NON INSERIRE COMMENTI DA QUESTO ARTICOLO IN POI. GRAZIE.


STRUMENTO DELLA PROPAGANDA UFFICIALE

Lettera di un nostro iscritto al Direttore del “Giornale di Vicenza”. Pubblicata, e con risposta.
di Stefano Negro

Sono uno studente di scienze della comunicazione all'università di Verona, ma francamente non so se un giorno mi darò mai al giornalismo. Ciò che al momento più m’impedisce di prendere in considerazione questa prospettiva è la non indifferente "amoralità" di quel mondo (mai palpabile come oggi), per la quale ogni fatto in grado di catalizzare l'attenzione emotiva delle masse, di deviare la loro attenzione dalle cose che veramente hanno rilevanza sulla vita di tutti i giorni, è buono per essere pubblicato, al di là delle persone che ci stanno dietro, al di là della loro dignità, ... ... al di là, talvolta, dei fatti stessi.

Sa Direttore, io mi ritengo un ragazzo idealista e forse è questo il mio problema: l'idea di dover un giorno adattarmi a divenire uno strumento della propaganda ufficiale (come la maggior parte dei giornalisti), magari in nome di quel deplorevole "tengo famiglia", mi rattristisce troppo. Sì, propaganda ho detto, perché come forse non tutti intuiscono la politica, quella strisciante, che ci riguarda in prima persona, si fa nelle pagine di cronaca e non certo in quelle ad essa dedicata.

E' sopratutto grazie al lassismo ed alla scarsa eticità dei giornalisti (e al loro ordine, in nome del quale, nemmeno fossero cavalieri di Malta, appena li si attacca fan quadrato su essi stessi) che gli uomini di potere si sentono legittimati a fare quel che fanno, spesso e volentieri infamità, ed è dietro notizie all'apparenza innocue, incontestabili dai più, che si nasconde, il più delle volte, l'inganno che attenta alle libertà più essenziali di noi tutti.

Così, per fare due esempi, ci ritroviamo oggi ad accettare un regime pseudo-democratico che criminalizza il maschio (non a caso) o che senza nemmeno la necessità di prove concrete, magari sulla base di sole voci, può arrogarsi il diritto di perquisire le nostre case, controllare le nostre comunicazioni e chissà che altro, il tutto permesso da norme approvate sull'onda dell'emotività creata dai mass-media sulla base di facili argomenti quali la pedofilia, l'emigrazione, le violenze in famiglia, il mobbing, eccetera. E come se ciò non bastasse, poi, gli indagati, la cui privacy, visti gli infamanti capi d’accusa, non è importante come quella delle presunte vittime, si ritrovano indirizzo, professione e spesso le iniziali del nome, pubblicati in bella vista sul giornale, affinché anche in caso di assoluzione la loro fama rimanga per sempre legata ad un reato inesistente.

Concludendo, insomma, quanto tempo dovrà passare ancora prima che il mondo dei giornalisti prenda atto della sua influenza e cominci a capire, finalmente, che certe notizie non si dovrebbero dare, se non per il fatto che notizie non sono, almeno per togliere ai potenti l’alibi di attentare alle libertà di noi tutti?

Stefano Negro, Montebello Vicentino.

------------

Risposta del direttore del giornale:

Caro Negro, lei è vittima della propaganda ufficiale.