NEI COMMENTI UNA PETIZIONE DEI DIPENDENTI RAI A CUI SI PUO' ADERIRE

ADDIO MAMMA RAI

Credo che anche i milanesi, che solitamente non hanno l'abitudine di amare Roma in modo particolare, potranno essere d'accordo sul fatto che la svendita delle sedi storiche della Rai di Roma, con spostamento del baricentro direzionale/produttivo a Milano, sia un vero e proprio sfregio alla nostra storia più recente. Ed è perfettamente inultile giustificare la scelta con motivazioni economiche, logistiche, o comunque di ordine pratico: sarebbe come spostare San Pietro a Bruxelles, solo perchè "è più comodo per i rapporti  internazionali".

La RAI "è" Roma, e Roma è la RAI. Come si può pensare alle interminabili ore di corridoio, investite dai produttori TV alla ricerca dell'incontro giusto col direttore della fiction - Ah, ciao, giusto te volevo chiamare. Solo per ricordarti ....

....di quel progettino con Ottavia Piccolo, mi raccomando … - trasferite fra le gelide nebbie invernali della Padania? Come si possono immaginare quegli interminabili capanelli al bar della mensa - la giornalista, il direttore degli speciali, il montatore del TG, il microfonista e la signorina buonasera - che si rinnovano in continuazione, dando l'impressione di non sciogliersi mai, riambientati nella mensa di plastica e zinco di Milano, dove il caffè te lo danno nel bicchierino di plastica "perchè alla fine mi costa di meno che far lavare le tazzine"?

Rai è una cultura, anzi è una parte della nostra cultura, che è nata a Roma e che solo a Roma può vivere. Esattamente come la cultura dell' "executive a pieno ritmo", dello yuppismo pragmatico e rampante, fa parte di Milano e solo lì può continuare ad esistere. Non ci sarà mai una "Roma da bere", come non ci sarà mai una "Milano capoccia". A ognuno i suoi difetti.

E invece, esattamente come il citizen Kane di Quarto Potere, che comprava statue ed opere d'arte in tutto il mondo, pensando di poterle riportare in vita nel suo illusorio castello di Xanadu, l'uomo che tutto crede di potere, solo perchè è convinto che tutto si possa comprare, ha voluto aggiungere anche questo scempio ai danni già imperdonabil che ha arrecato al nostro tessuto sociale.

E Arcore non è nemmeno Xanadu.

Massimo Mazzucco