LIVE8: ARE YOU READY FOR THE REVOLUTION?

di Andrea Franzoni

Il circo delle illusioni e delle ovvietà si è pronunciato, incapace di vedere oltre il proprio naso. Le misure invocate rinforzeranno il controllo dei poteri sulle masse ingenue, ma non cambieranno assolutamente nulla a livello umanitario, anzi. Ecco i meccanismi che conservano la povertà, e che nessuno si permetterà di toccare.

Certamente lo sapete: sabato pomeriggio c'è stata la vetrina del Live8, e fra poco ci sarà il G8. Blair, che giocherà in casa, presenterà il suo progetto: cancellazione del debito e fondi raddoppiati. Il progetto, forse, verrà anche accettato.

I trucchetti, però, restano. E vi sembra probabile che questi possano, da un giorno con l'altro, dopo un concerto di qualche dozzina di pop-star viziate dalle case discografiche ... ...davanti a un pubblico ingenuo, risolvere i problemi del Terzo Mondo (e non dite "almeno ci provano")?

Tony Blair ha presieduto in prima persona la Commission for Africa (1) che ha elaborato il progetto, e ha raccolto il tutto un libro (che costa online 5 Euro, e l'incasso pare non essere destinato in beneficenza). Non so se questo libro sia stato stampato in Italia, e nemmeno se esista la versione in italiano (credo di sì), intanto però ho trovato il link per leggerlo in pdf in inglese (2) e, mentre i sognatori calavano i pantaloni al ritmo dei ritornelli di Bono convinti davvero di cambiare il mondo con la loro presenza (3), ci ho dato un'occhiata.

Tanto fumo, per quel poco che sono riuscito a leggere prima che mi scoppiassero gli occhi (sono circa 500 pagine), e naturalmente non c'è nulla di nuovo. Le solite cose, strappalacrime, e fra le righe la chiave per capire come mai la povertà in Africa persiste e come mai molti grandi economisti siano così pazzerelli da dire che gli aiuti dati all'Africa, con il moderno sistema, non cambiano la situazione di un centimetro ma, anzi, spesso addirittura la peggiorano.

Qualche cifra: qualche giorno fa gli 8 capi del mondo (in verità 7, Putin non era stato invitato) hanno cancellato il debito a 18 paesi, quasi tutti africani, per un totale di 40 miliardi di Euro. Questo per mettere in chiaro le cifre del debito: 18 stati, in tre decenni, hanno accumulato un debito di 40 miliardi. Facciamo attenzione ai numeri. Bellamente, tra le righe, nel paragrafetto dedicato (dopo tante belle parole più che scontate) al "capital flight" (5), sta la causa principale e più imbarazzante del problema della povertà in Africa.

"Large sums of money depart Africa in the form of capital flight, a problem that afflicts Africa much more severely than it does other developing regions. [...] While capital flight is always difficult to estimate, the outflow is apparently around US$15 billion per year (of the same order as aid flows into the continent over the past decade or so). The best mechanism to stem the outflow of money from Africa is, again, to improve the investment climate. Savers need to feel confident that the legal, banking, and regulatory frameworks are effective – and that the political and economic system is stable enough that their investments will not be stolen, confiscated, or subjected to arbitrary taxation. Only then will they feel confident about bringing their money back to invest at home in Africa."

In pratica, mentre il debito di 18 paesi consisteva in 40 miliardi di dollari, scopriamo che sono 15 i miliardi di dollari che ogni anno escono dal continente nero. Questi 15 miliardi di dollari, più o meno, sono (più o meno) la stessa cifra che entra, grazie alle donazioni dei grandi del mondo, in Africa. In soldoni, i paesi industrializzati versano all'Africa 15 miliardi di dollari e, a fine anno, riportano a casa 15 miliardi di dollari. Con la differenza che, mentre i primi sono soldi dei contribuenti, i secondi sono profitti che vanno nelle tasche delle multinazionali, e con la differenza che con questi soldi ci fanno credere di cambiare il mondo (in verità oltre ai profitti immediati l'attuale sistema fa in modo che i potenti si approprino delle risorse dell'Africa per sempre, con un danno extra che si pagherà per decenni, e consiste nella privazione all'Africa dei suoi stessi mezzi di sussistenza). Questo meccanismo, ovviamente, non verrà intaccato. Anzi, dando più soldi, saranno automaticamente maggiori i proventi che le multinazionali (sono loro, ovviamente, a produrre, realizzare utili sottopagando, e a incassare gli enormi utili) riporteranno a casa (depredando un continente, con una redistribuzione della ricchezza prodotta praticamente nulla) grazie a leggi che permettono l'esportazione dei capitali e dei profitti e che sono imposte fra le regole a cui sottostare per beneficiare dei prestiti (e poi per ottenere la cancellazione del debito).

Quali sono le motivazioni di questa fuoriuscita di denaro, per Blair, Geldorf e soci? Gli investitori stranieri, secondo loro, non si sentono sicuri a reinvestire i profitti in Africa (di redistribuzione di una porzione dei 15 miliardi di dollari, ovviamente, non se ne parla) perchè non c'è sufficiente stabilità e trasparenza. Il motivo dell'instabilità è presto spiegato: bande di ribelli imperversano, massacrate dai mercenari pagati dalle multinazionali. Essi rivendicano la redistribuzione della ricchezza, infrastrutture utili, rispetto per l'ambiente. E sono soggetti a ogni forma di arbitrariato, stupri, violenze, incarcerazioni, spesso si tratta di minoranze etniche o di intere tribù sfrattate. In India, per fare un esempio, gli ultimi anni hanno visto il rafforzamento della presenza della Coca Cola. La Coca Cola, però, aspirava dalle falde quantità enormi di acqua per produrre le bibite, prosciugando i pozzi di decine di villaggi. Sarebbe inutile fornire le cifre delle centinaia di persone morte di sete per questo provvedimento (non osteggiato dal governo indiano), e probabilmente i superstiti hanno avuto il coraggio di lamentarsi. Creando instabilità, questo è ovvio, e provocando la fuga (è colpa loro!) dei profitti a occidente.

Le regole per accedere ai finanziamenti sono, mediamente, 111. Fra queste, oltre a quella per l'esportazione della totalità dei profitti (regola vagamente suicida, per uno stato poverissimo) c'è anche la regola della liberalizzazione di ogni settore economico (cioè la vendita ai privati di tutto ciò che è pubblico). Acqua, spiagge, petrolio, sanità, terreni: tutto viene privatizzato e venduto (sottoprezzo) in aste gestite dal Fondo Monetario Internazionale (organismo il cui potere decisionale è in mano ai grandi del G8 e che concede e finanzia i prestiti scegliendo le condizioni e le modalità) alle multinazionali. In un paese dove le persone muoiono di sete, privatizzare l'acqua (farla in pratica pagare) snellisce le spese dello stato ma aumenta la sete della popolazione civile (un giorno, in teoria, potremo vedere lo stato africano comprare la sua acqua all'industria americana alla quale, grazie al FMI, l'ha dovuta vendere anni prima). Idem per la sanità: in un paese dove la gente vive con meno di un dollaro al giorno si può ottenere un miglioramento facendo pagare le medicine che prima erano a carico del pur povero stato? Idem per l'istruzione: privatizzarla la rende automaticamente inaccessibile alla massa. Così facendo, però, le multinazionali realizzano profitti. Che poi, ovviamente, non reinvestiranno ma incasseranno.

Anche i soldi che vengono prestati (spesso si tratta di somme volutamente enormi che non potranno mai essere restituite) dal FMI non possono essere spesi liberamente dai governi, ma sono destinati alla costruzione di infrastrutture e all'acquisto di merci generalmente USA (e degli altri stati del G8). Gli stati, quindi, sono costretti a destinare gran parte dei soldi ricevuti per commissionare infrastrutture di dubbia utilità (6) (e di scarsa qualità, magari anche con appalti gonfiati) alle multinazionali americane (qui sta gran parte dei soldi che ritornano all'occidente), con un sistema che puzza vagamente di corruzione, quella corruzione che gli stessi potenti imputano ai governi locali (si parla a riguardo del sistema dei "sicari dell'economia"). Per ripianare parte dei debiti, poi (in questo la cancellazione può essere utile) gli USA e gli altri grandi costringono poi questi paesi del terzo mondo a vendere altre ricchezze locali, magari sottoprezzo. Le grandi multinazionali, in questa maniera (oltre che con le "privatizzazioni" imposte come condizione per ottenere il prestito), si sono comprate pezzi di foresta amazzonica, giacimenti petroliferi, spiagge, fiumi e piantagioni (che si aggiungono all'acqua, alla sanità, alle compagnie telefoniche, alle assicurazioni: queste sono tutte cose che garantiscono profitti a lungo termine.

C'è un pò di tristezza, ovviamente, nel vedere che le cose non verranno cambiate, almeno in questa occasione. Verranno dati più soldi, ma questo significherà più condizioni castranti per gli stati e più denaro speso per gli interessi delle multinazionali. Ciò che andrebbe cambiato è l'atteggiamento, ciò che andrebbe criticata è la globalizzazione impari (7), il neo-colonialismo, ciò che andrebbero cambiate sono le strutture corrotte del FMI e della Banca Mondiale, con le loro mille regole attraverso le quali impongono ordini dannosi per le popolazioni disagiate del Terzo Mondo tutto.

Questa tristezza che diventa più grande osservando le masse di persone mosse dai migliori ideali che i potenti raggirano. Cosa costa spiegare queste cose alla gente? E' più comodo fare proclami, certo, ma come lo spieghiamo poi al sud del mondo? Ci si fa belli sbandierando slogan terzomondistici, vendendo braccialetti agli adolescenti e imbottendo di bugie milioni di persone. Madonna, da Londra, urlerà "Are you ready for the revolution", e le persone si infiammeranno. Ma i deboli, da tutto ciò, non traggono altro che un pò di compassione (passiva o attivamente dannosa) in più. E veramente null'altro.



Andrea Franzoni  (Mnz86)

 _______________________________________________________________

(1) www.commissionforafrica.org

(2) http://www.commissionforafrica.org/english/report/thereport/english/11-03-05_cr_report.pdf

(3) http://www.live8live.com/whatsitabout/it/ index.shtml: ma ci credono davvero alle cose che millantano, gli organizzatori di questa WoodStock (perdonate la bestemmia) posticcia e disinformata, o stanno prendendo per il culo milioni di persone (fra cui metà della mia generazione, perchè l'altra metà dorme) coscientemente? Il richiamo a certi valori, a certi ideali e all'impegno è più che ammirevole. Ma tutto si risolve in una sfilata di banalità, e la questione non viene minimamente sviscerata: a chi servono quindi queste manifestazioni? All'autocompiacimento di chi vi partecipa?

(4) In verità il debito non è stato cancellato. Sono state imposte agli stati una serie di condizioni e, solo quando saranno applicate alla perfezione, il debito verrà cancellato. Il debito cancellato comunque è solo una parte del debito (interno ed estero) accumulato da quegli stati e, a oggi, gli stati beneficiari di questo provvedimento vedranno una proporzionale diminuzione dei contributi versati. I paesi sono Benin, Bolivia, Burkina Faso, Etiopia, Ghana, Guyana, Honduras, Madagascar, Mali, Mauritania, Mozambico, Nicaragua, Niger, Ruanda, Senegal, Tanzania, Uganda e Zambia.

(5) Pagina 116 della versione del rapporto già citata (http://www.commissionforafrica.org/english/report/thereport/english/11-03-05_cr_report.pdf)

(6) Oleodotti, strade, porti commerciali enormi, impianti di estrazione (di petrolio, ad esempio, che viene venduto sottoprezzo), il tutto è di scarsa utilità per la popolazione e rafforza il controllo economico su questi avamposti dell'occidente da cui le materie prime vengono rubate, ora come nel passato, senza sostanziali miglioramenti per la popolazione. Non si crea, per esempio, una forte industria statale (una FIAT africana) che dia posti di lavoro stabili, che garantisca pensione e crescita economica, che produca ricchezza senza esportarla e inizia la creazione di un mercato di beni di consumo accessibili, nè una previdenza sociale, una sanità e un'istruzione statale e solida (l'imposizione, infatti, è ridurre le spese dello stato all'osso). (Leggi)

(7) Il liberismo imposto per i settori agricoli, ad esempio, non è per nulla praticato dai potenti nei loro stati. Le condizioni imposte col ricatto dal FMI (espressione, lo ricordiamo, della volontà degli stati del G8) proibiscono allo stato del Terzo Mondo qualsiasi sussidio o qualsiasi aiuto economico all'agricoltura, in nome del neo liberismo estremo, mentre dal canto loro l'UE e gli USA proteggono con ingenti finanziamenti (veri e propri sprechi di grandi somme di denaro, il 40% del bilancio della comunità per un settore che occupa il 4% degli europei) il proprio settore agricolo. La produzione eccede (lo sappiamo bene) le quote stabilite: la comunità europea compra questa gran quantità di merce e la vende sottoprezzo sui mercati del terzo mondo. Questo, per assurdo, danneggia gli agricoltori africani che vedono la merce straniera costare meno di quella che loro, con gli scarsi mezzi che hanno a disposizione, riescono a produrre e a rivendere. La Cina, per l'Africa, sono gli stessi stati del G8 che, però, gli proibiscono dazi o aiuti all'agricoltura locale.