LUOGOCOMUNE COMPIE UN ANNO Il sito era nato, l'8 di Marzo scorso, con un'idea precisa, contenuta nel nome stesso: dimostrare che tutti possono discutere con tutti, di tutto, purchè siano seriamente intenzionati a farlo. Qui infatti vige prima di tutto il diritto della Logica: non ha ragione chi vince, vince chi ragiona. E proprio nelle ultime settimane questa formula ha affrontato la prova del fuoco, mettendo gli iscritti di fronte al più improponibile dei confronti: quello fra un "fascista" dichiarato e molti "democratici". Lo scossone è stato forte, qualcosa si è perso per strada - ed è dispiaciuto - ma il sito ha superato l'ostacolo, ed è oggi più forte di prima. Luogocomune intende proseguire sulla sua strada senza porsi altri traguardi che non quello di rispettare sè stesso in tutto ciò che lo definisce. Quando infatti si dice che i siti di questo genere "sono di tutti", non significa che ciascuno può passare quando vuole e imbrattarne i muri a piacimento. Vuol dire che ciascuno contribuisce con un pezzo del suo lavoro all'identità del sito, e diventa questa la prima cosa che è poi tenuto a preservare, nel nome e nel rispetto del lavoro svolto da tutti gli altri. La regola che ci imponiamo per le discussioni ... ... era e rimane una sola: evitare gli attacchi personali. Qui si discutono le idee, non le persone. Da questa regola dovrebbe poi derivare tutto il resto. Al moderatore/redattore/responsabile, ogni tanto, l'ingrato compito di intervenire con misure adatte a garantire il rispetto di questa regola. Non sempre posso essere stato all'altezza, ma ho cercato sempre di fare del mio meglio, con l'intento primo di salvaguardare l'identità e l'integrità del sito. Le mie scuse sincere quindi a chi ho trascurato, o trattato ingiustamente: ciò non è mai avvenuto per volontà esplicita, ma per mancanza di tempo, per errata valutazione, o per semplice disattenzione. I CONTENUTI Durante l'anno abbiamo trattato moltissimi argomenti, dalla mafia farmaceutica all'esistenza di Dio, dalla paleoantropologia alla pedofilia, dalla Palestina alla marijuana. Ma soprattutto, inevitabilmente, abbiamo parlato dell'Iraq. E se qui è emerso un sentire comune, è sicuramente il legittimo dubbio sull'effettiva matrice del "terrorismo" mondiale, con tutto ciò che ne consegue. Saremmo cioè di fronte ad un grande inganno, iniziato con la bugia-madre dell'11 Settembre, sulla quale si sono poi poggiate le bugie secondarie che hanno permesso alle varie guerre di avere luogo. Questo all'interno di una strategia geopolitica apertamente perseguita dalla nuova destra americana, alla quale nessuno al mondo pare trovare la forza, o la volontà, di opporsi. Per quel che ci riguarda, abbiamo spesso lamentato la nostra partecipazione ad un'operazione militare chiaramente illegale, profondamente ingiusta, oltre che anticostituzionale. E' un'operazione che ci vede inoltre alleati ad un esercito che si macchia regolarmente di crimini ingiustificati, che viola sistematicamente la Convenzione di Ginevra, e che calpesta senza pudore i più elementari diritti umani delle popolazioni civili. Proprio negli ultimi giorni è toccato a noi farne le spese in maniera diretta, con la morte inacettabile dell'agente Calipari. In generale, avevamo già avanzato più volte i nostri dubbi sulle "teste mozzate" e sui rapimenti dei vari giornalisti, fatti che sembravano regolarmente giovare agli invasori, mentre danneggiavano un' immagine già particolarmente sfuocata della presunta resistenza irachena. Ma il delitto più grande a cui abbiamo assistito rimane quello dell'informazione in senso lato, riscontrabile non solo nel black-out ormai totale su tutto ciò che accade in Medio Oriente, ma anche - fisicamente - nelle decine e decine di morti inspiegabili di altrettanti giornalisti internazionali freelance. Non ultimo il nostro già dimenticato Baldoni. Nel protestare continuamente tutte queste ingiustizie, siamo stati spesso accusati di essere esageratamente anti-americani, oppure troppo pro-arabi. Ciò è innegabile, ma abbiamo anche cercato più volte di chiarire che in realtà siamo contro questa amministrazione in particolare - i motivi a questo punto dovrebbero essere evidenti - e che, se difendiamo l'arabo, è solo perchè è fatto oggetto, nell'attuale momento storico, di una mistificazione culturale, storica e religiosa di dimensioni inaccettabili. Non difendiamo quindi nessuno in particolare, ma stiamo dalla parte di chiunque si trovi ingiustamente coperto dalla bugia. A partire dall'11 Settembre, questo pare stia toccando a loro. Ed è proprio alla "grande bugia" di quel giorno che noi facciamo risalire la maggior parte dei mali di cui siamo testimoni ormai quotidianamente. Al riguardo abbiamo spesso accusato l'intera classe dei giornalisti occidentali - i quali non possono "non sapere" - di aver avallato, confermandola implicitamente in ogni loro articolo, una realtà sul "terrorismo islamico" che come minimo è molto diversa da quella che si dà per scontata. Ad oggi siamo ancora in attesa di una sola prova che indichi bin Laden come responsabile di quegli attentati, ma questo nessuno trova mai il coraggio di dirlo. Un altro sospetto che ci ha colto spesso, di fronte alla mancanza di una vera opposizione politica nel paese, è quello di trovarsi di fronte ad una colossale presa in giro chiamata democrazia: una geniale trovata in cui lo scontro perenne fra gente "di destra" e gente "di sinistra" serva in realtà a preservare un privilegio "alto-basso", nel quale noi siamo le pedine che si azzuffano inutilmente fra un'elezione e l'altra, mentre gli stessi di sempre fanno a turno a gestire il potere, indossando di volta in volta la casacca più adatta per l'occasione. Un ultimo motivo ricorrente, trasversale rispetto a tutti gli argomenti trattati, è stato il "che fare"? Spesso ci siamo trovati frustrati dalla consapevolezza di una realtà profondamente ingiusta ma altrettanto inattaccabile. Con il controllo completo dei media, i governi occidentali si sono garantiti l'incolumità da eventuali dissensi popolari di grande portata. La guerra in Vietnam finì grazie ai reportage televisivi, che mostrarono agli americani il vero volto di quella follia, e i generali di oggi stanno ben attenti ad impedire che ciò accada di nuovo. Dal canto suo, Internet non è ancora in grado di avere un impatto simile a quello della TV. In Italia poi, Internet è ancora una piccola isola, e Luogocomune è a sua volta un granello di sabbia su quest'isola. Ma in numeri parlano chiaro, e la crescita algebrica, ormai irreversibile, è vicina al punto critico: al momento attuale sono circa 8 i milioni di italiani che comprano regolarmente un quotidiano, mentre sono 9 i milioni di persone che usano Internet almeno una volta al giorno. Un terzo circa di questi è attratto dalla pornografia, un terzo ne fa un uso strettamente personale (e-mail, didattica, oppure acquisti), un terzo infine si rivolge alla rete come fonte alternativa di notizie. Tre milioni di italiani quindi si collegano ormai ogni giorno in rete per sapere, o per cercare di capire, quello che non riescono a sapere o capire tramite i mezzi tradizionali. Non sono pochi, soprattutto se teniamo conto che la cifra è quasi triplicata in un solo anno. Comunque sia, ottimisti o pessimisti, a noi basta sapere di aver fatto ogni giorno quel poco che eravamo in grado di fare, per cercare di capire quello che davvero succede nel mondo al di là di ciò che ci raccontano i media governativi. E' una goccia in oceano immenso, lo sappiamo, ma chi ne ha due da versare si faccia avanti. LE "REGOLE" In questi ultime settimane, particolarmente "calde", molti hanno chiesto "regole scritte", o comunque più chiarezza riguardo ad eventuali rimozioni dei posts. Spiace deluderli, ma riteniamo che le regole di quel genere servano solo agli asili infantili, o a tutte quelle situazioni in cui l'individuo non sia in grado di giudicare da solo, volta per volta, gli elementi in gioco. Noi possiamo solo reiterare l'unico principio che abbia mai determinato, e che continuerà a determinare, quali posts siano eventualmente da rimuovere: Tutto ciò che è teso ad impedire il normale svolgimento di una civile discussione sull'argomento trattato. Va da sè quindi che ricade sotto la definizione qualunque tipo di attacco personale, mentre restano escluse eventuali critiche alla redazione sulla scelta dell'argomento trattato , poichè comunque in qualche modo lo riguardano. A queste critiche (anche se non sempre costruttive, e spesso piene di insinuazioni gratuite) si è sempre cercato di rispondere al meglio delle nostre possibilità, come nel caso fascismo, o nel caso Grillo. Riguardo agli attacchi personali è però vero - come qualcuno ha lamentato - che non sempre li abbiamo rimossi AUTOMATICAMENTE. Il motivo è stato, e rimarrà, il seguente: c'è una profonda differenza fra un'aggressione del tipo "testina di vitello, la vuoi capire o no che il blu è blu e il giallo è giallo?", ed una del tipo "faccia di cazzo dimmi dove abiti che vengo a farti un culo grosso come una casa." Nel primo caso, che può tranquillamente darsi nel corso di una discussione accaldata, si è spesso scelto di lasciar correre, sperando che nell'arco di qualche scambio il nervosismo rientrasse (ciò è più volte avvenuto, e pure con le dovute scuse), per evitare di interrompere una discussione interessante. Nel secondo caso invece non c'è nessun bisogno di aspettare niente, perchè quel tipo di insulto, non più correlato all'argomento dibattuto, non può che essere seguito da un raddoppio della posta. Al di là degli insulti veri e propri c'è però un'altra distinzione, più sottile, che bisognerebbe continuamente esercitarsi a fare: è fra il tono aggressivo di chi sta comunque cercando di ragionare, convinto in buona fede di ciò che sostiene, e chi invece non è assolutamente interessato a giungere ad una conclusione valida, ma mira soltanto a creare confusione. Si chiama provocazione, ed è l'arma preferita da chi non ama un sito (o il suo responsabile), e vi interviene regolarmente con il solo intento di abbassarne il livello, per poi poterne parlare male pubblicamente. Costoro si rivelano di solito facilmente, poichè in seguito non resistono a scrivere frasi come "una volta rispettavo tanto questo sito, ma ora mi è proprio scaduto", quando sono stati loro stessi ad aizzare il putiferio. Come vedete quindi, le variabili e le sfumature sono troppe per poter "regolamentare" ciascun caso a priori. Molto più semplice è invece tenere presente lo scopo ultimo - una discussione veramente libera e civile - ed agire di conseguenza. Di fronte ai recenti casi di provocazione, sfacciata e ripetuta, molti utenti hanno scritto chiedendo "perchè non li cacci dal sito e basta?" Due almeno sono i motivi per non farlo. Il primo è di tipo pratico: un'espulsione è proprio ciò che desiderano i provocatori, i quali non esiterebbero un solo secondo a reiscriversi con un altro nick, per riprendere la polemica proprio sul "poveraccio" che è stato appena espulso. C'è addirittura chi, avendo più di un nick contemporaneamente, si diverte a fare questo doppio gioco senza nemmeno essere stato cacciato. Il secondo motivo, quello piu importante, è di tipo "filosofico". L'Internet è VERAMENTE di tutti, e teoricamente deve esserci anche posto per l'imbecille di turno. Sta agli altri isolarlo, ignorarlo, ed evidenziarlo come tale - senza nel frattempo reagire di persona - impedendogli così di raggiungere gli scopi che si prefigge. Mi rendo conto di chiedere molto: io stesso a volte, di fronte alle provocazioni, non ho resistito alla tentazione di rendere subito il morso ricevuto, salvo poi pentirmene in seguito. Ma ritengo che questo sia l'unico modo per arrivare ad avere un sito che sia davvero solido ed impermeabile, in quanto AUTOIMMUNE nella persona di ciascun iscritto. Stare invece costantemente in barricata, lottando ogni volta sulle singole frasi, con chiunque abbia deciso di disturbare una discussione, è una mossa perdente in partenza, e comunque di scarsa soddisfazione. Il piacere che ho avuto invece nel vedere i casi in cui il provocatore veniva maestosamente ignorato da tutti, e saltato a piè pari come se non esistesse, è stato impagabile. Forse la mia idea di sito alla fine si dimostrerà irrealizzabile, ma finchè i fatti non mi daranno torto, non vedo perchè accontentarsi di niente di meno. Dipende in realtà da ciascuno di noi. E' sotto questo aspetto, prima di ogni altro, che la frase "il sito è di tutti" assume il vero valore che dovrebbero avere quelle parole. Massimo Mazzucco STATISTICHE Con quasi 500 iscritti nel primo anno, ultimamente il sito ha raggiunto una media di circa 2000 pagine visitate al giorno, con picchi di quasi 4000. Queste pagine sono lette da un totale di circa 700 utenti diversi, per una media quindi di tre pagine lette per utente. Gli infrasettimanali sono i giorni che registrano il traffico maggiore, con i periodi di punta che coincidono curiosamente con gli orari d'ufficio. Nel frattempo la Sezione 11 Settembre (aperta il 1° Novembre 2004) ha quasi raggiunto, per conto suo, le diecimila visite uniche. All'interno di queste ciascun utente ha letto mediamente 12 delle 60 pagine a disposizione (solitamente, o ne leggono una o due, o le leggono quasi tutte). Le singole pagine della sezione hanno a loro volta dei minimi di circa 300 letture, e dei massimi di oltre 3000. Stiamo quindi parlando di circa 120.000 pagine della sezione 11 Settembre lette complessivamente nell'arco di soli 3 mesi. (Che dite, ne avremo convinto almeno uno?) IL NUMERO IP E LA PRIVACY DELL'UTENTE Un chiarimento infine riguardo al meccanismo degli IP. La stragrande maggioranza degli utenti privati, nel mondo, si collega alla rete tramite un "service provider" (Tiscali, Fastweb, America-on-Line, ecc.), cioè una società che è direttamente collegata alle varie dorsali su cui confluisce la maggioranza dei "siti" accessibili pubblicamente (Luogocomune è uno fra i mille). Ogni computer collegato in rete è contrassegnato da un numero preciso. Tale numero (il cosiddetto IP) è composto da quattro cifre, che vanno ciascuna da 0 a 256. Sono quindi IP validi, teoricamente, sia 1.31.21.2 che 222.244.149.213. Questo vale anche per i privati, con la differenza che di solito quello dei siti è un IP fisso, il vostro è variabile. Ai vari service provider infatti viene assegnata una precisa gamma numerica di IP, più o meno ampia a seconda della loro utenza. Tipicamente un provider medio puo vedersi assegnare i numeri, ad esempio, da 82.101.0.0 fino a 82.117.0.0. e può quindi riassegnare a ciascun utente, ogni volta che questo si collega, una qualunque cifra compresa fra quei due numeri. Ecco come un utente di quel provider apparirà ai vari siti che visita, di volta in volta, con un numero che inizia sempre allo stesso modo (es. 82.114.4.12) ma che termina sempre in modo diverso (es. 82.101.250.31). I vari siti che vengono visitati, a loro volta hanno tutto il diritto di conoscere quel numero, che però non dice loro nulla di più di quale sia il provider che usa l'utente. E' quindi soltanto una traccia indicativa, che viene automaticamente registrata dai vari sistemi di monitoraggio (tipo ShinyStat), mentre bisogna rivolgersi direttamente al provider per risalire ad un utente specifico. Ma i provider a loro volta proteggono l'identità dei loro clienti, e solo in caso di legittimo intervento delle autorità competenti permettono di risalire ad un utente particolare. Come facciamo allora noi a sapere che l'utente A e l'utente B sono la stessa persona? La risposta è semplice, e contempla due variabili, una da parte del provider, l'altra da parte del sito stesso, sommate ad una leggera disattenzione da parte dell'utente. Sappiate comunque che al massimo si può stabilire che A e B siano la stessa persona - o meglio, che usino lo stesso computer (classico il caso marito/moglie) - ma non la sua identità effettiva. Per fare quello, ripetiamo, bisogna rivolgersi alle autorità competenti. (Tenete quindi presente che l'impunità assoluta in realtà non esiste, e che qualunque traccia voi lasciate in rete, in casi estremi, può sempre permettere di risalire alla persona responsabile). M.M.