nel quale la Polizia Militare istruiva un processo per direttissima, che richiedeva però all’anonimo di farsi avanti con nome e cognome. E nonostante questa fosse una chiara trappola, Darby si è fatto avanti, per dare inizio però un processo che finiva solo per “scoprire” ciò che tutti già sapevano: che erano gli stessi PM a dare quegli ordini ai carcerieri. Nel tentativo però, tanto palese quanto goffo, di mettere tutto a tacere, si erano ormai mosse troppe acque, ed i materiali incriminanti erano circolati liberamente fra accusati, accusatori ed avvocati di entrambe le parti (ricordiamo che i riservisti, anche sotto chiamata, conservano molti dei loro diritti civili, compreso quello di scegliersi l’avvocato che vogliono). E mentre una volta, per fare la copia di un video o di alcune foto, bisognava andare “dal fotografo”, ed aspettare magari anche una settimana, oggi basta una digicam qualunque, e tempo di fare pipì e le foto te le sei copiate tutte tre volte ciascuna. Ora, la CBS non rivelerà mai chi in realta le abbia passato il malloppo, ma ha fatto capire che è stato grazie ai materiali “appoggiati” ad un qualche server in internet che le informazioni e la documentazione necessari per preparare la bombadall’Iraq hanno raggiunto agli Stati Uniti. Di certo per raccommandata R.R.non sarebbe mai partito niente. La cosa divertente - se di divertimento si può davvero parlare – è stato vedere Rumsfeld in persona, che ha aperto il suo discorso alla commissione parlamentare, la settimana scorsa, ringraziando a denti stretti proprio “il valoroso soldato Darby, che ha avuto il coraggio di scavalcare la catena di comando, in risposta ad una chiamata morale più forte di ogni altra cosa.” Detto da lui poi, che di queste cose se ne intende... Massimo Mazzucco