[b]LETTERE DEGLI ISCRITTI SU PAPA WOYTILA[/b] (Spedire a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Possibilmente firmate con nome e cognome) LA GRANDE IMPRESA DI WOITYLA - di Tommaso Bruschi UNO SCHIFO AUTENTICO - di Vincenzo Ricchiuti APOGEO MEDIATICO - di Stefano Negro DIGNITÀ NELLA MORTE - di Silvio Tuninetti . [b]LA GRANDE IMPRESA DI WOITYLA [/b] di Tommaso Bruschi Data la mia giovane età, non avevo ancora assistito alla morte di un Papa. Quello che sapevo mi era stato raccontato dai miei genitori, i quali mi avevano spiegato come fosse un evento straordinariamente toccante e carico di significati. Non ho mai stentato a credere a queste parole, tuttavia una cosa la si capisce veramente solo quando la si vive. Bisogna fare molta attenzione all’uso dei termini in questi casi: una cosa è sapere un’altra è vivere....sentire, assimilare quello che vivi come esperienza interiore che triste o lieta che sia ti arricchisce. E’ ben vero ciò che mi è stato detto! Mai avrei creduto di provare tanta commozione e dolore per qualcuno che alla fine non ho mai conosciuto di persona. Tuttavia, così come dopo una tempesta bisogna volgere lo sguardo al risorgere del sole, ora bisogna guardare avanti oltre al dolore, proprio come Woityla avrebbe voluto. Tanto più che la Sua morte, così come la Sua vita, ci ha dato un dono grandissimo: quello di unire davvero il mondo. Durante la Sua agonia tutti gli abitanti della terra erano in apprensione e gli rivolgevano lo stesso pensiero di amore che solo i grandi possono meritare; ora tutti lo piangono senza distinzione di razza, colore della pelle e forse anche religione. Ora, quando sarà passato il doveroso periodo di lutto, bisognerà guardare avanti tutti insieme come si sta facendo oggi, con lo stesso spirito. Lui ci ha indicato la strada, ora sta a noi non perderla. Per questo dobbiamo tutti dire veramente con il cuore: Grazie Woityla. Tommaso Bruschi (Tommy79) ------------------------------------------ [b]UNO SCHIFO AUTENTICO[/b] di Vincenzo Ricchiuti La bolla papale è , alfine , ... scoppiata. Un paese intero sequestrato per due e forse più giorni. Dalla più minuscola radio al più sperduto opuscolo di paese, dalla Grande Tv a reti e capoccia unificate alle liaisons multimediali più ardite ed improbabili. Niente calcio, niente politica , niente di altro. Non una dissidenza, in un disumano unanimismo. Una orgia indistinta di "corigerete", "convertitevi", aleee-oohooo puntellata da profluvi sconci di sit-in in piazza e sit-com su Padre Pio, Don Bosco e chi meno abbia più rivomiti qui ed ora. Uno schifo autentico, una messa corale imposta senza pietà nè dolore, dal retrogusto indigeribile e l'evidence del totalitarismo più bieco. Una ricostruzione storica del personaggio? E dov'erano le voci discordi? E come si concilia una trattazione storico-cronachistica con il messaggio a caratteri cubitali "Ci insegna a morire" del selvatico Catechismo di Stato marchiatoci addosso? Una cronaca step by step di una agonia a scopi pedagogici e mistico-elevativi. Il rispetto per gli altri, gli atei, gli agnostici, il gregge di altre masturbazioni mentali chiamate religioni, in un altare-paese fintamente laico che non è esistito e non c'è. Oggi, solo oggi, le prime manifestazioni di vita post rigor mortis del diluvio di papismo universale. Il direttore del Manifesto, Polo, che su Omnibus di La7 ridimensiona la caduta del comunismo nella mitologia del polacco, attribuendola più correttamente all'implosione economico-strutturale del sistema socialista concepito ed attuato ad Est che non alle malsane e pecorecce omelie del Don Camillo dall'alto scranno. Ed il prof. De Marchi, dai microfoni di RR, che lo chiama genocida in quanto responsabile ignavo e tonto dell'esplosione della bomba demografica nei paesi del Terzo Mondo con i suoi irresponsabili richiami a quelle fumisterie vanesie, ed autoreferenziali al mantenimento del potere, di una elite che chiamano verità di fede, l'ebete della fede polacco. Ma il rispetto di noi stessi l'abbiamo perso l'istesso. Non si recupera tanto facilmente con la stessa faciloneria con la quale lo si è venduto al Culto assoluto, prono, illiberale, schiavista, razzista del Mito Totalizzante. Attenti cristiani che oggi gongolate con i vostri stracci che volano: guai a voi quando sarete minoranza perchè è di merda il sapore e la dignità della vostra tolerance. Ed è proprio questa la moneta con la quale sarete ben pagati. E ora, se volete davvero piombare nel mondo dei vivi e dare rispetto alla realtà delle quattro blandizie del vostro cuoricino, richiedete a gran voce una cosa sola: l'AMNISTIA. Svuotiamo le carceri intasate, liberiamo la verità universale dei corpi. Fate questo in memoria di Lui. Poi tornate in voi, nel vostro umanissimo e preferibile torpore agnostico, e toglietevi dalle balle. Vincenzo Ricchiuti (souza) ------------------------- [b]APOGEO MEDIATICO[/b] di Stefano Negro ... e così è finalmente accaduto. L'evento che aspettavamo tutti da ormai, almeno, 3 o 4 anni s'è compiuto l'altra sera verso le nove e mezza, in perfetto orario per permettere ai giornali di chiudere con tutti gli articoli necessari e ai telegiornalisti di dare la notizia al pubblico più ampio possibile. La televisione, chiave di volta delle evoluzioni linguistiche della nostra epoca, sta già tentando di rinominarlo "Giovanni Paolo II - Il grande", un po' come Carlo Magno, mi vien da pensare... e un po', anche, come quell'altro papa, conosciuto come "il papa buono", nomignolo che sembra quasi suggerire la cattiveria di tutti gli altri suoi predecessori ed eventuali successori. Quindi, insomma, ci troveremmo alle prese con un papa cattivo ma grande... un grande cattivo. Di sicuro è morto. Niente di personale, sia chiaro... è che, voglio dire, indicare come campione di pace, libertà e giustizia il personaggio storico e mondiale che forse più di ogni altro rappresenta il conservatorismo, l'assolutismo, il padronatismo e tante altre cose di cui non è intelligente vantarsi non mi sembra esattamente "coerente". Ma d'altra parte la "coerenza" sembra oggi il valore - ammesso che qualcuno ancora ricordi che cos'è un "valore" - che più di tutti è andato non solo perso ma proprio dimenticato, "obliato", come, con espressione più efficace, direbbero i francesi. Ciampi Azeglio, attuale vecchissimo presidente della nostra beneamata "Repubblica" Italiana - cosa di cui sembra andare particolarmente fiero - pare aver dimenticato il piccolissimo fatto che se fosse stato per i papi col cazzo che Garibaldi faceva l'Italia. «Evvabbè» potremmo dire, «mica era papa il vecchio Wojtyla al tempo!». Ok, ma Ciampi, allora, sembra aver dimenticato anche il fatto che l'Italia è uno stato laico, senza alcuna religione ufficiale (nella Costituzione, almeno, non sta scritto nulla a tal proposito) e che quindi con i suoi discorsi banali e noiosi, nei quali si arroga il diritto di parlare a nome di tutti gli italiani quando è invece evidente che il "dolore" riguarda lui personalmente e basta, mina pesantemente la credibilità della sua carica e di se stesso. A me non sta antipatico tanto il papa morto quanto piuttosto quelli che lo beatificano e lo esaltano per niente. Guardiamoci in faccia e diciamoci la verità: ma quali sarebbero le "grandi opere", con espressione berlusconiana, che questo papa avrebbe compiuto in giro per il mondo? Io non ne vedo... e se pensate alla caduta del muro di Berlino potrei dire che lui stesso ha confermato di non averci c'entrato una fava... e se pensate all'avvicinamento dei "ggiovani" alla religione cattolica, bè, a parte il fatto che un giovane intelligente non si vanterebbe a voce alta di una tale cosa, mi sembra abbastanza evidente che non c'è mai stato un venticinquennio come quello trascorso in cui i giovani si siano allontanati tanto dalla "chiesa"... per fortuna o purtroppo, su questo sono un po' indeciso. Ma vabbè, l'importante è crederci. Ed è questo il fondamento di ogni religione: l'importante è crederci! Motto che potremmo tradurre anche in: "Non preoccuparti di pensare, non esercitare la critica: ci siamo qui noia a darti la comoda verità che cerchi!". E' un po' lo stesso discorso che fanno gli assicuratori... i preti assicurano un posto in paradiso, l'importante è fare, pensare e credere tutto ciò che dicono loro. In ogni modo, la cosa più evidente di questi giorni è stato sicuramente l'abnorme spazio mediatico che la vicenda si è guadagnata. Più che "il grande" dovrebbero chiamarlo "il mediatico". Non è certo una novità la tendenza di tutti i totalitarismi a far largo uso di mezzi di comunicazione di massa e così anche il defunto potenfice, da buon sovrano assoluto, non è stato da meno e anzi, l'apoteosi si è avuta in questi giorni, con il mega reality-show sulla sua morte: io penso che il suo funerale, senz'altro in mondovisione, sarà uno dei più grandi eventi mediatici a cui avremo modo di assistere in futuro e non potete immaginare l'emozione che provo per ciò dal mio punto di vista di "scienziato della comunicazione". Come dire... l'apogeo dell'impero televisivo non può essere che questo, una manifestazione così va sicuramente al di là delle speranze più megalomaniache di un Hitler, uno Stalin o un Mussolini qualsiasi. Assolutamente fenomenale. D'altra parte un po' mi spiace, non per attaccamento alla figura nè alla persona, ma per puro e semplice spirito di fratellanza umana... la tv è un mostro carnivoro che inghiotte o, per dirla con l'abusato McLuhan, il medium finisce inevitabilmente per diventare il messaggio. E così, ciò di cui forse un po' mi spiaccio, è vedere come anche questo personaggio di cui tutti sembrano innamorati morbosamente, non sia in realtà che l'ennesima buona scusa per tirar su audience, soldi, onore e gloria e, non ultimo, sentirsi tutti più buoni. Personalmente credo che del vecchio Karol non freghi, in realtà, nulla a nessuno. Piangono come piangerebbero nel vedere la morte di Di Caprio nel film "Titanic", cantano come canterebbero ad un concerto di una rockstar a caso, parteciperanno al funerale come parteciperebbero ad un evento mediatico qualsiasi. Karol è solo una buona scusa, probabilmente la migliore. Il messaggio è certo un altro, magari sottile e nascosto ma che di sicuro è inevitabilmente o orridamente "tutto intorno a noi", giusto per parafrasare le minacce sotto forma di slogan pubblicitari che ultimamente sembrano andare di moda. Stefano Negro (Negvo) --------------------------------------- [b]DIGNITÀ NELLA MORTE[/b] di Silvio Tuninetti A proposito della morte di Giovanni Paolo II, mi pare di poter dire che è una preziosa occasione per riflettere, a prescindere dal credo di ognuno. Mi riferisco in particolare al modo con cui essa si è concretizzata. E' stata un'agonia lenta e dolorosa. L'importanza e la grandezza del personaggio ha fatto si che la morte e la sofferenza siano per una volta assurte a regine della cronaca. Questo è davvero un evento, in un contesto sociale dove la morte è relegata ai margini della vita, in una società dove bisogna essere sempre in forma, magri ed abbronzati, col super telefonino ed il macchinone. Non nego l'importanza di queste cose, ma la vita non è tutta li. E fosre questa morte mediatica è un suggerimento a riconsiderare i valori della nostra esistenza, non in senso religioso, bensì semplicemente umano. Quali sono i valori che quotidianamente perseguiamo? Come stiamo vivendo il tempo che ci è concesso? Se dovesse succedere domani, che bilancio trarremmo della nostra vita? L'auspicio, certo, è che possa succedere il più tardi possibile, perchè davvero la vita è una cosa meravigliosa. Giovanni Paolo II ha sofferto ed è morto senza nascondersi, mostrando questo tribolato ed inarrestabile processo con una dignità che non può non suscitare una grande ammirazione, fornendogli quasi una valenza pedagogica. In ospedale vedo la morte tutti i giorni, con gli anni ho imparato che essa non è che la cartina tornasole della condotta di vita di ogni persona, davvero, chi ha saputo vivere saprà anche morire! Se è più che lecito accapigliarsi su quanto fatto durante il pontificato, diventa più difficile contestare la dignità con la quale è andato incontro al suo destino. E' davvero stato un dono prezioso, e speriamo che questo seme porti frutto, al fine di vivere una vita davvero più profonda e gratificante. Grazie per la possibilità di esprimere questi semplici pensieri. Silvio Tuninetti (iscritto?)