[img align=right]library/jpoll06dr.jpg[/img] [b][size=x-small]CASO POLLARD: spuntano i cadaveri degli agenti CIA giustiziati a Mosca dal KGB [/size][/b] [b]di Massimo Mazzucco[/b] [b][size=x-small]Seconda Parte[/size][url=http://www.luogocomune.net/lc/modules/news/article.php?storyid=43](vai alla Prima Parte)[/url][/b] Come i federali si fossero accorti dello spionaggio di Pollard non è dato saperlo, ma è comunque sorprendente che lui stesso sia andato avanti oltre un anno e mezzo, senza mai tradirsi prima. In fondo, era autodidatta, e spia si era improvvisato più per necessità che per passione. D'altro canto, va anche considerato che, una volta fatto il primo passo, avrà avuto consigli e istruzioni niente di meno che da agenti del Mossad in persona. E forse è proprio qui la spiegazione per l'imprevedibile svolta che ha preso la storia dopo il suo arresto. Visto che danni gravi non ne aveva fatto, ed il problema maggiore restava l'inevitabile battibecco fra ambasciata d'Israele e CIA ("Perchè non ce l'avevate detto del deposito chimico?" "Perchè voi dopo bombardavate anche quello, come il reattore nucleare!"), tutti si aspettavano una gran lavata di capo, un anno o due di prigione (giusto per non dimenticare subito), e poi magari un rientro in sordina nei servizi, senza più nemmeno le chiavi dei gabinetti in dotazione. Quando infatti venne il momento della verità... ... Pollard rinunciò - su proposta dell'FBI, e con pieno consenso dei suoi avvocati - al sacrosanto diritto al processo, e promise di "raccontare tutto per filo e per segno", in cambio di una sentenza mite. Non si specificava di quanto, ovviamente, ma si sapeva che in casi ben più gravi, quando le spie avevano passato informazioni a un nemico vero, si erano prese dai cinque ai dieci anni nei casi più sfortunati. Ma mentre Pollard preparava lo spazzolino e quattro paia di mutande, chiedendo al vicino di guardargli i gatti nel frattempo, dietro le quinte si scatenava una tempesta alle cui conseguenze, in realtà, stiamo assistendo ancora oggi. Il previsto "battibecco" fra alleati deve aver scoperchiato tombini ben più profondi e maleodoranti, visto che, la sera prima della sentenza, il giudice del caso ricevette una nota personale di Caspar Weinberger, l'allora segretario di stato, di ben 48 pagine. (Presidente era Reagan, con Bush padre, ex-capo della CIA e futuro suo successore, come vice). [lib align=left]wnbrger2.jpg[/img] Ciò che fosse scritto in questa nota, ad oggi non si è riusciti a saperlo. Dopo anni di lotta, grazie al FOIA (Freedom of Information Act), si è riusciti ad ottenerne solo una versione, ampiamente stralciata, che rivela quello che più o meno già si sapeva: Weinberger dipingeva Pollard come "la peggior spia che l'America abbia mai avuto", lo riteneva responsabile di alto tradimento, e lo accusava di aver portato alla sicurezza nazionale danni enormi se non irreparabili. Ora, se questa è la parte che è stata resa pubblica, dopo dieci anni di braccio di ferro, diventa legittimo credere a coloro che dicono di aver visto l'intero memorandum, in cui sostengono che Weinberger accusasse direttamente Pollard per la morte di dieci agenti CIA giustiziati a Mosca (fu un fatto clamoroso, ed una delle più brutte figure dalla Cia nella storia), poichè fra i documenti passati ad Israele da Pollard - ed intercettati in qualche modo dal KGB - avrebbe figurato anche la lista segretissima degli agenti in territorio russo. Da qui all'ergastolo la strada diventava non solo molto piu breve, ma anche molto più in pendenza. E così, mentre Pollard si faceva portare in carcere anche il resto del guardaroba, si scatenava un'ondata di sdegno per il "patto di clemenza" tradito, per la prima volta in maniera così macroscopica, dal sistema legale americano. Il famoso avvocato Alan Dershowitz (quello di Woody Allen), ebreo e fortemente "liberal", arrivava addirittura ad allearsi con un noto esperto in servizi segreti, Angelo Codevilla, cristiano e fortemente conservatore, nella stesura comune di un libro in cui si denunciavano apertamente l'illegalità e il sopruso governativi. Il libro offriva tra l'altro prova inconfutabile di come Pollard non abbia mai potuto nemmeno avere accesso, in realtà, alla famosa lista di agenti segreti, e smontava impietosamente la tesi che lo voleva "traditore", rifacendosi alla costituzione, che applica il termine esclusivamente a chi "favorisca un paese nemico." Ma tanto forte deve essere stata la scottatura da parte di Weinberger e CIA, e tanto pesante la "lezione" che essi avrebbero voluto impartire ad Israele ("non provateci mai più"), che nemmeno Clinton, durante il suo imprevisto interregno di 8 anni, è stato in grado di accontentare Netanyahu prima, e Barak in seguito, quando ripetutamente gli chiedevano di liberare Pollard, o almeno di commutargli l'ergastolo in un pena più mite. Un'altro motivo che avrebbe particolarmente indispettito Weinberger, a detta di Codevilla, è che l'impianto chimico al centro della diatriba iniziale era stato costruito dalla Bechtel, società americana molto vicina sia al segretario della difesa, Schultz, che allo stesso Weinberger. (Oggi i nomi sono cambiati - Cheney, Halliburton, Rumsfeld - ma pare che le regole del gioco siano rimaste immutate). Probabilmente, c'è dietro anche molto di più, ma qui - oltre ad un vago intuito per collegare magari pezzi d'informazione isolati - non abbiamo niente di solido da offrire. Certo viene almeno il sospetto che Weinberger abbia usato Pollard come provvidenziale capro espiatorio della debacle CIA a Mosca, quando ancora non si riusciva a capire chi fosse il traditore che consegnava uno dopo l'altro gli agenti CIA al boia del KGB. Anche perchè, come si scoprì poi in seguito, la talpa era propio Aldrich Ames - lui sì, "la peggior spia che l'America abbia mai avuto" - ovvero il capo stesso dell'ufficio CIA di Mosca che quella talpa stava "disperatamente cercando". Peccato che una volta scoperto Ames, nessuno si sia più ricordato del GS-12 Pollard. Nel frattempo il buon Weinberger - dopo aver spudoratamente mentito davanti al mondo, e mai ritrattato una sola virgola - se n'è andato in pensione col solito stipendio da minatore, e soprattutto col perdono completo ed irrevocabile, su crimini passati presenti e futuri, dell'altrettanto rispettabile William Jefferson Clinton. Oggi, non si sa bene perchè, l'aria pare essere cambiata. Si sa però che, di recente, Israele ha finalmente concesso a Pollard la tanto agognata cittadinanza, il che lo rende in tutto e per tutto un problema diplomatico ufficiale. Se per Pollard davvero si mettesse al meglio, ne faranno certo buon uso coloro che sostengono che Israele si sia ultimamente "impadronito" di Washington (d'altronde, che Wolfowitz, Perle ed una dozzina di nomi al top dell'amministrazione siano o ebraici, o comunque collegati a forti gruppi di potere ebraico, non è un segreto per nessuno), e che così sarebbe finalmente riuscito ad ottenere da Bush figlio quello che nè Netanyahu nè Barak hanno mai ottenuto dal padre, nè da Clinton. Staremo a vedere; ormai siamo curiosi quasi quanto Pollard stesso. Massimo Mazzucco Link: [url=http://www.jonathanpollard.org/]Il sito ufficiale di Pollard, mantenuto dalla moglie.[/url]