[b]NICKNAME E PERSONALITA'[/b] A proposito del piccolo incidente da poco registratosi sul sito, in cui si è rivelato che un iscritto partecipava da tempo ai commenti con multipli nicknames (credo si chiami "clonarsi", in gergo), vorrei proporre un paio di riflessioni. Prima di tutto, appare evidente che il sistema dei nick - che io aborrisco ma sono costretto, ovviamente, ad accettare - rappresenti già di per sè un doppio anonimato: già scegliere infatti di chiamarsi Anna invece di Maria lo garantirebbe (e questo, di per sè, è sacrosanto), ma rappresentarsi con una sigla significativa - "internazionale_comunista", "forza_italia_sempre", o "fanculo_tutti" che sia - permette di velare, e quindi di influenzare, la percezione dei propri messaggi in maniera determinante. Una cosa è dedurre dal contenuto dei commenti che uno sia marxista, ben altra è "leggerlo" a priori nel nickname, colorando automaticamente ... ... in un certo modo ogni suo anche più banale messaggio. "Oggi piove", detto da uno "di destra", significa semplicemente che oggi piove, mentre detto da uno "di sinistra" diventa automaticamente "governo ladro". Questo pone sia un problema di correttezza - come si è visto nel caso recente la tentazione di abusarne è enorme - sia un problema di comunicazione, come appena visto sopra. Vi sono poi i nicknames "non-politici", che tendono a definire in qualche modo la personalità - "disattento465" piuttosto che "rompicoglioni41" - oppure l'attività stessa dell'individuo: "panettiere_di_provincia" piuttosto che "bancario disoccupato". Questo a sua volta permette un abuso molto simile a quello sopra descritto, nel senso che un nick come, ad esempio, "True_photographer" [niente rancoroso, il nostro redattore!] permette di autoinvestirsi di una carica o di una conoscenza che non necessariamente si possiedono. Infine - per me la disperazione più assoluta - ci sono le sigle astruse, come "Gerber8" (cos'è, una madre di famiglia che allatta 8 figli?), piuttosto che PFM68 (un sessantottino nostalgico della Premiata Forneria Marconi?). Perchè, disperazione? Perchè associare una personalità a delle sigle astruse è un pò come osservare cento cinesi e cercare di memorizzare chi è quello cattivo, chi quello furbo e chi quello onesto. Tempo che lo hai deciso, quando li torni a guardare in faccia non ne distingui comunque uno dall' altro. Che fare? Niente, ovviamente: l'abitudine è consolidata, l'abuso è ricorrente, e ci si può solo affidare alla correttezza dei molti, pagando ogni tanto lo scotto per la vigliaccheria dei pochi. Perchè di questo, in fondo si tratta: approfittare del doppio anonimato, in certi casi è vigliaccheria vera e propria. Personalmente, io nutro il decuplo del rispetto per coloro che si presentano con nome e cognome, ma questa ovviamente è una condizione che richiedo soltanto a chi pubblica articoli sul sito. (Sta poi a loro scegliere se darmi un nome e cognome vero o falso, e questa decisione è per me comunque rispettabile, per ovvii motivi). Ma chi semplicemente commenta gli articoli, non vedo perchè non debba farlo con un nome vero (senza il cognome), che sia il suo personale o uno fittizio non importa. Non mi interessa sapere che Anna in realtà si chiami Maria, ma mi è molto più facile ricordare che questa Anna-Maria è una persona dolce che ama i fiori di campo, che non farlo con una certa Strizken37. Sarò all'antica, ma io funziono così. Voi che ne pensate? Massimo Mazzucco